Palermo al volante: storie di ordinaria anarchia

Una delle priorità di un diciottenne palermitano, fresco fresco di sciusciata1 di candeline, è prendere la patente. Foto tessera in una mano e soldi regalo della nonna nell’altra e si corre all’autoscuola. Quiz a risposta multipla, disegni di probabili situazioni da incrocio e imparerà tutto ciò che c’è da sapere per diventare un/un’ automobilista modello. Non vedi l’ora di unirti al gioioso coro di tutti gli altri automobilisti. Non sai che te ne pentirai prima di quanto pensi.

Mesi di scuola guida, teorica e pratica, vengono praticamente annullati dalle lezioni “private” gestite da padri, mariti e fidanzati vari ed eventuali. Già perché il modo di guidare per il palermitano è a carattere ereditario, come le peggiori malattie genetiche. E come per queste ultime, non si è ancora riusciti a trovare una cura. Consideriamo anche che buona parte della popolazione, specie quella appartenente alla fastidiosissima neo borghesia cittadina (i cosiddetti piruocchi arrinisciuti2), compra la patente come qualsiasi altra cosa desideri. E il quadro che ci appare è oltremodo preoccupante.
E tu, povero/a disgraziato/a che indossi sempre la cintura, non parli al cellulare mentre sei alla guida, conosci a menadito tutti i segnali stradali, tant’è che indovini anche quelli resi indecifrabili dall’usura degli agenti atmosferici o dal vandalismo, e sai che lo STOP non è un simpatico invito facoltativo, sappi che sarai sempre come una pecora in un branco di lupi famelici. E vastasi3.
Se poi avrai la sfortuna di nascere in una famiglia che crede di sapere tutto sul risparmio e lo dimostra comprandoti una Panda 750 del 1900 a Caccamo da un vaccaro fallito, rassegnati: la vita da automobilista sarà anche la causa del tuo invecchiamento precoce e di un’alterazione tragica del tuo sistema nervoso centrale. Perché sarai invisibile e disprezzato per la povertà e fiacchezza del tuo mezzo.
Chi guida a Palermo quotidianamente, in mezzo a quel traffico disumano, spesso causato dall’inettitudine di vigili urbani che non saprebbero dirigere manco i lavori di costruzione del  paesaggio del West del Lego, conosce perfettamente l’arte della bestemmia e tutti gli insulti riassumibili in un gesto della mano. Tra l’altro Palermo è la capofila delle città in cui alle 10 del mattino, orario in cui la gente dovrebbe essere a lavoro, c’è un caos di auto da panico.
Chi cammina correttamente nella propria corsia si vedrà sorpassato da destra e pure insultato perché stai rispettando il limite di velocità e la distanza di sicurezza. Oppure dallo specchietto retrovisore vedrà un tizio che urla e strombazza il clacson come le trombe dell’Apocalisse perché ti sei fermato allo STOP e hai dato la precedenza. Per il palermitano è una questione di onore, sempre e comunque. I gay rispettano il codice stradale, i masculi fanno come a casa loro. Quindi se si incontra un amico parcheggiato in doppia fila, loro hanno il diritto di fermarsi in tripla fila (parliamo di strade larghe due corsie) per baci e abbracci.
E poi ci sono loro, le donne con i SUV di ultima generazione, regalati dai mariti secondo quel tacito accordo che prevede la tolleranza di relazioni extraconiugali in cambio di regali. Si pensa che siano storielle prive di fondamento quelle che si raccontano sulle donne incapaci di stare al volante. Pur appartenendo alla categoria, devo confermare pienamente la completa inettitudine alla guida di certe donne. Le donne da SUV non solo non sanno neanche di trovarsi in una strada vera, non sanno parcheggiare e, nonostante tutto, credono di essere delle gran fighe. Un mix letale, a dir poco.
Non meno pericolosi sono i neo patentati (vedi sopra), con le loro SMART da combattimento, imbottite di Hello Kitty e stupidità. Attenzione a loro: credono di stare in un circuito a Mirabilandia. Il consiglio è sparare a vista.
Sui vecchietti è stato già detto tanto e non è corretto inoltre infierire su chi ha un piede nella fossa. Dannati.

E tu, sempre tu, con la tua affaticata Panda imbottita di tritolo e coriandoli (giusto per dare un tocco di colore), un giorno ti fermerai al centro del Viale Regione Siciliana, regalerai all’ennesimo lavavetri l’ultimo euro, metterai il freno a mano, scenderai con eleganza e, dopo aver spaccato tutti i vetri della BMW del pappone che ti ha ucciso l’ultimo neurone sano e udente con il suo incessante suono di clacson, cantando a gran voce Vitti ‘na crozza, premerai il bottone rosso.
Finalmente la strada è libera.

1 Atto del soffiare.
2 Gente inutile che è riuscita ad arricchirsi.
3 Maleducati

5 thoughts on “Palermo al volante: storie di ordinaria anarchia

  1. eh si, un giorno finiremo anche noi per avere il nostro “giorno di ordinaria follia”, però come disse mio zio ( toscano)
    “Se impari a guidare in certe città, come Palermo, Napoli o Calcutta poi puoi guidare in tutto il mondo”
    Prendila come una forma di allenamento… i tipi che usano le uscite di viale regione per entrare e rischiano di ammazzarmi lo fanno per allenare i miei riflessi! e anche le vecchiette che mettono la freccia dal lato sbagliato, mai abbassare la guardia! xD

  2. Ahahahahah Vale sei geniale!!!

    Cmq non è vero che “se sai guidare a Palermo sai guidare ovunque”… vorrei vedere un palermitano a Mantova davanti una rotonda!!

  3. cris, di certo avresti forse il tempo di capire come caspita si gira, senza nessuno che ti strombazza dietro, tenta di sorpassarti, ti fa gesti insultando tuo padre e tutta la tua razza…forse avrebbero la pazienza di aspettare che ti raccapezzi su come fare la benedetta rotonda (ma sono solo io che ho questa idea del nord, dove tutti non insutlano tutti e hanno più pazienza e civiltà? boh)

  4. Quando un proprietario ( o anelatore ) di SUV mi dice cose tipo:

    “I Suv sono più sicuri, sono grossi, se faccio un incidente non mi faccio male”

    Io non posso fare a meno di sentire

    “I Suv sono grossi, se vado a sbattere su un’altra macchina muore l’altro!”

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