“I siciliani non vorranno mai migliorare, perché si considerano già perfetti. In loro la vanità è più forte della miseria”.

La mafia, quella che ha ispirato mille film cult, quella di una volta, quella che un tuccava i picciriddi e i fimmini, quella che nell’immaginario comune è fatta di coppole, ‘a famigghia e baciamolemanidonTano, non esiste praticamente più. Non perché sia stata sconfitta con gli eclatanti arresti ri ddi quattru vicchiazzi, come i nostri cari politici ci vogliono fare credere per tentare di non annegare nel mare di merda in cui ormai boccheggiano in agonia, ma più semplicemente perché, proprio come un virus, è riuscita a modificare il suo DNA, per resistere agli attacchi che occasionalmente qualche coraggioso le ha inflitto o le infligge, superando così le approssimative difese immunitarie di questo ex – Stato italiano e riuscendo a penetrare in luoghi da cui è ormai pressoché impossibile debellarla. A meno che non si provveda ad un’accurata pulizia nel mondo della politica e dell’imprenditoria, liberando un po’ di ladri di galline per dare posto in cella a pasciuti criminali da poltrona, conniventi accertati o solo presunti tali.
Nel mondo reale è più facile che le minchiate che ci vengono somministrate da un Raz Degan spulciato e ripulito si dimostrino una verità inconfutabile piuttosto che la suddetta utopia diventi realtà.
Così, dicevamo, alla puzza di ricotta e di sterco di vacca (pur avendo quest’ultimo proprietà terapeutiche a detta delle nostre nonne) si è sostituita la fragranza di Chanel; ai perincritati1 di Colleone si è sostituita gente colta e ben vestita, che ricopre spesso alte cariche pubbliche, che possiede televisioni, giornali, difetta in altezza ma abbonda in lifting e capelli finti.

C’è stato un tempo in cui la ragazzina che ero credeva che la morte di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di tanti altri come loro, sarebbe servita a dare una scossa a questa terra infelice.
Nonostante tanti si siano impegnati in modo da riuscire ad ottenere degli ottimi risultati nella lotta alle mafie, la strada è ancora troppo lunga, e si rischia di morire di stenti durante il percorso.
Il fatto è che il siciliano medio è troppo pusillanime per lottare. Non ce la fa a smettere i panni del popolo passivo e “nato stanco”. Non si riesce a fare lavorare quattro spazzini (meglio noti come lavoratori socialmente inutili) e si vorrebbe la partecipazione attiva di tutti nella lotta alla mafia? Troppa fatica! Di fatto l’antimafia la fanno, in percentuale, una manciata sparuta di persone e molte di queste lo fanno o per moda o perché fa figo.
Mi viene in mente ciò che disse Paolo Borsellino, in uno dei suoi ultimi interventi pubblici, a proposito dell’antimafia:

“[…] La lotta alla mafia, primo problema da risolvere, nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo della libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

C’è da chiedersi se queste “giovani generazioni” con i cervelli così pieni di Isole, Grandi Fratelli, Moccia ed Hello Kitty, siano in grado (o gliene importi qualcosa) di intraprendere questo movimento rivoluzionario e prendere sulle proprie spalle la responsabilità di creare un futuro da cittadini liberi.
Ci auguriamo che l’antimafia fatta dai non addetti ai lavori, non sia relegata a uno, due mesi l’anno, giusto per farsi inquadrare dagli obiettivi mentre si salta, si beve disgustoso vino da discount che fa molto proletario degli anni ’60, e si urla “Peppino è vivo e lotta insieme a noi!”. Molti dei cari cciòvani dovrebbero capire che l’antimafia non è la tendenza cool del momento e che bisogna praticarla ogni giorno, in qualsiasi cosa si faccia, soprattutto andando a votare (cosa che molti ormai si guardano bene dal fare).
Risparmiateci i vostri: ”Cioè praticamente infatti cioè panso che la mafia fa schifo, cioè però Falcone e Borsellino sono due eroi, infatti ci hanno dedicato pure perfino l’aeroporto. Cioè infatti io mi faccio le canne, sono comunista e quindi la mafia mi fa schifo”.
Non importa essere di destra o di sinistra (classificazioni che ormai lasciano il tempo che trovano), del nord o del sud, un impiegato di banca o un nullafacente di quarant’anni che fa il giocoliere nel boschetto della facoltà di Lettere. TUTTI dobbiamo impegnarci affinché la speranza di questa povera terra non naufraghi sugli scogli del fallimento.

Ah, dimenticavo. Per le ragazzine più esigenti: siamo spiacenti, ma non esistono adesivi di Falcone e Borsellino glitterati.
…E Peppino è il diminutivo di Giuseppe. Quindi se leggete Giuseppe Impastato sappiate che si tratta della stessa persona.


1 In siciliano, letteralmente “con i piedi sporchi di fango”. Veniva usato come soprannome per Totò Riina ad esempio, a causa delle sue origini contadine.

2 thoughts on ““I siciliani non vorranno mai migliorare, perché si considerano già perfetti. In loro la vanità è più forte della miseria”.

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