Filosofia, unica via… per il lavoro!

Studiare filosofia è una strada che non porta da nessuna parte se non all’insegnamento?
Il mondo del lavoro non ha bisogno se non di tecnici e noi poveri stronzi che studiamo materie umanistiche di cui la società non ricorda nemmeno più l’importanza (qui già un mio piccolo sfogo: “Studi filosofia… e che è?!“) possiamo rimanere precari a vita?

Io sono convinto di no.
Io ho fatto una scelta diversa, contro tendenza, e a sei anni da quella scelta ne sono sempre più convinto: ho scelto di mettere in secondo piano le mie capacità tecniche di perito informatico (con buonissimi voti) per coltivare la parte di me che aveva più sete, quella riflessiva, curiosa, che non poteva stare tutta la vita dietro un pc a scrivere codici per macchine. 
Prima non sapevo scrivere neanche un tema a piacere, una relazione né spiegare a parole mie cosa significasse il codice che scrivevo. Non sapevo nemmeno ripetere la lezione di storia o di italiano, ed era una deficienza che dovevo colmare.
Nel 2004 contro la volontà dei miei professori dell’ITI mi iscrissi a Filosofia, un po’ dubbioso sul mio futuro ma cosciente del cammino che avevo davanti, almeno fino alla laurea triennale.
In questi anni tutti mi hanno chiesto “perché filosofia?”, “cosa vuoi fare?”, e la domanda peggiore “e cosa puoi fare?”; ho sempre risposto con battute strampalate come queste domande, perché in fondo… perché una persona dovrebbe studiare filosofia?
Secondo me, come per tutti gli altri settori, si dovrebbero assecondare le proprie inclinazioni. (Non fate mai medicina solo perché si guadagnano un sacco di soldi, rovinereste un sacco di gente!)

Sul Corriere della Sera del 6 ottobre un articolo dal titolo “Nuovi filosofi, tra le risorse umane e la tentazione della pasticceria” affronta questo problema in modo abbastanza puntuale, finché alle conclusioni diviene superficiale perdendo così il punto vero della discussione.

Come c’è chi fa medicina per soldi, c’è anche chi fa filosofia non per seguire una sua naturale inclinazione, ma come ripiego per non essere entrato in questa o quell’altra facoltà umanistica oppure perché non sapeva dove sbattere la testa dopo il diploma; “e poi la filosofia è facile: basta ricordare cosa c’è scritto sul libro”.

Lo studio della filosofia è invece lo studio di chi tende nel suo spirito all’onniscenza, non per superbo intellettualismo, ma per curiosità, per “amore per la conoscenza”, che non limita i propri studi alla filosofia in senso stretto delle idee platoniche o dell’esserci heideggeriano, ma cade più spesso in testi di psicologia, sociologia, antropologia o linguistica, e – molto meno spesso – anche in testi di economia o giurisprudenza.

La filosofia, con le sue poche domande e la sua infinità di risposte da confrontare criticamente, allena la mente dei suoi studiosi al confronto diretto con i problemi e con le loro diverse soluzioni, articolazioni che rendono la mente dello studioso flessibile e aperta, libera da schemi precisi e pronti a rimettersi in gioco.
I colleghi che si sono iscritti invece per ripiego prenderanno posizioni assolute, facendosi difensori e portavoce di un unico filosofo fino al punto di dimenticare la genesi del problema che portò alla formulazione di quelle citazioni di cui si riempono la bocca, e lamenteranno di studiare cose non in linea con il loro pensiero e le loro abitudini.

Quindi forse non è lo studio della filosofia il problema che porta certi giovani a non trovare lavoro, ma il modo in cui l’hanno fatto, gli obiettivi che si sono posti e come hanno proceduto per raggiungerli.

Tra le materie a scelta nel mio piano di studi ci sono discipline non filosofiche. Un tradimento? No; anzi, è proprio per la voglia di conoscere, di ampliare i miei interessi e di rendere più flessibile il mio modo di pensare che ho fatto questa scelta.

Nell’articolo su citato si dichiara che la maggior parte dei laureati in filosofia nel primo anno dopo la laurea è disoccupato o precario. Mi chiedo: chi si laurea in economia o architettura invece fa soldi a palate? Specie qui al sud, gli ingegneri (che siano gestionali o aereospaziali) hanno un lavoro assicurato? Non è forse retorica quella di Maria Egizia Fiaschetti che firma quell’articolo?
Sempre in questo articolo si legge che «Il primo serbatoio occupazionale è quello delle risorse umane, seguito da marketing, comunicazione, organizzazione di eventi e attività di ufficio stampa. Il resto è spalmato tra carriera accademica e insegnamento», ovvero che gli studenti di filosofia dopo la loro formazione accademica si sono specializzati in HR, marketing e le altre professioni, oppure hanno continuato la storia della filosofia (anche se anche qui c’è da fare distinzione tra gli accademici che sono tali perché hanno vinto il concorso all’università e non quello in banca e chi invece entra nella storia della filosofia).

Quindi cosa c’è di ironico nell’aprire una pasticceria? Se dopo aver studiato pensieri articolati e averne prodotti altrettanti si arriva alla conclusione che la strada migliore per la propria professione sia quella di fare dolci, dove sta il problema? Probabilmente saranno dei dolci di fantasia, che sfideranno i limiti del gusto classico per oltrepassarli o per ritrovarne un’ortodossia.

10 thoughts on “Filosofia, unica via… per il lavoro!

  1. sei solo un imbecille, razzista e ignorante. sei la vergogna dei filosofi a causa delle cose che dici sugli “ignoranti” e sulla gente comune. leggete questo articolo di merda per constatarlo (https://www.abattoir.it/2011/01/20/studi-filosofia/).

    “Quindi forse non è lo studio della filosofia il problema che porta certi giovani a non trovare lavoro, ma il modo in cui l’hanno fatto, gli obiettivi che si sono posti e come hanno proceduto per raggiungerli.”
    ma cos’hai in testa?le scimmie urlatrici? ti dovresti vergognare di dire queste cazzate di fronte ad una schiera di centranilisti di call center e di morti di fame.

    “Mi chiedo: chi si laurea in economia o architettura invece fa soldi a palate? Specie qui al sud, gli ingegneri (che siano gestionali o aereospaziali) hanno un lavoro assicurato?”

    no, non fanno soldi a palate, ma lavorano e spesso anche nel loro campo.

    “Prima non sapevo scrivere neanche un tema a piacere, una relazione né spiegare a parole mie cosa significasse il codice che scrivevo. Non sapevo nemmeno ripetere la lezione di storia o di italiano, ed era una deficienza che dovevo colmare.”

    vedo che non sei cambiato di molto.

    • Scusami, tizio.
      Ma invece di sparare insulti (per altro preconfezionati: sono quelli che escono dalla boccuccia di tutti i tamarri di Palermo; quantomeno potevi variare per offrire una parvenza di cervello pensante!), perché non argomenti ciò che pensi? Dagli insulti non si evince, sai?

  2. A fronte di un commento così superficiale e aggressivo, senza alcun minimo di dialettica e tentativo di confronto penso che non ci sia niente da rispondere, specie perché questo articolo è stato condiviso da parecchi studenti di filosofia che conosco. Io non ho offeso nessuno e se non ti piace come scrivo, sei libero di “cambiare canale” ma non di offendere.

  3. “Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima”, diceva il buon vecchio Einstein.

  4. sono illuminata, vorrei confrontarmi con te in privato, per chiederti alcune opinioni; se ti va, inviami una e-mail. Grazie mille in anticipo

  5. “Quindi forse non è lo studio della filosofia il problema che porta certi giovani a non trovare lavoro, ma il modo in cui l’hanno fatto, gli obiettivi che si sono posti e come hanno proceduto per raggiungerli.” Da studente di filosofia, a questo non c’avevo mai pensato. Grazie!

  6. che cosa stai facendo tu adesso? io a settembre inizierò a studiare filosofia alla Sapienza. hai qualche consiglio???

    Ps: lo faccio per la passione sfrenata che penso debba spingere e non far vacillare tutti coloro che prendono questa strada.

  7. Io mi occupo in questo momento di web marketing e diciamo che nella mia vena c’è quella di essere un informatico umanista, figura ibrida richiesta ultimamente, ma non l’avevo calcolato, ho solo seguito le mie passioni. Non voglio affermare che basti solo questo, io sono stato fortunato, ma come potremmo mai dare il massimo facendo qualcosa che non amiamo?

  8. per caso o per avventura (e per mia voglia di mettermi in gioco) mi sono trovata a studiare nella facoltà di giurisprudenza sebbene i miei 10 in filosofia presi al liceo parlassero chiaro su dove poteva proseguire la mia strada. Ho finito la prima laurea e ne sto conseguendo un’altra dopo aver trovato due ottimi posti di lavoro (inerenti ai miei studi) nonché un posto da insegnante (che è sempre stata la mia passione). Nonostante questo la filosofia mi è sempre rimasta nel cuore e credo fermamente che il mio provare curiosità verso ogni nicchia dello scibile umano sia dovuta anche alla mia formazione prevalentemente, per non dire esclusivamente, umanistica, Ammiro molto chi ha scelto di studiare filosofia e chi la porta con sé in ogni campo che nella vita ha deciso di affrontare o che la vita gli ha posto innanzi e non è un caso se, nella mia prima tesi dedicata al diritto commerciale, la mia relatrice ha esposto, con non poca sorpresa degli esaminatori, che era la prima volta che qualcuno discuteva in modo letterario e “quasi poetico” intorno ad uno studio di diritto internazionale privato :-D.

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