Abomini artistici

La licenza di artista viene data con troppa facilità. Così facendo si rischia di fomentare l’egocentrismo e l’esibizionismo di chi, non avendo alcun talento, si sente autorizzato a creare qualsivoglia abominio, protetto com’è dalla concezione che si ha oggi dell’arte. Tutti possiamo essere artisti…Ma anche no!
In questo post non si vuole disquisire sul concetto di arte, che è argomento vasto e suscettibile di troppe interpretazioni. Si cerca solo di capire, affilando i forconi e accendendo le torce, il perché le sevizie, la crudeltà verso altri esseri viventi, la morbosità del piacere scaturito dal togliere con le proprie mani la vita sia considerato ARTE.

Guillermo ‘Habacuc’ Vargas, un “artista” (probabilmente autodefinitosi tale) nativo della Costa Rica, nel 2007 prese un malcapitato e indifeso cane randagio, lo legò ad una corda in una galleria d’arte in Nicaragua e lo fece, lentamente e tra atroci sofferenze, morire di fame. Complici di questo criminale, migliaia di visitatori assistettero impassibili all’agonia della povera bestia.  La Biennale Centroamericana di Arte decise che quella crudeltà fosse un’opera d’arte, per cui invitò il sedicente potenziale serial killer a ripetere il tutto.

La violenza può dunque diventare forma d’arte, il sadismo, il piacere alla vista della sofferenza può essere al centro di disquisizioni di arte contemporanea. E mi sembrano alquanto assurde le varie giustificazioni addotte per difendere l’operato di quel decerebrato, perché per sensibilizzare la gente sulla morte di milioni di bambini del Terzo Mondo nessuno ne prenderebbe uno costringendolo a morire di fame davanti agli occhi di spettatori indegni e critici da strapazzo.
Altro caso di aberrazione del concetto di arte è rappresentato da un’ennesima psicopatica, con aggressività repressa e sadica fino all’inverosimile, al secolo Alisa Kuzmenko. Lei è una studentessa di veterinaria, si autodefinisce un’artista e squarta, viviseziona e scioglie nell’acido degli animali. Con le sue vittime, o con quello che rimane di loro, si fa degli impareggiabili artistici autoscatti. Chissà, troveremo anche lei nei manuali di storia dell’arte contemporanea continuando di questo passo.
Katinka Simonse vive ad Amsterdam. Si definisce un’artista poiché realizza delle borsette con gatti che lei ama torturare. Possiede svariati animali e li detiene in condizioni disumane. Pare abbia una sessantina di criceti rinchiusi in palle di plastica e porcellini d’India controllati con telecomandi. Infila pulcini nei tritadocumenti. Ed è ancora a piede libero solo perché LEI dice di compiere questi gesti in nome dell’arte.

Alla luce di questi episodi di estrema crudeltà che vanno a sommarsi ad accozzaglie di ferraglia arrugginita, oggetti riciclati e cagate d’artista, c’è da chiedersi chi è un artista oggi? Ci sarà sicuramente qualcuno che ha in sé il germe della genialità. Da qualche parte ci sarà qualcuno che sopravviverà nei secoli come i grandi del passato. Di certo è inammissibile che queste scelleratezze vengano classificate come opere d’arte.

Caravaggio, Piero della Francesca sono out of fashion,  mentre una specie di cugino It sottovuoto scatena l’estasi del critico contemporaneo. Gli “intenditori” di arte a questo punto potrebbero scatenare un’apocalisse di scuse, risposte di qui all’infinito. Parlare di arte non è impresa semplice. Qualcuno citerà Sol LeWitt1: “Nell’arte concettuale l’idea o concetto è l’aspetto più importante dell’opera. Quando un artista usa una forma concettuale d’arte, vuol dire che tutta la pianificazione e le decisioni sono prese prima e l’esecuzione non è altro che un affare superficiale. L’idea diventa una macchina che crea l’arte”.

La verità è che l’arte oggi è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati2.

1 Artista americano collegato a vari movimenti, tra cui arte concettuale e minimalista.
2 Cit. di Leo Longanesi, giornalista, editore, disegnatore e umorista italiano
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4 thoughts on “Abomini artistici

  1. ”Dimenticavo”
    A mio parere, i fatti commessi sono un vero crimine.
    Orrendo è dir poco.
    Guillermo ‘Habacuc’ Vargas, a prescindere che sia artista o meno, non può lasciar morire un essere vivente in questo modo.

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