Energie alternative a portata di mano

Impianto di biometano

Quasi mezzo secolo fa, cominciò a circolare l’allarmante voce che il petrolio – in quanto fonte di energia non rinnovabile – fosse destinato a finire presto: ciò ha innescato quei rincari che i nostri portafogli conoscono bene e una continua ricerca verso qualcosa che potesse sopperire a questo immane prossimo esaurimento.

Proprio per bypassare questo ostacolo, fisici, ingegneri, scienziati, cervelloni e chi ne ha più ne metta (mi riferisco ad esempio all’alimentazione di autovetture per mezzo dell’olio di colza) si sono adoperati per trovare qualcosa che costituisse una valida alternativa e potesse garantire una produzione di energia “altra”. Si è cercato dunque il modo per sfruttare l’energia eolica –vedi le numerosissime pale eoliche che deturpano ormai paesaggi di ogni dove e che possiamo “ammirare” durante qualsiasi viaggio lungo le autostrade, e i nuovi sistemi di “minieolico” – e quella solare, con l’utilizzo di pannelli fotovoltaici disseminati sui tetti degli edifici e sui campi agricoli convertiti in veri e propri campi fotovoltaici per la “coltivazione” di energia e il conseguente abbandono delle colture agricole.

Dopo l’iniziale boom e l’innescarsi di meccanismi speculatori o incentivi che favorivano a ritmi alterni l’una o l’altra tecnologia, il mondo delle energie rinnovabili, specialmente in Italia, sta vivendo un periodo molto delicato: molte norme, che recepiscono le direttive europee in materia di efficienza energetica, sono imprecise e hanno una durata temporale incerta. Ciò fa presagire la presenza di lobby o più semplicemente di diverse scuole di pensiero, più o meno radicali, interessate unicamente a dire la propria sull’adozione di questo o quel protocollo di valutazione energetica e ambientale più probabile piuttosto che a cercare un punto di accordo nell’interesse della certificazione energetica dell’immobile.

Da un po’ di tempo a questa parte seguo con molto interesse un blog molto stimolante, Architettura sostenibile, perché condivido il modo di concepire la casa o l’architettura in generale in sintonia e nel rispetto dell’ambiente che ci circonda; in un post di qualche giorno fa si è parlato di un metodo alternativo di ottenere energia che è “a portata di secchio” e costituisce un potenziale semplice ed economico e allo stesso tempo concreto. Di cosa si tratta? Molto semplicemente dei rifiuti organici che tutti produciamo quotidianamente all’interno delle nostre case[1]. Se ne parla da diverso tempo e ci si chiede come mai, nonostante le  numerose difficoltà riscontrate e i costi elevati dovuti allo smaltimento dei rifiuti organici urbani, non si è ancora pensato di proporre in Italia una legge che incentivi la produzione domestica di energia ottenuta dai rifiuti organici (vale a dire gli scarti di cucina che tutti produciamo) e dagli sfalci del giardino producendo il cosiddetto biometano? Come mai, malgrado le emergenze rifiuti ancora oggi non si è pensato seriamente di trasformare un problema allarmante nella soluzione ad un altro quale quello della produzione di energia elettrica? Ci pensate? Tutta la “munnizza” che invade le nostre città, Napoli e Palermo in primis, potrebbe essere convertita in fonte di energia. Questo prodigio della scienza si chiama digestione anaerobica diffusa della FORSU.
Si prenda l’ondata di gelo che la scorsa settimana ha percorso l’Italia falciando anche diverse vittime, che ha costretto il nostro Paese a richiedere una fornitura di gas extra alla Russia: se l’Italia avesse già una politica coerente per promuovere la digestione anaerobica diffusa della FORSU (con impianti rionali, condominiali, o addirittura unifamiliari) e la possibilità di immettere in rete il biometano (che sarebbe biogas purificato fino a renderlo uguale al gas naturale), certamente non avremmo dovuto preocuparci dei tagli alle forniture imposti dalla Russia.

Forse non tutti sanno (me compresa, fino a qualche giorno fa) che il biometano, a differenza dell’energia elettrica e del calore ottenuto con il biogas da discarica o da agrozootecnia, può essere facilmente stoccato in appositi impianti (che potrebbero essere dislocati in piccoli centri abitati o condomini o ancora residence) per essere usato al bisogno.

Un altro esempio di energia alternativa arriva dal Giappone (anche questa curiosa notizia l’ho reperita sul blog su citato)[2]: i giapponesi, si sa, amano le stranezze e proprio dal Sol Levante giunge un’idea parecchio sui generis. Che il Giappone sia sovrappopolato lo sappiamo tutti, che la metropolitana di Tokio sia frequentata in maniera ininterrotta altrettanto e, pensate un po’, la East Japan Railway ha pensato bene di sfruttare il flusso continuo di gente che entra ed esce dalla metropolita alimentando nientepopodimenoché alcuni gate con energia umana. Ciò avviene per mezzo di tappeti piezoelettrici in grado di immagazzinare sotto forma di energia elettrica la pressione che ogni individuo, camminandoci, esercita su di esso. Quando si dice trasformare la fiumana umana in energia!

Altri esempi del genere sono quelli che vedono lo sfruttamento dell’energia umana nelle palestre o nelle scuole sfruttando il movimento dei maniaci dello spinning o del tapis roulant[3] o le discoteche ecosostenibili di Amsterdam e New York[4] o quei ristoranti dove al termine della cena per pagare il conto si pedala[5]. Pensate un po’, esistono persino i parchi divertimento ecosostenibili dove le montagne russe funzionano a ritmo di pedale! Insomma, chi più ne ha più ne metta.

Sono questi esempi che si inseriscono in quella che viene oggigiorno chiamata bioeconomia, un’economia cioè basata “su risorse biologiche provenienti della terra e dal mare, nonché dai rifiuti, che fungono da combustibili per la produzione industriale ed energetica e di alimenti e mangimi. La bioeconomia comprende anche l’uso di processi di produzione fondati su bioprodotti per un comparto industriale sostenibile”.

La Commissione europea, proprio in questi giorni, nell’ottica di indirizzarsi verso l’impiego sempre più esteso e sostenibile delle risorse rinnovabili, ha predisposto un progetto chiamato “L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa”, con lo scopo precipuo di realizzare un’economia a emissioni ridotte, se non nulle, combinando “l’esigenza di un’agricoltura e una pesca sostenibili e della sicurezza alimentare con l’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l’ambiente”.

Insomma, le energie alternative esistono, più o meno particolari, più o meno innovative, anche se non sono decisive, e comincia sempre più a farsi strada una cultura del vivere sostenibile che si può esplicare in molteplici forme.


[1] http://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/criteri-progettuali/digestori-domestici-rifiuti-produzione-biogas-

[2] http://www.architetturaecosostenibile.it/curiosita/varie/tokyo-subway-energia-umana-cercasi.html.

[3] http://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/criteri-progettuali/produrre-energia-spinning-palestra-scuola-533.html.

[4] http://www.yeslife.it/component/content/article/45-classifiche/914-i-locali-piu-ecosostenibili-e-green-d-italia-per-un-divertimento-eco-chic.

[5] http://www.architetturaecosostenibile.it/curiosita/varie/calorie-zero-a-ristorante-hai-voluto-la-cenetta-e-ora-e-il-caso-di-dire-pedala.html.

5 thoughts on “Energie alternative a portata di mano

  1. la nostra tendenza di esseri umani sempre più “energivori” non consentirà mai di abbandonare fonti tradizionali e non rinnovabili di energia. Un problema che si creano solo gli scenziati che fanno previsioni negative a decenni, ma che non si creano assolutamente le grosse società di sfruttamento di giacimenti di petrolio, carbone e gas naturale. Questo soprattutto in considerazione di società emergenti (cina, india, brasile), cioè miliardi di individui che da economie prettamente rurali sono passate a economie industriali con aumento impressionante dei propri consumi energetici.
    Le iniziative che vedono l’Europa impegnata nel raggiungimento del cosiddetto obiettivo 10-10-10 entro pochi anni, rappresentano una sorta di tentativo teorico virtuoso di diminuire i propri conusmi passando per una progettazione con rigore nel campo del consumo energetico. Rappresenta tuttavia una meta non facile da raggiungere per molti stati membri. Anche se l’Europa raggiungesse con successo la diminuzione dei propri consumi energetici secondo gli obiettivi prefissati, la tecnologia attuale e quella dei prossimi 10 anni, non riuscirebbe comunque a compensare minimamente i consumi e le crescenti necessità energivore dei paesi emergenti.
    Questo scenario, che si basa sulle tendenze attuali (andamento del trend dei consumi energetici nel mondo) non vuole essere un messaggio di pessimismo che scoraggia il volere intraprendere strade virtuose di progettazione di case e beni con consumi energetici a basso tenore.
    Purtroppo ancora oggi l’economia delle energie rinnovabili e il relativo indotto, benchè diffuse in varie parti del mondo, non riesce a rappresentare un economia di scala mondiale come il petrolio, il carbon fossile ed il gas naturale, e non si può nemmeno lontanamente parlare di sostituzione dei sistemi energetici.
    Case a consumo energetico pari quasi allo zero, impianti per la produzione di energia termica ed elettrica da fonti rinnovabili di qualsiasi tipo (per la casa, per il trasporto), abitudini nuove per la riduzione dei consumi, tutte queste azioni contribuiranno sicuramente a diminuire i consumi energetici nel pianeta terra, ma saranno iniziative e azioni che solo una bassissima percentuale di abitanti dello stesso pianeta attueranno, se le vediamo in proporzione alle necessità di fornire energia a circa 7 miliardi di individui e alle abitudini di una stragrande maggioranza di abitanti del globo. Le tecnologie di riduzione dei consumi energetici dell’ultimo decennio sono ad un prezzo che non può essere sostenuto dalla maggior parte degli abitanti del pianeta, non essendo nemmeno possibile per moltissimi permettersi la fornitura di energia, più economica, proveniente dalla lavorazione delle fonti fossili non rinnovabili.
    E’ necessario seguire continuamente la strada del risparmio energetico e della progettazione delle case e dei sistemi di trasporto con l’impiego del minimo quantitativo di energia, sia essa di provenienza fossile che rinnovabile, ma è chiaro e innegabile agli addetti alla materia “energetica”, che l’uso delle fonti energetiche rinnovabili, considerati i 7 miliardi di abitanti, non sarà l’unico mezzo di salvezza per il pianeta terra nel futuro.
    Affinchè l’economia delle fonti energetiche rinnovabili e del risparmio energetico diventi un economia di scala mondiale (come petrolio e carbone) è necessaria una vera e propria rivoluzione “culturale” dei governi delle nazioni con il maggior numero di abitanti, senza la quale non ci può essere mai una svolta seria e decisa a livello mondiale. E fino ad ora Cina e Usa hanno solo scherzato in materia energetica; la Cina malgrado esporta panneli solari in tutto il mondo è più che altro interessata a conquistarsi contratti con i più grandi giacimenti di petrolio e carbone dell’Asia e dell’Africa e della Russia. Messe a paragone le cifre economiche dei pannelli solari e dei contratti per petrolio e carbone fanno ridere.
    La realtà energetica a livello mondiale di certo non fa il tifo per le energie rinnovabili, il tifo dei governi che contano è ancora fortemente marcato per le fonti fossili tradizionali.
    Conclusione: non facciamoci illusioni e speranze di abbandonare petrolio, carbone e gas naturale, fino alla fine dei nostri giorni. E gli stati che fino a qualche mese fa dichiaravano di voler chiudere impianti nucleari, stanno solo facendo propaganda in considerazione degli eventi recenti che hanno scosso le coscienze di massa. Passata l’onda emotiva degli incidenti gli stessi stati di prima continuano a produrre energia dall’atomo, perchè sanno che è economico e perchè le scorie da qualche parte poi si vanno a nascondere, senza le adeguate misure di sicurezza, perchè in fin dei conti l’essere umano è tanto debole e stupido. Questo fino al prossimo disatro nucelare.

  2. Ovviamente difficilmente ci allontaneremo dall’esigenza del petrolio, però l’ideale sarebbe integrare le fonti di energia tradizionali a quelle alternative che ci sono e sono diverse tra loro.

    Per quanto riguarda il nucleare, io non sono completamente contro: infatti se le centrali fossero costruite seguendo tutte le norme di sicurezza e le scorie fossero smaltite in maniera altrettanto corretta, risolveremmo tanti tanti problemi energetici.

    Per esempio in India si segue proprio questa strada: è una corsa al nucleare.

  3. il nucleare sarà ancora corteggiato senza tanto chiasso da tanti governi nei prossimi anni. Perché non esiste nulla al confronto per produrre tantissima energia con un costo irrisorio della materia prima se paragonato all’energia prodotta.
    Quando ci sarà qualche incidente in vecchi impianti, i governi faranno le loro belle dichiarazioni di smantellamento degli impianti, il tempo di far dimenticare l’onda emotiva.
    In teoria le misure di sicurezza dovrebbero rendere sicuri gli impianti, in teoria cioè nelle carte, ma non c’è nessuna società assicuratrice al mondo che coprirà mai i danni che la collettività e il territorio può subire in eventi quali Fukushima. Lo Stato solamente può risanare, ma se avviene in uno stato come l’Italia o la Grecia o altro stato europeo oggi, in pieno periodo di crisi, sarebbe una catastrofe senza soldi pubblici per la ricostruzione.
    Bisogna pesare tutti gli aspetti sulla bilancia, senza dimenticarne alcuno. Poi si possono fare tutte le scelte possibili.
    L’energia e il relativo approvvigionamento sarà il motivo delle prossime guerre sul pianeta Terra. E qualche stato sta timidamente cominciando ad accendere le miccie. L’Iran in questi giorni per voce del governo ha dichiarato alla stampa internazionale di voler tagliare le forniture di petrolio a Francia e Inghilterra. Speriamo siano solo dichiarazioni usate a scopo commerciale e non si rivelino realmente come l’annullamento di accordi contrattuali, perché in questo caso i paesi occidentali si vedrebbero costretti ancora una volta a dover esportare la famosa democrazia in medio oriente con le modalità che tutti conosciamo bene.

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