Professione Life Coach

Ultimamente mi sono imbattuta in articoli scritti da, o che parlavano di, Life Coaching. Sembra una nuova tendenza (per l’Italia ovviamente, perché in realtà non è poi tanto nuova) di life style: fa figo dire all’amica “io ho il mio Life Coach personale”, come se fosse una moda. In realtà, la figura del Life Coach è molto più di questo: è un allenatore alla vita, uno specialista.

Paola Fantini, professione Life Coach, descrive questa figura come:

un professionista che aiuta le persone a raggiungere i loro obiettivi, aiutandole ad attivare le risorse necessarie (che già possiedono e che non riescono a sfruttare)1.

Sul sito www.lifecoachingitaly.it si legge che il Coach è colui che ha piena fiducia nelle tue potenzialità e nel fatto che tu possa trovare le risposte giuste ai tuoi problemi dentro di te, basta solo volerlo! È una figura ovviamente eclettica e multidisciplinare. Per molti il Life Coach è una sorta di terapeuta ma che opera su un “soggetto sano”, dalle normali capacità mentali e con una vita non particolarmente complicata o disastrosa. Inoltre il Life Coach deve intervenire in tutta una serie di campi quali: la personalità del soggetto, la sua vita sentimentale, quella lavorativa, la situazione finanziaria, gli interessi e gli hobby.

Insomma vuoi sentirti appagato per quello che fai e realizzato nelle tue scelte e non sai come fare? Chiama un Life Coach! Il Life Coach ti ascolta, intuisce e rielabora i tuoi problemi, ti aiuta a individuare delle risposte, sa valorizzare le tue risorse più importanti, ti sostiene e ti aiuta. Sembra proprio il tuo migliore amico!

Sempre sul sito c’è una lista di motivi sul perché scegliere un Coach, per esempio: perché ti aiuta a individuare i tuoi obiettivi (sia personali che nel lavoro), ti aiuta trovare le motivazioni, focalizzare le tue capacità, migliorare l’autostima, acquisire sicurezza e, dulcis in fundo, trovare il coraggio di cambiare il corso della propria vita.

Perché dunque affidarsi ad un Life Coach? Ci sono dei periodi nella nostra vita in cui non sappiamo affrontare i cambiamenti o abbiamo delle difficoltà di qualsiasi tipo, siano esse personali, lavorative o sentimentali e che non ce la facciamo a superare da soli. Il Life Coach è il nostro “aiutante” personale che ci porta a risolvere il problema.

Personalmente (e, badate, sono prontissima a cambiare idea!) penso che per essere un bravo Life Coach devi saper (e non aver problemi a farlo) speculare sulla debolezza e fragilità delle persone. Oh, questa non è una cosa totalmente negativa, al giorno d’oggi tutti speculiamo sulle caratteristiche dell’altro. Non metto in discussione l’utilità di questa professione (anzi, sono sicura che con un buon corso, anche io potrei diventare una, se non brava, mediocre Life Coach): puoi fare la differenza per molte persone, è vero; ma alle volte, anche un buon libro può farla o un buon film (anche se questi ultimi sono molto più rari). Personalmente non mi affiderei mai a un Life Coach, dipende dal carattere e dalla personalità, ma ci manderei tante persone che conosco e che non seguono i consigli. Chissà…magari, pagando, si risolverebbero a cambiare qualcosa della loro vita!? Io, quando ho un problema, al massimo, vado a sfogarmi da un’amica, essendo cosciente del fatto che lei non potrà mai darmi delle risposte da specialista. Però anche il fatto stesso di parlarne è già il primo passo per affrontare questo problema. Del resto io sono un soggetto sano! (Lo so che molti di voi avrebbero da dissentire su questa mia affermazione…).

Socrate diceva “conosci te stesso” e il Coaching si basa proprio sulla conoscenza e consapevolezza di sé e delle proprie risorse. Ora, se è difficile riuscire a conoscere noi stessi, come possiamo pensare che con l’aiuto di un estraneo (estraneo al nostro essere intendo) riusciremmo a mettere in pratica la massima socratica? L’obiettivo del Life Coach è (anche) quello di farci conoscere noi stessi ed è forse per questo che sono scettica al riguardo: noi stessi siamo un flusso che cambia in continuazione, condizionato da elementi esterni (contesto) e interni che, a loro volta, condizionano alcuni elementi esterni. Non possiamo conoscere noi stessi sempre, solo in un dato punto/segmento/corrente di questo flusso. E dobbiamo essere veloci, se vogliamo agire su noi stessi, sulla consapevolezza, eccetera.

Un’ultima, scettica, considerazione: quando ho un problema io cambio prospettiva. E non è stato un Life Coach a dirmelo (anche se è una delle massime preferite del Life Coach) né un analista né il mio dentista… sono bastati gli anni di studio scolastico e universitario, l’esperienza sul campo (anche se ho “solo” 25 anni ho un’esperienza di vita sopra la media) e la mia mania a “ragionare troppo sulle cose” (cit. di qualche mio ex fidanzato). Ah, p.s. l’ultimo mio periodo difficile, buio, di depressione, o come volete chiamarlo, l’ho superato comprando e leggendo tutti i libri di Harry Potter, così per caso, “sapevatelo”. Per me basta poco!

1 Fonte: http://storiedicoaching.com/il-coach/

21 thoughts on “Professione Life Coach

  1. “Se incontri un Buddha per la strada uccidilo” recita un Koan abbastanza famoso.

    Non esistono i maestri di vita, questa cosa è un’americanata infantile e stupida… e se qualcuno ha bisogno di un sostituto della figura materna è chiaramente infantile anche lui.
    Vorrei vedere che vita hanno questi tipi fuori dal coaching, sono gente felicissima e vincente suppongo…stanno in cima alla società, sono ricchissimi etc etc e dall’alto della loro esperienza (decennale, non si impara a vivere in poco tempo, saranno anche longevi come gli elfi di Tolkien) sono capaci di insegnare a vivere, bah

  2. “Se incontri un Buddha per la strada uccidilo” :D Mi piace!
    Comunque ai giorni nostri il life coach è una figura accettabile (pensa agli antichi consiglieri di corte! ahah). Se una persona è debole e insicura avrà bisogno di una spinta, magari l’amico (dal carattere più deciso e stabile) non vuole ferirla e dargli consigli… pagando qualcuno questa persona si deciderebbe a seguire qualche consiglio (anche per paura di fallire e fare brutta figura). Sarebbe in pratica più spronata a muoversi. Però mi chiedo “Ma che bisogno c’è?” di assumere un tizio (che non ti conosce) affinché creda in te? Il life coach è bravo, intelligente, sa capirti (nel limite, vedi quanto detto sopra sul fatto “conosci te steso”) e sa spronarti a fare meglio, a credere in te stesso…cosa che potrebbe fare tipo tua madre!! ahahah :D Comunque…la società sta cambiando. Mi sa che ho trovato la mia nuova vocazione: seguirò un corso di life coaching!

  3. esiste anche il love coach..lo sapevate? è una variazione della figura del life coach, che ti aiuta a superare la fine di una storia d’ammooore, e ti permette di ricominciare a guardare all’altro sesso con fiducia e serenità (oh yeah), ahimè, sono d’accordo con darshan: Nessuno ci può insegnare a vivere, questo è quanto.

  4. Onestamente non pagherei mai nessuno per farmi organizzare la vita. Se devo sbattere contro un muro preferisco farlo da sola.

  5. Molte persone non sanno davvero sfruttare le proprie risorse personali per diversi motivi, o perché non le conoscono oppure perché non hanno abbastanza fiducia in loro stessi o ancora perché si ostinano a cimentarsi in compiti non adeguati alle loro possibilità. La figura del coach è uno dei nuovi emergenti “servizi alla persona” (dei ricchi, intende) e può essere un valido aiuto per chi vuole apprendere modi nuovi per migliorare la qualità della propria vita. Il serio problema però si nasconde dietro questa filosofia tutta all’americana dove “tuttoèpossibilebastavolerlo!”: le cose non stanno veramente così. Alcune persone non potranno mai fare quello che desiderano perché semplicemente non ci sono le giuste condizioni (talenti, risorse, ecc) ed è qui che si pone la differenza tra un coach all’americana e un consulente/terapeuta che faccia riflettere la persona sui suoi limiti e sulla possibilità di accettarsi per quello che si è nonostante i propri difetti.

    “L’ultima questione è di sapere se dal fondo delle tenebre un essere può brillare”
    K. Jaspers

    • non sono esattamente per il “Se devo sbattere contro un muro preferisco farlo da sola.” Ma sono totalmente d’accordo con quanto scritto da Rosario.
      Life coach = amico senza studi/referenze/professionalità = non c’è bisogno di pagare.
      Psicologo/terapeuta = professionista della psiche.
      Molti aspetti sono comuni: il dono del tempo, “l’importanza” dell’onorario, l’empatia. Ma questo lo potremmo dire anche per gli astrologi o i parascienziati notturni!

      La conoscenza dipende da sé, dall’intelligenza, dal contesto, dalle risorse, che spesso hanno bisogno di essere scoperte (ma non è una legge, potrebbero anche non essercene!).
      Se devi pagare qualcuno paga chi studia per anni per fare questo lavoro.
      Se devi confidarti e vuoi un consiglio vai da un amico.
      Se non ce l’hai, beh, è un problema e allora torna all’opzione 1.

  6. No, no. Il life coach dice apertamente di non essere un terapeuta o psicologo o chicchessia e di “operare” su “soggetti sani”. Secondo la filosofia del life coach, un soggetto sano che va dallo psicologo per risolvere i suoi problemi di autostima, perde tempo e denaro, si infogna in analisi lunghe e magari con pochi progressi. Invece il life coach non essendo un medico, ti “analizza” secondo punti di vista diversi e adotta diverse soluzioni. (secondo la loro filosofia, ribadisco)
    Anche io sono d’accordo con Rosario: si unu nasci tunnu un po’ moriri quadrato!

    • giusto per dare sfogo alle mie frustrazioni da quasi-psicologa senza futuro lavorativo giacché chiunque oggi fa il nostro mestiere senza avere studiato spesso:
      “un soggetto sano che va dallo psicologo per risolvere i suoi problemi di autostima, perde tempo e denaro, si infogna in analisi lunghe e magari con pochi progressi.” –>
      1. la sanità non esiste; soprattutto se hai deficit di autostima e hai bisogno di conferme e di guide esterne nonostante tu sia un adulto
      2. “perde tempo e denaro”: perché il life coach è convinto di “aiutarti” gratuitamente e in 5 minuti?
      3. “si infogna in analisi lunghe”: non tutte le analisi sono lunghe e non tutti gli interventi psicologici sono analisi!

      mi piacerebbe parlarci un giorno con uno di questi :P

  7. Forse ho visto troppi film di Woody Allen, ma a me andare in analisi farebbe paura, alcuni soggetti, secondo me, tendono ad attaccarsi eccessivamente alla terapia e al terapeuta il quale diventa una sorta di droga. Cioè. quando può definirsi conclusa una terapia? boh, sono perplessa a riguardo. Cmq, concordo con emi, non esistono soggetti realmente e completamente sani.

  8. Siccome ha citato Socrate intervengo a gamba tesa ricordando dei master che facevano per i laureati in filosofia in “consulenza filosofica”. Il consulente filosofico avrebbe la stessa funziona del Life Coach, però culturalmente più fino e meno pragmatico. Più un saggio che un coach.

    Tra i Life Coach ci sono anche dei laureati in psicologia o in filosofia, ma la cosa che più mi sorprende è che queste persone si basano su degli studi pseudoscientifici, di programmazione neurolinguistica.

    Il fatto che ci siano delle persone che conoscano l’animo umano (che siano studiosi di morale o della psiche, cambia l’approccio ma non la sostanza) è un bene perché sono sempre di più le persone che hanno bisogno di qualcuno che li guidi nella crisi che questa società impone all’individuo. Proprio per questo oltre gli psicologi trovano spazio queste nuove “figure”.
    Proprio il fatto che Emi affermi che non esista la sanità (punto di visto da psicologa) è quella che da spazio alle altre figure “professionali”, perché le persone che magari hanno già scarsa autostima di sé non vogliono sentirsi dire che non sono sane. Già è difficile chiedere un aiuto, figuriamoci ammettere (o farsi definire) come deficiente (in senso tecnico). Meglio uno che ti dica che sei sano e che ti aiuti ad andare avanti senza per forza cercare le cause passate che molte volte rinforzano il problema caricando una dose di rancore verso le proprie condizioni familiari e sociali che lo hanno reso così.
    Una battuta che faccio sempre alle amiche psicologhe è: “tu non riuscirai a farmi odiare i miei genitori!” ma è pur vero che da essi dipendono tante cose del mio essere attuale.
    D’altronde ho visto anche una psicologa che non ha avuto un minimo di tatto con i loro assistiti e chiedere dopo la scomparsa di familiare, davanti ad altre persone, “come stai, sei triste?” beh, il vaff se l’è meritato tutto.

    In sintesi e con pragmaticità: Tutti vogliamo scalare la panza, c’è chi ci riesce da solo andando a correre e facendo la dieta c’è chi deve pagare un dietologo e una palestra e a volte non ci riesce neppure.
    Quando si hanno dei problemi spesso non si è in grado di superarli da soli, ma bisogna ricorrere all’aiuto di persone realmente in grado di darlo.

    • “Il fatto che ci siano delle persone che conoscano l’animo umano (che siano studiosi di morale o della psiche, cambia l’approccio ma non la sostanza) è un bene perché sono sempre di più le persone che hanno bisogno di qualcuno che li guidi nella crisi che questa società impone all’individuo. Proprio per questo oltre gli psicologi trovano spazio queste nuove “figure”.”
      la seconda parte della prima frase è sacrosanta: c’è bisogno.
      Ma la prima? Chi lo dice che sono “professionali”? Che conoscono l’animo umano? O la psiche? Ciò che di giusto c’è da dire? C’è una laurea, un master o un corso di life coach? Una certificazione? Attenzione, perché se qua per primi noi ammettiamo tutto, sfociamo pure nell’ammissione della cirlataneria. …Qual è il confine? Direi che dovrebbe pur esserci. No?

      “Proprio il fatto che Emi affermi che non esista la sanità (punto di visto da psicologa) è quella che da spazio alle altre figure “professionali”, perché le persone che magari hanno già scarsa autostima di sé non vogliono sentirsi dire che non sono sane. Già è difficile chiedere un aiuto, figuriamoci ammettere (o farsi definire) come deficiente (in senso tecnico). Meglio uno che ti dica che sei sano e che ti aiuti ad andare avanti senza per forza cercare le cause passate che molte volte rinforzano il problema caricando una dose di rancore verso le proprie condizioni familiari e sociali che lo hanno reso così.”
      MEGLIO? PER CHI? Per gli stupidi che vogliono vivere coi paraocchi. Per la società che così ha al suo seguito + stupidi. Per l’uomo che vuole davvero star meglio ed essere faber del suo destino NO di certo.
      “caricando una dose di rancore verso le proprie condizioni familiari e sociali che lo hanno reso così.” Questo NON E’ ciò che fanno gli psicologi, anzi, è l’esatto OPPOSTO!!! Rancore = patologia. Non scambiamo ceci pi fasuoli per favore!
      “le persone che magari hanno già scarsa autostima di sé non vogliono sentirsi dire che non sono sane.” Bene quindi ci accolliamo che ci sia una professione che ti piglia per il culo? Che collude con le tue parti malate? Che le lascia belle silenti fino al prossimo problema di vita invece di risolverle una volta e per tutte, seppur ammettendo verità scomode?
      Qua il problema è che la gente non solo vuole parlare di sé a proprio modo (che è anche sacrosanto), ma che vuole sentirsi dire ciò che desidera, e neanche farsi fare domande “scomode” che raggiungono il nocciolo di una verità seppur soggettiva.
      La psicologia fa paura perché ti mette di fronte a certe cose. L’uomo vuole vivere da illuso e allora noi gli offriamo una nuova figura (DA PAGARE) che illuso lo lascia, se non per spianargli la strada con strategie valide solo per l’hic et nunc (e che chiunque sia + saggio della mediocre media potrebbe dispensargli), giacché non è la struttura che cambia, ma le si dà solo una soluzione momentanea per una situazione contingente. OTTIMO. Come fare un ottimo investimento per il futuro….

  9. :) mi fate sorridere..

    Vi spiego qualche passo, udite udite:
    1. Il life coach non dice di essere psicologo perché altrimenti è esercizio abusivo della professione e passa i guai, ma di fatto fa ugualmente (e moooolto superficialmente) quello per cui non è formato a fare, cioè lo psicologo (o qualcosa di simile)!
    2. Dice di operare sui “soggetti sani” perché così nessuno (medici o psicologi) gli fa problemi, ma di fatto non essendo in grado di fare una diagnosi non sa neppure con chi ha a che fare, dunque la distinzione tra sano e malato, ammesso che esista, in realtà il coach non se la pone neanche.
    3. Per quando riguarda il discorso della PNL bisogna fare un breve ragionamento.
    – Il motivo per cui la PNL non è considerata disciplina scientifica è dato dal fatto che nessuno fa studi scientifici sull’argomento, anzi, se ne guardano bene dal farlo poiché consegnerebbero i loro “ferri del mestiere” agli psicologi che per deontologia possono adottare SOLAMENTE metodi e strumenti scientificamente fondati.
    – Un altro motivo è che coloro che hanno sviluppato questa disciplina, John Grinder e Richard Bandler, in perfetto american style ci hanno saputo speculare sopra mettendo una sorta di copyright.

    Detto questo, ritengo che la PNL sia una disciplina molto utile e complessa che presenta però molti limiti, tuttavia, se saputa usare da professionisti competenti può andare al di là del suo fascino di “americanata del momento”.

    Saluti :)

  10. Anche io voglio scalare la panza! Michele bella la tua metafora!
    Emi vai sul blog in nota 1. La tizia risponde su facebook. E poi che ti lamenti! Hai il futuro assicurato come LC! Apriamo un centro/studio… cosa si apre un Life Coach? ahahah

  11. Dalla laurea, e mi fido del suo pezzo di carta perché lo rende competente in un ambito limitato.
    Invece un life coach non ha una laurea e vanta competenze illimitate

    ( per me sostenere l’equazione laurea==competenza è uno sforzo e lo sai… ma meglio quella che il nulla )

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