What is Magione?

Verde
Bottiglie
Giovani
Forst
Stigghiole
Abusivi
Bordello.

Le libere associazioni potrebbero andare avanti per molto.
Il fatto è che parlare di piazza Magione – a Palermo detta più semplicemente “la Magione” – equivale a parlare di un pentolone bollente colmo di un‘amalgama confusa e fiera di sé.
La Magione, infatti, è multitasking.
Innanzitutto è un ritrovo estivo perfetto, un circolo free all’aria aperta di quelli tuttifrutti: praticello umido sotto piedi e culi, gente, gente e ancora gente, a bere birra gelata e a mangiare fave e riso soffiato alla paprika, pistacchi, calia&semenza e di tutto di più per tutti i gusti. La Signora, tra l’altro, ospita tutti i tipi di individui: da quelli con pantaloncino freak, a quelli con le borchie, le magliette sdrucite e i jeans bucati; dalle ragazze con le infradito a 3 euro del mercatino, alle fighette che non rinunciano ai tacchi di 30 cm neanche a costo di affondarli nella nuda terra e doverli poi scrostare il giorno dopo.
Nel calderone, inoltre, ci stanno anche le suore e la storia. Le suore perché la vecchia, cara Magione  contiene al suo interno non solo bicchieri di plastica, bottiglie, erba e gente varia, ma anche l’omonima basilica e l’altrettanto omonimo convento che le danno il nome (da cui puntualmente si possono rimirare le novizie attaccate alle grate delle finestre, forse invidiose della vita che scorre ai piani inferiori; una chicca!). La storia perché l’Esimia venne a crearsi a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, quando degli edifici che un tempo popolavano la piazza sono rimaste solo alcune delle fondamenta… che dopo gli anni ’60 sono state ripristinate e rese stabili e ad oggi testimoniano l’ei fu, squarciando volutamente il grande prato verde costruito alla fine degli anni ‘90.

Purtroppo, oggi quasi nessuno sa cosa siano quegli spazi; li si interpreta come una discarica in cui depositare vecchi congelatori in disuso, cartoni e bottiglie vuote di Moretti, resti di carni arrostite.
E questo nonostante negli ultimi anni la piazza sia stata riscoperta; in primis dai giovani, che dal lunedì al lunedì si affastellano sul prato, nei vari localini, camioncini, bancarelle del luogo; in secundis dagli ambulanti che la occupano abusivamente, anche in occasione delle iniziative pro-legalità, timidi tentativi di liberare la piazza stessa dall’egida dell’abusivismo (vedi Addiopizzo, vedi i Tour de Forst, vedi le commemorazioni antimafia, il gaypride, i concerti di ogni tipo e genere musicale).
Dunque, negli anni la Magione resiste, e non solo come punto di riferimento di chi non ha il portafogli pieno per un cocktail a 7 euro a Villa Filippina o per una birra a 4 al fichissimo Palmeto delle Cattive; Lei resiste anche come clubbino riservato degli abusivi di Palermo, che lo rendono di anno in anno una cittadella eno-gastronomica sempre più attrezzata di tavoli, sedie, vettovagliamento vario, banchi-frigo, ombrelloni, elettrodomestici e fari+allacci abusivi …che occupano il suolo pubblico!
La polizia finge ciclicamente di tentare il rastrellamento e la bonifica della zona, il Giornale di Sicilia sbandiera retate e risanamento… Ma ogni nuova primavera-estate, invece di installare dei chioschetti legali e regolamentati, il Comune osserva riprendere tutto alla perfezione, al massimo con qualche maxischermo in meno e qualche sedia di plastica in più sul prato, per la gioia di chi, come me, aspirava almeno a poter scambiare tre parole di fila senza lacerarsi le corde vocali, e intanto guardare al di là della piazza senza barriere video-sonore cacofonico-visive. Questo è il massimo del risanamento legalizzato che ci è stato offerto quest‘anno.

E intanto, grazie a questa solida cattiva gestione dei luoghi pubblici, adesso nel calderone della Magione ci sono anche i palermitani d.o.c., quelli ottusi tutti casa-chiesa&segge-davanti-alle-persiane-per-strada-“picchìfacavuru”, che sparano a zero sulla gioventù bruciata della Magione=Palermo=Mondo, perorando il buio sul nostro prato, organizzando la rivolta contro la satanica movida che agita i loro sacri sonni da residenti.
Per la cronaca, Repubblica del 5 agosto scrive:

“Cittadini in crisi di nervi per la movida notturna di un’altra estate a tutto decibel. Nella mappa del “rumore”, ma anche del disordine e della sporcizia, sotto tiro quest’ anno è finita la zona di piazza Magione dove la gente, come raccontano fior di accorate denunce, la notte non chiude più occhio. […] Sono in aumento le chiamate al 118 per crisi isteriche di cittadini nel cuore della notte.”

Questi bravi palermitani si lamentano di tutto: dei giovani, dei decibel di troppo, delle condizioni igieniche del prato-wc a cielo aperto; e vorrebbero non regolamentare, ma solo chiudere il sipario su una piazza che per loro è una delle tante, ignorandone l’importanza sociale, ignorando che una piazza a rischio come quella al silenzio e al buio non è un buon segnale per i cittadini onesti e non.
Le loro lamentele non colpiscono il segno né il nucleo del problema, ma, in ogni caso, non sono a sostegno di chi quel luogo lo ama e vorrebbe goderselo legalmente, nel rispetto dell’ambiente, dell’altro, del divertimento… insomma della libertà di chiunque voglia una Palermo sana e legale.

Per chi non lo sapesse, dal 23 maggio di quest’anno Piazza Magione ospita un membro in più: “l’albero della vita“, un’installazione alta 13 metri e piena di figure, disegni e pensieri dedicati alla vita e alla lotta alla mafia, realizzata in plastica dai ragazzi di alcune scuole de L’Aquila, Parma e Palermo e inaugurata durante le commemorazioni della strage di Capaci.
L’albero rosso-vita è lì, si vede da lontano, ma pochi sanno cosa significhi nella notte della Magione, che sempre scorre nelle sue contraddizioni.

L'albero della vita, Piazza Magione, Palermo - Foto di Maria Giaramita

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