Dall’inferno in tv

Nell’epoca rumorosa di oggi i veri pensatori sono le persone delle arti e non è un pensiero banale. Roberto Saviano, ultimamente, è stato protagonista di un’intera puntata televisiva che ha avuto l’opportunità di condurre. Portava in onda la sua parola arricchita dalla cultura dei propri libri, scomodi, ma che ti formano se hai stomaco. Portava le testimonianze anche di gente che non aveva scritto niente ma che non poteva manifestare la propria libertà. E  vivendo accanto alla camorra, anche se non hai parlato nè detto niente, rischi di farti ferire nelle sparatorie di ogni giorno. Lucidità e forza intellettuale quella di Saviano, di cui tutti parlano, abusando del termine Gomorra, senza sapere come parla, cosa dice, cosa vuole diffondere. La dicotomia Inferno/Bellezza, oltre che essere l’argomento dell’intera puntata, racchiude perfettamente il senso bifronte delle storie pericolose che ci narra. Qualche studioso potrà dirmi che si tratta di filosofia spicciola, Aldo Grasso può pensare che Saviano sia più adatto a parlare di mafie che di letteratura. Ma penso che sia lo stesso Grasso a parlare di filosofie letterarie, non Saviano, che ci parla del presente in maniera molto schietta e chiara, a tratti crudemente, ma è la realtà che lo impone. Decontestualizza i fatti dai propri luoghi, chiama Inferno l’orrore dell’omicidio, della violenza contro la libertà, l’abusivismo edilizio, e trasforma il tutto in Bellezza, perchè ognuno di questi drammi raccontati, raccoglie dentro di sè una forza evocatrice che sfiora la perfezione, che solo il ricordo può mantenere viva. Il feedback viene rilevato, il pubblico a casa lo segue,  e la puntata vince la serata in una fantomatica quanto banale sfida catodica.  La bellezza fa pensare e fa star bene, quindi diventa scomoda per il regime. Persino la cantante sudafricana Miriam Makeba è stata censurata e condannata, solo perchè la sua canzone raccontava di una ragazza che voleva ballare. Questioni di regime. E vi pare che un programma come questo, che fa scuola più dello stare in classe,  dove più che altro impari ad essere vittima o, nella migliore delle ipotesi, carnefice, non venga tacciato di tendenza all’estremismo di sinistra e bla bla bla? La cosa più estrema che una persona di sinistra possa dire è che non esiste più il comunismo, non è mai esistito, sono solo storie, come la fede, storie per far star bene il popolo, ponendolo in attesa perenne di una rivoluzione che mai accadrà o se proprio siamo fortunati, ne saremo protagonisti ma ci ritroveremo a contare  i germi del fallimento nella prevaricazione. Solo che senza un’alternativa valida sono parole lanciate a vuoto. A volte sembra più utile parlare della realtà che di ideologie, magari come Saviano.

Forse non avremmo dovuto avere un  cervello così funzionante.

10 thoughts on “Dall’inferno in tv

  1. Questo post mi è piaciuto. L’ho vista anch’io la puntata con Saviano, ed è stata un momento di alta televisione. Saviano ha una grande abilità nel raccontare, descrivere e farci sentire presenti nelle sue storie,appunto perchè è semplice, diretto, crudo. Parla della realtà in modo diretto. Penso però che questo post sia contraddittorio con il blog stesso. Questo spazio parlerà forse della realtà (in maniera poco chiara, molto astratta e da un punto di vista talmente individuale che mi chiedo a quale realtà ci si riferisca) ma lo fa con i toni della filosofia spicciola, confinando nell’ideologia. Basta leggere il primo post, quello che descrive gli intenti del blog: che cosa mi rappresenta? Non se ne afferra il significato, sembra un dettato ideologico o filosofico incomprensibile; non so quali siano gli intenti, ma la prima impressione è che questo sia il blog di persone che si sentono al di fuori del mondo, anzi al di sopra di esso, e dall’alto lo giudicano con la voglia quasi di distruggerlo. Sono del parere che per parlare della realtà bisogna viverla in prima persona, per strada, sporcandosi le mani. Con questo non voglio dire che siete dei nobili che osservano il mondo dai loro balconi, ma purtroppo è questa l’impressione che date (mi riferisco ad altri post, non a questo). Sono sicuro che ognuno di voi ha la propria vita, i propri problemi, il proprio passato, cose che tutti hanno, e vedo negli autori di questo blog persone intelligenti. Ma il linguaggio che si adotta sembra rispecchiare un tentativo di mostrare e adulare il proprio sapere, citando fin troppo spesso autori o filosofi, usando citazioni latine e francesi. Volete parlare della realtà e del mondo? Parlate di problemi veri, concreti, scendendo in strada, tra la gente, ascoltandola, parlando con il piccolo spacciatore o con la donna che ha il marito in carcere e non sa come arrivare a fine mese (e cercate di distinguere le vere vittime, e capire cosa le ha indotte a condurre una certa vita). Volete rivolgervi agli abitanti del mondo? Usate un linguaggio semplice, efficace, che possa essere compreso anche da chi non ha studiato. Altrimenti è un blog destinato a essere letto da una ristretta cerchia di persone, un piccolo salotto frequentato da intellettuali. Saviano non sarebbe Saviano se avesse usato un altro linguaggio, e invece di Gomorra sarebbe venuto fuori un trattato sociologico sulla criminalità organizzata destinata a essere letta da un ristretto gruppo di studiosi del settore. Saviano è andato in strada, ha parlato con le persone, visto i luoghi, letto le carte, seguito i processi. Sa di cosa parla e lo fa capire a tutti. Non filosofia spicciola e ideologia, ma realtà, la dura e cruda realtà.

  2. Parlo per me, o per chi si sentirà d’accordo con queste parole. Qui c’è un progetto di una decina di giovani che vogliono scrivere e fotografare. Vuole essere ambizioso o almeno vorrebbe diventarlo. L’idea di un blog che segua le orme del giornalismo militante, quello che vaga per le strade a trovare i nuovi spunti da trattare, è naturalmente interessante ma mancano le capacità, i mezzi e poi non siamo giornalisti né potremmo diventarlo tramite questi post. Semplicemente, ci siamo ritrovati vogliosi di comunicare in primis tra noi e poi allargando quest’idea a più altra gente possibile. Il senso di Abattoir sta nel discutere. Non avremmo creato questo se avessimo voluto parlare fra noi. Vogliamo dire la nostra su quel che ci sembra adatto a questo spazio, vorremmo ricevere spunti di riflessione da chi ci legge. Vogliamo parlare di cultura e se ci riusciamo è un bene. Questo è l’inizio, magari ingenuo ed immaturo, con poca coerenza e qualche imperfezione, ma tendiamo a migliorarci e crescere. Ciò che ci circonda è così ampio che rischia di inglobarci senza che Noi ne abbiamo consapevolezza, di conseguenza pensiamo sia meglio stare un pò a riflettere, scattando una foto, scrivendo qualche pensiero, e sentirci,quindi, partecipi delle situazioni vissute per strada, o solamente osservate da spettatore, o ancora lette e vissute interiormente. Ognuno di noi ha il proprio modo di fare, secondo la propria personalità e, come deciso, deve sforzarsi di essere chiaro, riuscendo a comunicare il proprio pensiero a chi non ci conosce, a chi non parla il nostro linguaggio. Se quello che si scrive non arriva a destinazione, pazienza, ci si migliorerà. L’obiettivo unanime di questo blog è quello di evolverci. Penso che se abbiamo deciso di aprire un blog è per una questione di interesse nei confronti di cose più importanti, e nello stesso tempo inseguendo il distacco da certe dinamiche d’indifferenza che oggi è facile adottare.

    Grazie della critica.

  3. Giudizi e pregiudizi, affermazioni e contraddizioni, non sei diverso da noi fratello Ciccio.
    Conosco il porcile perché ci vivo dentro, perché sono un porco anche io. Io però, senza modestia alcuna, ho delle aspirazioni, dei sogni.
    Conosco quanto te (ammesso tu li conosca) spacciatori, donne con il marito in carcere e quanto altro tu possa immaginare ma non per questo dovrei per forza parlare di queste cose.
    Nessuna arroganza né superbia, solo le proprie idee, i propri consigli, con il proprio linguaggio e pazienza per chi non ci capisce, non possiamo snaturare i nostri pensieri utilizzando un linguaggio che non li rappresenta.
    Circolo snob? Ho smesso di parlare alle masse e anche di far nascere in loro la coscienza di classe. Ora parlo solo a chi mi vuole ascoltare, e se non capisce posso sempre provare a spiegare.
    Ritornando a Saviano, è stato coraggioso, ma forse sarebbe meglio apparire un po’ meno.

  4. Se Saviano apparisse di più sarebbe un bene per l’Italia intera. Dà fastidio? Secondo te sta lì per beccarsi maggiori introiti per Gomorra e vari?

    Penso sia una persona che dice cose interessanti e inoltre Giuste. Possono dire cose giuste gli scrittori, gli artisti, le canzoni, certe figure. La tv dice cose ultra sbagliate velate da un filtro buonista che le fa sembrare giuste agli occhi dell’ignorante, del non sapiente. Se Saviano appare troppo nei mezzi di comunicazione può essere perchè avrà preso coraggio, o perchè avrà molta più sicurezza attorno, ma penso perchè voglia farsi sentire facendo vedere la sua faccia, forse non bastavano i libri o i film. E quindi? Se una persona racconta delle storie, lo fa bene, e in più ci ritrovi anche dei valori, veri e puri, che rispetti ma non senti ugualmente dal mondo della politica, fino al tuo vicino di casa.. “forse sarebbe meglio apparire un po’ meno”.. beh.. michè, spiegami un po’ ..

  5. Nel caso del soldato Travaglio sarebbe stata un’accusa, ma nel caso Saviano è solo un consiglio.
    Saviano in fondo non è prezzemolino della tv radical chic, però rischia di essere strumentalizzato per vincere quella fantomatica sfida catodica, che diventa un’arma controtaglio che favoreggia i suoi avversari che potrebbero rubare le parole di Sciascia troppo spesso usate inappropriamente.
    Ci vorrebbero mille come Saviano, presenti in tv fino a cancellare l’alternativa grandefratelliana. Cosa pensi sia servita una trasmissione del genere se l’hanno vista le solite persone? quasi autoreferenziale. Il panettiere sotto casa mia, cambia se lo vede perché non lo diverte o ascolta i racconti di mafia come se fossero cose epiche anche se le vive sulla sua pelle.
    Dico a Saviano, appari di meno in tv, sfuggi da chi vuole incastrarti nei giochi dell’audience con l’ipocrisia di educare i gli educati e continua ad andare nelle scuole sottolineando che ciò che descrivi non può e non deve essere la normalità.

  6. Michele, non c’é bisogno di chiamarmi fratello. Spacciatori e donne con i mariti in galera erano solo un esempio. Dici di essere un porco come gli altri, ma di avere sogni e ambizioni. Credi di essere il solo?
    Dici di dare consigli e di usare il linguaggio che ti appartiene. Differenziamo però i consigli dall’affermare certe cose come se fosse così e basta, che c’è ragione da una parte (la vostra) e torto dall’altra. Puoi continuare a dire che i tuoi sono consigli, bene. Ma sono sicuro che quando dai un consiglio a una persona lo fai usando un certo tono, sicuramente non arrogante.
    Per quanto riguarda Saviano, se appare in tv è per portare la sua esperienza e la sua conoscenza. Per chi vive una certa situazione, apparire in tv, mostrare la propria faccia e continuare a denunciare con determinazione è una questione di sopravvivenza, un modo di proteggersi, oltre una questione di principio. E proprio quella puntata non è stata seguita da una ristretta cerchia di persone, ma ha avuto grandi ascolti: sono rimato colpito da una lettera di una donna la cui figlia è rimasta tutta la sera a seguire la trasmissione, quando invece era solita guardare robaccia. Ci saranno sempre a questo mondo le persone che accusano impropriamente, ma non per questo deve fermarsi.
    Soldato Travaglio? Accusa? Qual’è il problema? Potrei capire di accusare un giornalista o qualunque figura pubblica che mente, dice cose faziose. Non mi pare che Travaglio sia di parte o che non dica la verità, quindi dimmi tu.

  7. Apparire di meno in tv significa non dare la possibilità alla gente comune di sapere chi è Saviano. Il panettiere che conosci tu non va su internet e non compra i giornali.

    Se Saviano andasse in tv partecipando a programmi ridicoli, svalutando la propria immagine avresti ragione, e si parlerebbe di incoerenza. Ma per fortuna non è così.

  8. Il fatto che una persona X come un Michele Scarpinato o un Saviano esprima la sua idea (le sue idee) con determinazione non vuol dire che sia arrogante. Anzi. Siamo “qui” per questo: per aprirci, per dirci cosa pensiamo ed evolverlo. Non c’è l’imposizione della mani l’uno sull’altro per passarci il crisma delle idee immacolate, dogmatiche, sane e dure… che poi restano sullo stomaco per giorni come i cavoli a merenda.
    E ognuno lo fa col tono e con i modi che vuole e che gli si addicono, ci sta tutto, l’omologazione non è cultura, né in un senso, né nell’altro.
    Risultato: non c’è nessuna élite snobbista a questo indirizzo, solo gente che parla e scrive e legge e suona e scatta per come cavolo gli pare. Nessuno è “il solo”, se non lo vuole, e qui non si tratta affatto di questo.
    Libertas, direi; costruens.

  9. Fratello perché i fratelli sono dei pari.
    Giudizi perché già ci giudichi, pregiudizi, perché questi sono fatti in base ad una conoscenza nemmeno sommaria.
    Le affermazioni-giudizi su di noi sono in contraddizione coni nostri intenti.
    Non c’è scritto da nessuna parte che dobbiamo risvegliare le coscienze di classe, ma semplicemnte che vogliamo comunicare qualcosa, vogliamo soprattutto confrontarci.
    Io non sono il solo ad avere sogni, ma guardando la realtà dal di dentro vedo che siamo rimasti in poco e che siamo guardati pure male noi sognatori.
    Non vedo nulla di male nel fare filosofia, la cui pragmaticità la fa definire spicciola (anche se è proprio quella che guarda alla realtà dalla e nella realtà).
    Io sono convinto delle mie affermazione e le esprimo con fermezza, ma non le impongo e né le considero eterne, la coerenza a lungo termine può essere un cancro.
    Io continuo ad essere scettico sulla presenza di un singolo Saviano in trasmissioni di nicchia.
    L’indice di ascolto così alto non mi dice niente, perché anche il Capo dei Capi lo ha avuto, anche il Padrino è unoi dei film più visti. La mafia è affascinante, è bello sentirne parlare, senza per forza prenderne poi le distanze.
    Non ho mai trovato Travaglio una persona costruttiva, ma solo capace di scrivere libri con la stessa velocità di Bruno Vespa e con la stessa capacità di farsi pubblicità (certamente preferisco i contenuti di Travaglio a quelli di Vespa).

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