Cento gradi di separazione

Da piccola, la cosa che mi terrorizzava di più era essere infilata in un sacco nero dagli zingari.
Era talmente forte il terrore, che se ne vedevo uno in lontananza, cominciavo a spargere la voce agli amichetti del cortile, affinchè si nascondessero.
Venti anni dopo, la paura è passata, ma è rimasta a chi ha lasciato il cervello in stand-by e ha deciso, in maniera del tutto arbitraria, di non usarlo affatto.
Domenica scorsa ho assistito, mio malgrado, a una scena pietosa: nel campeggio dove, ormai da svariati anni, i miei si rifugiano per le vacanze, è arrivata una famiglia di slovacchi, che si sono posizionati proprio in prossimità della nostra “area”. Subito mio padre li ha aiutati a sistemarsi, ha fatto, insomma “gli onori di casa”. E fu sera e fu mattina, tutti in campeggio sapevano della provenienza dell’allegra famigliola (tra l’altro gentilissima, ci hanno persino fatto dei doni per ringraziarci dell’aiuto), per cui, quando si è scoperto che qualcuno aveva sostituito il catenaccio di uno dei bagni, tutti puntarono il dito contro i poveretti, la cui unica colpa era provenire dall’Europa dell’Est.

L’accusa fu di “camuffamento in abiti civili da parte di zingari”. No, non sto scherzando, è accaduto davvero: gli zingari camuffati sono tra noi, essi sembrano civili, sembrano gentili, ma in realtà, nel silenzio della notte aprono i bagni per rubare, mah, chessò, bagnoschiuma, saponette (ma come? non dicono che sono zozzi?!?) o forse, ancora meglio, rubinetterie datate 1970, roba che se le porti a un rigattiere ti sputa in un occhio solo, giusto per farti un favore.
La cosa mi apparve talmente grottesca, che il primo istinto fu di ridere a crepapelle, non riuscivo davvero a crederci, poi però l’indignazione prese il sopravvento e mi ritrovai a pensare a quanto siamo meschini noi umani e quanto ancora lo straniero rappresenti una minaccia a priori.

Non servono prove, il tutto è già stato stabilito dal destino che ha voluto che tu, poveretto, nascessi in Romania, nella Repubblica Ceca o in Ucraina; in più, per giustificare il tutto, ci inventiamo anche nuovi fenomeni sociali, come gli zingari camuffati.
I rom sono rom, poche chiacchere, non hanno bisogno di camuffarsi, anche perchè ritengo che ci tengano alla loro identità e che appaiano esattamente per quello che sono: persone che hanno la sfortuna di non avere una patria, che sono destinati a essere sempre dei rifiuti umani, perchè NON SONO ESSERI UMANI; forse sono frutto di esperimenti alieni mal riusciti, non saprei.
Ovviamente, non sono niente di tutto questo, sono persone che hanno uno stile di vita che noi, gente civilizzata di sto’ cazzo, non possiamo capire, perchè non ci abbiamo voglia di farlo e allora è molto più semplice girare lo sguardo e dire: “ah, gli zingari sono più ricchi di noi, guarda lì con che camper vanno in giro.” E così mettiamo a tacere la nostra coscienza, perché chi si professa povero e in realtà non lo è merita biasimo e massimo sdegno, e soprattutto, ne abbiamo una paura fottuta, quando di motivi per avere paura ce ne sarebbero un milione.
Poi però il palermitanazzo che lascia la munnizza e le scocce di anguria a mare o che alle due del pomeriggio attacca la musica napoletana a tutto volume o che si piazza in prossimità di parcheggi e ti chiede ‘u pizzo è tollerabile, vero? Sì, tollerabile quanto un bel pugno sullo stomaco. Uguale uguale.

Così sia, continuate a stare rintanati nei pochi centimetri in cui vi siete sempre mossi, continuate a tenere il cervello in stand-by, perchè questo è l’unica maniera che avete di vivere.

One thought on “Cento gradi di separazione

  1. Fortuna che tra tanta gente che non vede,rintanata dentro la loro caverna, brancolando nel buio più totale della loro ignoranza (perchè di questo si tratta), c’è chi si porta sempre dietro una candela riuscendo a tenere una luce accesa!Io confido sempre in queste persone e nel mio piccolo anch’io vado avanti nella mia “crociata” dei paesi non civilizzati come il nostro! =)
    Ironia a parte. Ho sempre pensato che nel bene e nel male l’uomo è sempre padrone del proprio destino, c’è chi, però, non sa cosa farsene!Peccato….

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