La sindrome di Lester Bangs a un concerto degli Hank!

Metti una sera insolita, un aperitivo organizzato sulla terrazza dell’ultimo piano di un hotel storico di Palermo, con vista sulla città illuminata a festa, con manicaretti di pesce e altre leccornie a fare da contorno a bicchieri di vino freddo, in una schizofrenia di stili, e di pubblico, di tacchi a spillo e rasta, occhiali da nerd, anfibi (ma non siamo a luglio?) e infradito, ragazzini e trentenni, bionde tirate a lucido, e rasati pettoruti radical macho, magri indie similfattoni, magliette a righe e camicie di cotone bianco, fighettume sparso e Converse sdrucite, camerieri pinguinoformi e gioventù bruciata. Metti pavimento parquettato, tovaglie bianche, brusio generale, il sole che lentamente cala, l’acqua dell’idromassaggio in ebollizione, che minaccia i cavi, gli amplificatori, gli strumenti musicali elettrici, pericolosamente vicini alle due chic pozze d’acqua.

Metti quattro musicisti giovani e promettenti, il cantante-chitarrista con un adorabile difetto di pronuncia (una r un po’ francese), il tastierista dallo stile impeccabile (camicia figa e turbante di rasta nerissimi, nonché mossette danzerecce, che Boosta gli fa un baffo), il batterista instancabile e bravissimo, e il bassista bravo e fuori di testa (testa ondeggiante su ogni nota, e tipica posa rockeggiante).

Considera tutti questi ingredienti e miscelali alla musica: il suono degli strumenti che riempie l’aria e si appropria di una situazione insolita, le gambe che non riescono a stare ferme, i sorrisi giovani, il venticello estivo, le luci della città, la sensazione di essere nel posto sbagliato, ma al momento giusto.

Gli Hank iniziano a suonare ed è subito tutto meno serioso, meno pretenzioso. I camerieri pinguinoformi si dileguano, una parte del pubblico siede sul legno fighetto della terrazza, altri ballano con discrezione, un ragazzo dai jeans tanto stretti che mi stupisco di come possa arrivargli ancora il sangue al cervello, inizia a ballare con scioltezza e sicurezza, fregandosene della situazione, e attirando le simpatie generali.

Gli Hank alternano cover a canzoni scritte da loro, e, con mio sommo piacere, mi ritrovo a cantare Curami dei mitici CCCP, sulle note di Amore disperato di Nada, senza che questo passaggio sembri fuori luogo, ma anzi, con naturalezza e poesia.

La loro musica è un’allegria rock con sfumature comico-grottesche, ha lo stesso sapore di un racconto di Bukowski (non è un caso il nome della band), una struttura composita a mo’ di Satura Lanx, con la giusta dose di bassi e schitarrate elettriche, tastiere dal gusto quasi psichedelico, e una batteria energica (basti guardare il sudore sulla fronte del batterista alla fine del concerto), ma con una leggerezza tale che sembra suonata da strumenti giocattolo.

I testi contengono incursioni nel mondo “sporco” del sesso, del corpo, delle viscere: “nel palinsesto del suo cuore c’era disegnata un’erezione / che la mattina si fa viva quando ancora il caffè è troppo lontano” (Il palinsesto dell’amore); sono testi a discreta gradazione alcolica: “Dopo anni ho capito l’uso della bottiglia, all’inizio mi chiedevo stesse dalla mia parte” (La bottiglia del nano), ma che sanno anche toccare tematiche emotive, forse sentimentali: “ Credevo si potesse amare un essere umano / almeno sino a quando non lo si conosce” (La bottiglia del nano) ed esistenziali, perchè no, ma sempre senza pesantezza: “Ho distrutto tutti i muri del mio cuore / ma la gente è sempre più assente / allontanato silenzi nel mio cuore /ma la gente è sempre più assente” (Anche se non serve a niente); ritratti giovanilistici decadenti in “aumentava la paura di essere un bambino in retromarcia” e “non sei responsabile delle tue azioni, se le fai di domenica” (Il palinsesto dell’amore) e influenze di un certo livello (Elio e le storie tese, Battiato, nonché il citato Luttazzi) in I miei nuovi pantaloni di lino color sabbia, dove troviamo “da grande voglio essere come Luttazzi, Daniele Luttazzi”, il tutto condito da coretti quasi surf, che diventano a loro volta strumentini giocattolo, dando un aspetto giocoso-demenziale a canzoni che comunque vogliono dire qualcosa, basta soltanto ascoltare.

*Gli Hank! sono: Francesco Pintaudi (chitarra e voce), Giuseppe D’Angelo (tastiere), Agostino Burgio (batteria), Claudio Gambino (basso). Il loro primo EP ufficiale è uscito a marzo sotto l’etichetta 800A Records, e si chiama Piedali.

Qui il myspace degli Hank!

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