Tormenti e angosce di Silvio in un giorno di mezz’estate

Venne l’estate. Ma neanche in questa stagione di giubilo e di storie leggere il povero Silvio potè godere della tanto bramata tranquillità. Il suo PDL si sfaldava come una cialda scaduta, tutti lo stavano abbandonando.
Non sapendo a che santo votarsi (anche perché gerarchicamente era disdicevole per lui invocare gente che occupava i gradini più bassi della scala celeste), decise di invocare suo Padre tramite uno specchio magico, che gli era stato donato da una certa Grimilde. Per rincuorarsi domandò: “Mi consenta specchio, specchio delle mie brame, perché sta crollando il mio reame?”. E lo specchio bruscamente rispose: “Presidente Berlusconi, non sono un suo dipendente!”. Silvio ebbe un déjà vu e rispose di getto: “Lei è un dipendente della televisione pubblica, SI CONTENGA!” . Una forza misteriosa lo spinse a scaraventarlo contro il muro per ridurlo in pezzi, ma non ce ne fu bisogno: Ghedini entrò e bastò il suo riflesso per polverizzare lo specchio.

E fu sera e fu mattina.

Silvio aprì gli occhietti maligni e si trovò solo nel suo lettino, non c’era nemmeno una escort che gli riattaccasse la dentiera o gli spillasse i capelli. Nessuno era accanto a lui. Tutti lo avevano abbandonato. Prese dal comodino il giornale (Topolino) e urtò accidentalmente il portafoto crisoelefantino in cui era custodita una foto del traditore Fini. La portò al petto e provò a piangere, ma aveva dimenticato che si era fatto asportare i condotti lacrimali per non mostrare debolezza.
Accese la tv e per fortuna qualche suo lacché era intento a difenderlo, Cazzopene…ops!…Capezzone in prima fila. Poi udì che al Senato era stato approvato il ddl della sua MaryStar Gelmini. Si grattò e sospirò con sollievo.
Stava per scendere dal letto ma si accorse troppo tardi che qualcuno, un comunista di certo, per dispetto aveva tolto il suo scendiletto fatto da 30 gradini. Si schiantò al suolo e pensò: “Io ho il 75% degli elettori dalla mia parte, CRIBBIO!”.
Stordito e dolorante, si truccò, si affacciò al balcone su piazza San Pietro e urlò al microfono: “Cacciatore! Conduci Fini nel bosco e là, mio coraggioso e fedele amico, tu l’ucciderai! E per darmi la prova che l’hai davvero ucciso dovrai portarmi il suo cuore e i suoi occhiali dentro questa urna del PDL”.

Ma questa è un’altra storia.

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