Cuosi ri fimmini*

Come sappiamo bene, esistono cose da maschi e cose da femmine. Cucinare, fare la spesa, stirare i colletti delle camicie, andare dal parrucchiere, parlare di trucchi e vestiti, piangere e voler fare la ballerina: queste sono cose da femmine. Mangiare, occuparsi della manutenzione della propria automobile, gualcire i colletti delle camicie, andare dal barbiere, parlare di culi, azioni in borsa e calcio, alzare la voce e battere i pugni e voler fare il calciatore: queste sono cose da maschi. Fare sport? Dipende. In generale, roba con la palla è da maschi, clavette cerchi nastri e tutù sono da femmine. Nuoto va bene per entrambi, ma le donne con le spalle larghe non ci piacciono. Lancio del giavellotto? Uomini, in entrambi i casi. (Le chiami “donne” quelle?) Pattinaggio artistico, ginnastica artistica, danza e compagnia bella, roba da donne. Se sei un maschio e ti piace l’idea di mettere una calzamaglia o di piroettare, non prendertela se poi ti sfottono. Rugby? Ovviamente da uomini. Una donna non potrebbe reggere agli urti. Ne siete convinti? Ok, mentre vivete le vostre vite tranquille divise in compartimenti stagni, vi parlerò di una realtà parallela che sputa sulle vostre convinzioni: si chiama Roller Derby.

Il Roller Derby è uno sport che si pratica sui pattini a rotelle, divisi in due squadre da cinque elementi ciascuna, su una pista ovale. Come si gioca? Ogni squadra è formata da un “pack”, un gruppetto di quattro giocatrici poste a difesa, che al primo fischio dell’arbitro iniziano a pattinare sulla pista, tentando di placcare le avversarie. In posizione posteriore troviamo una “jammer” per squadra, che deve superare due volte il pack avversario (e la jammer nemica!) per fare punti. Esiste poi un ruolo intermedio che è quello della “pivot”, che alternativamente può essere messa a difesa o essere la jammer. Sono vietati e puniti i colpi alle spalle e al viso, il contatto in tutti i casi, deve essere motivato dal placcaggio. Chi si comporta in maniera anti-sportiva esce dalla pista e rimane a guardare la gara nella Penalty Box, “in panchina” diremmo noi.

Questo sport nasce negli Stati Uniti negli anni Trenta, come incontro-spettacolo a metà strada tra pattinaggio e wrestling. Nel tempo si evolve, e lentamente passa in secondo piano, ripudiato sia dagli sport su rotelle che da quelli di contatto. Dal 2000 è tornato in voga esclusivamente come sport femminile e a partire da Austin, in Texas, si è diffuso prima negli Usa e adesso anche in Europa. Non esistono ancora squadre italiane ufficiali di Roller Derby, ma qualcosa si sta muovendo.

Per ovviare alle continue cadute dovute a spallate, gomitate e colpi di anca, le giocatrici sono dotate di protezioni per ginocchia, gomiti e polsi, e di un caschetto. I pattini usati per il roller derby sono dei quad con scarpetta bassa. In sostanza, le ruote sono simili a quelle del pattinaggio artistico (non sono in linea), ma la scarpa è priva di tacco e molto simile ad una scarpa sportiva, che permette movimenti più liberi della caviglia, ancora una volta per permettere cadute e movimenti veloci.

Le giocatrici sfoggiano divise diverse per ogni squadra, una certa libertà nello scegliere tessuti, colori, e simboli. Ognuna sceglie un nome da derby, caratterizzato da doppi sensi aggressivi, o divertenti. Spesso le giocatrici sono legate all’ambiete punk-hc, e le gare ufficiali sono accompagnate da concerti o feste di questo genere, ma tra le rollerderbiste troviamo mamme, donne in carriera, amanti della musica classica, fattorine, professoresse, medici, e così via. Insomma, in un certo senso, qualunque donna potrebbe far parte di una squadra di Roller Derby, qualora lo volesse.

Le ragazze del Roller Derby sconfessano quanto si pensa delle donne: che non sanno sopportare il dolore fisico, che non sanno “fare a botte”, che non sono competitive, leali, sportive, che non vogliono saperne di sudore, lividi e fratture. Inoltre, mi pare interessante notare come la visione del corpo “sportivo” sia diversa dall’ordinario. Le giocatrici sono alte, basse, magre, abbondanti, muscolose, mingherline, eppure giocano tutte la stessa partita, una partita in cui ci si può far male, e si può fare del male, ma sempre rispettando le regole. Alla fine di ogni derby ci si stringe la mano, e le rivalità si lasciano sulla pista, si ascolta la stessa musica e si confrontano i lividi, con un sorriso, e senza piagnucolare: cose decisamente da ragazze.

Il video da cui ho preso ispirazione per il titolo: clicca qui.

* siculo per “cose da donne”

7 thoughts on “Cuosi ri fimmini*

  1. Beh io odio gli stereotipi, si può essere femminili giocando uno sport di “contatto” (a proposito nel video si vede una ragazza molto carina e femminile, altre un po’ meno) o essere “virili” pur cucinando o stirando (come nel mio caso hehehehe). Anzi a proposito di sport da “femminucce” io praticavo (per il breve periodo che ha preso piede a Palermo) touch rugby… un rugby dove non avvengono scontri, basta toccare con un dito l’avversario per “placarlo”. Uno sport dove conta agilità, tattica e velocità piuttosto che forza, praticato da uomini e donne (anche insieme, credo persino nelle gare ufficiali) qui le regole riassunte:
    http://www.youtube.com/watch?v=cCpT8eMvg4M

    Qui una partita seria:
    http://www.youtube.com/watch?v=rbVkfAO7U2k&NR=1

    Ci sono sport da “femminucce” e sport da “maschiacci”? Penso che ognuno di noi abbia dei lati della propria personalità che devono emergere (pur essendo caratteristici dell’altro sesso), mantenendo nel complesso il proprio modo di essere maschio o femmina.

  2. Ovviamente sono ironica quando parlo di cose da donne e cose da uomini.
    Mi fa un po’ ridere che tu dica che nel video ci sono ragazze “femminili” e altre un po’ meno. Mi verrebbe da chiedere cos’è la femminilità e chi lo ha deciso, ma per questa volta passo.
    Grazie del tuo commento, comunque. Mi informerò sul touch rugby :)

    • Perchè avete i capelli lunghi? Ovvio che ciò che è femminile e ciò che lo è meno lo stabilisce la nostra società, quindi noi e chi prima di noi (poi ci sono altri particolari fisici :D ). Anche il modo di gesticolare o le espressioni del viso possono essere più o meno femminili. In genere io sono attratto da ragazze molto femminili, probabilmente la maggior parte dei maschi sceglie così. Perchè? Probabilmente per lo stesso motivo per cui proviamo vergogna se giriamo nudi o un uomo senza sopracciglia risulta meno bello… eppure siamo nati nudi, e le sopracciglia sono un “insensato” mucchio di peli… ma così siamo abituati.

  3. Ci sono gli sport da uomini e gli sport da donne, ma sono gli uomini e le donne a deciderlo… cioè… nelle arti marziali vedo pochissime donne, e la maggior parte di esse non praticano combattimento ma solo forme,ma è una loro scelta.
    non è una questione di essere fisicamente o psicologicamente incapaci di farlo.
    E’ una questione di educazione e di stereotipi inculcati dall’infanzia

  4. Interessante questo articolo e curioso che sia uscito giusto adesso, perché giusto qualche giorno fa ho visto un film di Drew Barrymore, Whip It (2009) tratto dal romanzo “Derby Girl”. Mi pare uno sport molto divertente.
    Per rispondere all’amico Andrea V.: ogni donna è femminile a modo suo. Non credo sia giusto stigmatizzare un modello univoco di femminilità, specialmente adesso. Piuttosto ogni donna (o ragazza) dovrebbe ritagliarsi il proprio modo di essere femminile. E’ questa la vera sfida.
    Una donna può essere femminile anche se non porta i tacchi alti o i capelli lunghi o se non si trucca ogni giorno o se non usa gonne o monili vistosi. Lo sarà nel parlare, nel gesticolare o nello sguardo…

    • sono perfettamente d’accordo! Infatti dei tratti “femminili” (nel senso più comune del termine) si possono notare soprattutto nel parlare, nel gesticolare, nello sguardo… sono tratti meno immediati di un look, ma sono forse quelli più importanti. Negare che vi siano dei tratti fisici, caratteriali, etc. che comunemente definiremmo “femminili” mi sembra assurdo. Una donna potrebbe assomigliare in tutti i tratti fisici ad un maschio (sopracciglia molto folte e congiunte, naso e mascelle pronunciate, capelli rasati, niente trucco, vestiti maschili) ed atteggiarsi come un maschio (camminata “larga” e spavalda, movimenti poco aggraziati, modo di parlare “ruvido” etc…). Di certo non si potrebbe dire che sprizza femminilità da tutti i pori! E senza offesa per nessuno. A me sembra che quando si parla di donne (o femmine, termine che odiate tanto :D ) scatta un senso di femminismo estremo, a prescindere. Se avessi fatto lo stesso discorso parlando di mascolinità, e maschi (batate bene non ho usato il termine uomini :D ), sarebbe stato diverso… eppure io non mi vergogno a dire che non sono molto maschile pur essendo maschio… e non me ne frega niente di non appartenere a quella categoria (direi almeno il 60-70%) di uomini che non fanno piatti, non cucinano, non stirano, che sono appassionati di calcio, moto, auto, che fanno body building, etc.
      Qualcuno direbbe (emi magari sta leggendo) che è nella natura dell’uomo catalogare ogni cosa a causa delle nostre limitate capacità mentali. Il colore giallo non esiste, esistono diverse sfumature di giallo, eppure per noi è importante stabilire se un colore è più vicino al giallo o all’arancione… altrimenti non potremmo “definirlo” non potremmo parlarne. L’errore non è nel chiamare una sfumatura “giallo”, è nel dire che il “giallo” non ti piace… spero di essermi spiegato con questa “simpatica” metafora. Spero anche di non aver offeso nessuno… ho amici veramente poco maschili (meno di me :P ) a cui voglio molto molto bene e penso che non si potrebbero mai offendere per questo mio pensiero.

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