Se seminiamo piselli non nascono pesci*

E’ tempo di elezioni, elezioni universitarie, e come sempre c’è tensione tra i giovani politici-politicanti tra chi dovrà arraffarsi i voti; gruppi di destra e gruppi di sinistra, gruppi sconosciuti a chi vive l’università e gruppi che sono attivi: tutti hanno in comune una cosa, un volantino in mano con i nomi dei loro candidati.

Ovviamente il voto, secondo me, se lo merita chi spende il suo tempo per aiutare gli altri studenti, ma non è questo il luogo adatto per discutere chi di loro realmente lo faccia.

La presenza del gruppo dichiarato neofascista, che si identifica nell’associazione Casa Pound – Blocco Studentesco ,desta molta confusione, grazie al fatto che molti esponenti della sinistra politicante e degli studenti di sinistra si sono mobilitati contro la presentazione di questa lista neofascista.
Il mezzo con cui gli “antifascisti” di turno vogliono bloccare l’accesso alle elezioni ai neofascisti di turno è un mezzo che io definisco fascista, ossia la repressione. Non è un controsenso?

Negli anni ’40 combattere i fascisti con i fucili era un’esigenza vitale, il clima era quello che era. Dopo settant’anni il mondo si è evoluto e il modo di risolvere i conflitti sembra essere sempre lo stesso. Gandhi e Martin Luther King non ci hanno insegnato un tubo, siamo fermi alla resistenza armata contro spaventapasseri vestiti di nero.
King predicava amore contro i poliziotti che reprimevano le loro proteste con cani e idranti. Io non arrivo a questo punto, provo schifo per chi crede che un uomo perché è omosessuale deve morire insieme agli zingari e ai musulmani e che non sa nemmeno argomentare le sue tesi; ma credo che non sia giusto reprimerlo in questo mondo, anzi comportarsi con loro come se fossero fascisti del ventennio li fa inorgoglire di più, e fa notare come in realtà questo Stato non abbia raggiunto una democrazia tale da tollerare ogni punto di vista e combattere con l’educazione e l’istruzione (che sono due cose strettamente legate ma differenti!) le idee di intolleranza verso il diverso e la negazione di alcuni diritti umani.

Combattere qualunque forma di fascismo, secondo me, deve essere un dovere di ogni cittadino italiano, intendendo per fascismo non solo le dottrine che si rifanno direttamente a quella mussoliniana, ma anche a quelle staliniste, giacché non c’è stata alcuna differenza, se non che lo stalinismo è vissuto più a lungo e ha avuto quindi più tempo per mostrare le degenerazioni di una dittatura di quel tipo.
Bisogna combattere non vietando manifestazioni o pubblicazioni, ma educando ed istruendo sulla bellezza del mondo e della diversità, conoscere la storia per conoscere gli errori e non replicarli.
Bisogna informare gli altri studenti su chi siano certi personaggi che aleggiano nelle nostre facoltà e renderli liberi di decidere se si sentono rappresentati oppure no da loro, e se è vero che l’amore vince sull’odio, questi non hanno dove andare!

*D. Dolci, Banditi a Partinico, Laterza, Roma-Bari, 1955

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