Reserve vending: il riciclo che conviene

Su questo blog e in ogni spazio multisupervirtuale e reale si parla continuamente di crisi.

Ogni giorno c’è una novità che dà una spinta in più verso il baratro della disperazione…

Tasse, imu, iva, cazzi e ramurazzi.

Le pagine dei giornali sono strapiene di articoli che raccontano di uomini e donne che, strozzate dai debiti, scelgono il suicidio e, insieme a loro, gli anziani che con le pensioni sempre più scarne si ritrovano persino a dover restituire soldi che secondo l’Inps hanno ricevuto per errore.

Insomma, in un momento di crisi come questo, ogni fegato di mosca fa sostanza…

Ognuno di noi sa che riciclare è un dovere di tutti, ma vuoi per lassismo, vuoi per ignoranza, vuoi per inciviltà, la maggior parte della gente se ne frega altamente e continua a gettare i propri rifiuti in maniera del tutto indiscriminata. E c’è da dire che in una città come Palermo, chi vuole far e la differenziata riscontra non poche difficoltà perché gli appositi cassonetti sono sempre pieni di altro o dislocati un po’ a caso. Però i tempi sono quelli che sono e una soluzione efficace per “educare” alla raccolta differenziata anche i “tascioni” che vivono a Palermo potrebbe funzionare se andasse a toccare ciò che di questi tempi sta più a cuore della propria salute: il portafogli. Consisterebbe nel proporre a chi ricicla una contropartita in moneta, molto meno nobile, certo, della coscienza pulita per aver rispettato l’ambiente, ma molto più spiccia.

Si tratta del cosiddetto reserve vending.

La novità è che in realtà non è del tutto una novità (scusate la tautologia).
Vi ricordate il “vuoto a rendere”? Quando la Coca Cola era confezionata in bottiglie di vetro e fuori dai ristoranti si vedevano accatastate casse con i vuoti di birra e di bibite?
Beh, questa era la prassi per ristoranti e bar, ma da una ventina d’anni era andata a farsi benedire in nome del credo “usa&getta”.
Il reserve vending non è altro che una versione evoluta del vuoto a rendere. Possono farlo tutti i cittadini indiscriminatamente.

In cosa consiste?

Al cittadino che riconsegna vetro, lattine e le famigerate bottiglie di plastica che produciamo a miliardi, si offre la possibilità di essere rimborsato con moneta sonante o buoni di acquisto.
In parti del mondo più evolute delle nostre, infatti,  all’ingresso o all’uscita dei supermercati sono state installate delle macchine che assomigliano a dei distributori automatici, dove però non si inseriscono soldi, ma rifiuti da riciclare, e in cambio si ottengono soldi o buoni di acquisto da spendere per fare la spesa.

Pensate a quanti rifiuti producete ogni giorno – plastica soprattutto –, pensate a tutte le volte che, fatta la spesa, contate le monetine nel portafoglio. In questo modo, dai rifiuti che normalmente andrebbero buttati via, potreste ricavare un po’ di soldi che di sicuro fanno comodo, soprattutto in questo momento che pare non finire mai e che sembra peggiorare di giorno in giorno.

Queste realtà esistono in tutta Europa.

In Germania, per fare un esempio, il reserve vending è stato inserito all’interno di una politica statale, evolvendosi: per legge, infatti, le etichette dei prodotti indicano, oltre al costo del prodotto, quello del contenitore. In questo modo quando compri qualcosa sai già quanto ti verrà rimborsato…Quindi, dopo aver pagato, nello stesso supermercato vengono smaltiti gli imballaggi, così da non doverli portare a casa. Inoltre, cosa succede? Dovendo pagare le società di smaltimento, le grandi catene di supermercati tedeschi premono sui fornitori in materia di quantità e qualità degli imballaggi, che sono così ridotti al minimo indispensabile, alleggerendo discariche e inceneritori.

Come si legge nel blog Architettura sostenibile:

“Secondo l’European Environment Agency, nel 2006, in Germania finiva in discarica solo circa l’1% dei rifiuti non trattati del Paese. Possibile fare meglio di così? Secondo il Governo tedesco sì e l’obiettivo è che entro il 2020 la Germania riesca ad eliminare del tutto le discariche e raggiungere il 100% del riciclaggio.”

E Italia come è messa? Anche da noi questo servizio esiste, ma si tratta solo di cosiddette “mosche bianche”, come per esempio avviene in Piemonte, in Trentino o presso alcune aziende virtuose italiane del settore, mentre in tanti paesi europei queste realtà che a noi sembrano così evolute fanno ormai parte della vita quotidiana, e a fare scalpore sono piuttosto coloro che non adottano queste pratiche.

Tralasciando il fatto che fare la raccolta differenziata dovrebbe essere un normale dovere civile, un atto che dovrebbe fare parte della vita di tutti, secondo me il reserve vending in Italia davvero potrebbe costituire il pungolo giusto perché molti si decidano a riciclare.

E tu lo faresti?

Per vedere come funziona guarda il video.

Aggiornamento del 15 gennaio 2012: il reserve vending sbarca anche a Palermo. con il nome di Ecocompattatore.

Aggiornamento del 21 novembre 2012: mini isola ecologica anche nel comune di Erice (TP): all’interno di un parcheggio di un supermercato è stata istallata un mini eco-compattatore che darà diritto ad un buono di acquisto in cambio del materiale di riciclo. Questo servizio di reserve vending oltre a far risparmiare qualche euro ai cittadini avrà l’innegabile vantaggio di diminuire il carico di rifiuti indifferenziati. Mica male, no?

Speriamo dia buoni frutti!

4 thoughts on “Reserve vending: il riciclo che conviene

  1. io e una mia amica abbiamo fato salsa in casa, in ogni etichetta scriveremo “vuoto a rendere”. Nel nostro piccolo possiamo reintrodurlo… e invece per introdurre in grande questo nuovo concetto di vuoto a rendere a Palermo, come fare? Associazioni? Comitati? Rivoluzionari? Macellarsi il fegato su tai mancanze fa male!

  2. Ecco cosa ci fanno con la plastica qui a Londra! I padroni di casa raccolgono cartone, vetro e plastica! Immagino lo facciano per differenziare, ma sospetto che facciano sto reserve vending!

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