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vecchi e o nuovi poveri

scatto di Gas Giaramita, da un pensiero di Noemi Venturella

 

Torino.
Passeggiare per via neoclassiche senza abbandonare del tutto la cecità egosintonica del nostro fisiologico narcisismo è incontrare questa immagine e porsi delle domande mentre ti dirigi altrove.

È un attimo.

Il problema degli altri modi in cui si vive, e quanti e quali; e quali i più poveri e i più ricchi o i più dignitosi. In fondo quelle scarpe sono pulite, come la plastica bianca del piatto e della posata con cui si era mangiato; e quello scatolo dà al tutto un senso di ordine non scalfito dal cassonetto dell’immondizia che abita dietro alla foto. 

Il problema della cecità e della sopravvivenza: chi è lei? O è “lui”? E dov’è ora? E quanti come lui? L’inverno è superato, e adesso? E noi al loro posto?

Quelle scarpe sembrano nuove, ma la parete di casa è un cassonetto.

Chi sono i poveri? Chi sono i veri poveri? Noi non siamo poveri. Forse siamo depressi.
Serve la rivoluzione “francese”; interiore, prima di tutto.

Monnezza.
Scatoli al posto di comodini, ché gli sconti dell’Ikea non bastano; ma noi di questo non ne sappiamo niente, anche se piangiamo.
E tv con la spina staccata. Il ruolo di quella non vecchia tv all’angolo, probabilmente lì a causa dell’assenza di decoder, del progresso quindi?
Altra immondizia.

Ci servono le brioches prima del decoder, lo sapeva Maria Antonietta.
Prima delle brioches il pane, ma questo no: non lo sapeva lei.

Per nascere ci serve autocoscienza.
L’autocoscienza, il realismo non necessariamente razional-becero, ma anche emotivo, ci aiutano a superare la suddetta cecità egosintonica del nostro fisiologico narcisismo, e a chiederci chi è passato da lì, se ci tornerà, come, e magari come sta e ci sta; e chi sarei io al suo posto.

Leggo: la Crescita e la Salute si determinano in contesti di Connessione.

Per il resto, i miracoli non esistono, e io a un certo punto arrivo al parco del Valentino; ma se non ho ignorato tutto ciò che c’è tra questo fotogramma e lui sono rimasta “umana”, spero.

 

La scoperta dell’altro d’altronde, è ciò che arricchisce tutte le nostre relazioni.
(Daniel Pennac)

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