Una domenica pantagruelica

L’estate è senz’altro la stagione che preferisco. In nessun altro periodo dell’anno, infatti, la fauna del palermitano e dintorni, si manifesta in tutte le sue rivoltanti sfaccettature che spalancano davanti ai nostri occhi le porte di un mondo ai confini della realtà.
Se siete degli etno-antropologi in cerca di materiale per le vostre pubblicazioni, vi consiglio di recarvi in una spiaggia a vostra scelta la domenica. Questo è il giorno della settimana in cui non si lavora (non che negli altri si lavori, attenzione) e le famiglie possono recarsi in massa ad occupare ogni centimetro di sabbia, di modo che ciascuna di loro possa avere almeno un ettaro di spazio per allestire l’accampamento.  Notare bene che le famiglie di cui parlo sono così numerose che al confronto un branco di gnu è sparuto come i capelli del Premier.
In genere il pater familias è una bestia di un paio di tonnellate, addobbato con anello d’oro nel mignolo (caratterizzato da un’unghia di mezzo metro, atta alla pulizia accurata di ogni orifizio corporeo), catena d’oro con il crocifisso appeso che soffoca nel petto villoso, panzone da birra e un vocabolario di cinque, sei parole molto colorite. La madre è, in genere, un donnone che ha fatto del suo corpo il tempio di una quindicina di gravidanze.  Visto l’elevato numero di questi casi, il Vaticano è intervenuto aggiungendo una postilla nel Vangelo: “Sì, il Signore ha fatto la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma non per darli in pasto tutti alla stessa persona!”1.
Al seguito ci sono i figli e i nipoti. In tutto un nucleo familiare è formato mediamente da una ventina di persone, se si conta anche il figlio portato in grembo dalla nipote quattordicenne che, sulle struggenti note di Tony Colombo, si è fatta ingravidare da quello che ha la ypsilon 10 più truccata.
Dopo aver piantato svariati ombrelloni e averci creato intorno una copertura di stuoie e teli, posizionato le pachidermiche borse termiche nella parte più in ombra, le femmine, rigorosamente truccate e con una raffinatissima combinazione di orecchini e collanine d’oro giallo, iniziano a preparare la tavola. Nel frattempo i maschi bevono birra Forst, ruttano e parlano del più e del meno, lisciandosi per bene quell’otre che hanno al posto della pancia. I bambini (anche loro usciti da dipinti di Botero) provvedono a disturbare la gente intorno, con urla ed esibizioni di finezza che fanno apparire il compianto Paviglianiti come un principino. E nel sottofondo i suoni striduli e starnazzanti delle madri: “Keeeevineee, Rooosy, Jessica e Sairbo, a past’o fuinnu s’arrifriddò!”.2

A volte capita che una delle figlie abbia il marito che si trova nella condizione sociale di “ospite dello Stato” e, qualora questo fosse, non può mancare un elogio guarnito di una certa fierezza fatto dalla moglie. Quest’ultima, infatti, suole ripetere che il marito “appi ‘na risgrazia“3, incolpando il fato dell’amaro destino del coniuge perbene “picchi ai so figghi un c’ha fattu mai mancari nienti!”4
Dicevamo, il momento del pasto è incluso in un arco di tempo che va dalle ore 13:00 alle 17:00 circa. Resta ancora un mistero come si possa far entrare in quattro borse frigo l’intero pranzo di Natale. Neanche Mary Poppins!
Quando il sole tramonta, la mandria di bovidi, ormai sazia e appagata dall’aria di mare, smonta la tendopoli e si dirige verso casa, lasciando dietro di sé una microdiscarica di rifiuti vari ed eventuali che con la loro mole oscurano il disco del sole che scompare all’orizzonte.

Anche questa è Palemmo. Città d’arte, di mafia, di munnizza e anche di famiglie folk.


1AndreaZuseBalestrero, cit.
2 Si raffredda la pasta al forno!
3 Ha avuto una disgrazia.
4 Perché ai suoi figli non ha mai fatto mancare nulla.

4 thoughts on “Una domenica pantagruelica

  1. come sempre sei brava a strappare sorrisi.
    Soltanto un appunto: se non lasciassero la montagna di rifiuti, e se non inquinassero l’aria con le urla, io non ci troverei niente di male nella loro domenica. Penso che se fossi nata in una famiglia pantagruelica mi chiamerei GESSICA e mangerei la pasta col forno a Mondello anche io, ingravidata da Ivan, meccanico, al suono di “Non dirgli mai” del mitico Gigi, e non sarebbe del tutto “colpa” mia.

  2. Manu ma guarda che io ci terrei ad essere invitata a mangiare una teglia di pasta “col” forno at beautiful heart (a beddu cuori)! Per quanto riguarda le abitudini culinarie di questi tipi umani io sono con loro!
    Comunque Ivan è troppo fine…meglio Braian

    HASTA A PASTA ‘O FUINNU SIEMPRE!”

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