Hugo Cabret, viaggio nella fantasia

Ho sempre amato andare al cinema. Ultimamente però, le mie aspettative venivano sempre tradite, così, quando mi hanno proposto di andare a vedere Hugo Cabret, ho storto il naso, memore delle tante cantonate prese. Nonostante tutto, mi sono fatta convincere e, a parte l’esosità del prezzo di un film in 3D, con mio sommo stupore posso dire di aver visto uno dei migliori film mai prodotti da quella macchina fabbrica-soldi che è Hollywood.

Il film è stato diretto niente popò di meno che da Martin Scorsese, cineasta mai sopravvalutato, autore di decine di film cult, che col suo bel paccone di soldi a disposizione è riuscito, in questo film, a trasformare l’immenso universo immaginario in realtà, o quasi.

L’incipit del film ti proietta già in un mondo passato, precisamente gli anni successivi alla Prima guerra mondiale, a Parigi.

Le atmosfere sono quelle classiche dei film francesi: una stazione ferroviaria, i caffè parigini, il viavai di gente. La regia sapiente di Scorsese ci dà una visione generale della vita brulicante della gare de Montparnasse,  dove si svolge la vicenda, centro nevralgico della Parigi anni Venti.

Il film è tratto da un romanzo: “L’invenzione di Hugo Cabret”, è girato interamente in 3D e racconta di un ragazzino, Hugo Cabret, che vive alla stazione e lavora come “caricatore di orologi”, una vita che non gli piace, ma che gli permette di entrare a contatto con la sua passione: i meccanismi.

Tutto il suo piccolo essere è concentrato nel tentativo di dare vita a un automa, costruito anni prima e abbandonato in un museo. Questo automa, in particolare, ha la capacità di scrivere, e il piccolo Hugo, con  tanta pazienza, prova e riprova a farlo funzionare.

L’incontro con un vecchio giocattolaio, stanco e deluso dalla vita, e la sua dolce figlia adottiva, costituiranno l’innesco di una serie di avventure fantastiche, dietro al quale si cela una straordinaria storia di vita.

Questo film, a mio avviso, rappresenta l’omaggio di Scorsese al cinema, alla sua nascita, alla sua evoluzione e ai personaggi che lo fecero grande, fin dai suoi albori. Egli, in questo lungometraggio, mette dentro tutto quanto egli ama del cinema: la finzione, la possibilità di approfondire mondi “inesplorati”, di dare vita alla propria immaginazione, e tutto questo è reso magnificamente nella pellicola in questione.

Devo confessare che avrei voluto non finisse mai: per chi come me ama il cinema, è un film irrinunciabile, perché fa sognare, nutre la fantasia, riempie gli occhi e stupisce. E dopotutto, cosa altro potrebbe fare un film? Non vi resta che  andare a vederlo, non vi deluderà.

2 thoughts on “Hugo Cabret, viaggio nella fantasia

  1. Un film che mi ha sorpreso parecchio,in positivo logicamente,non mi aspettavo un film così ben fatto nonostante i nomi che ci stanno dietro!….

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