In trash we trust: Palermo non può essere salvata

in trash we trust

Foto di Marilisa Dones

Siamo nel pieno dell’estate. Fa caldo. Il sole splende. La gente va al mare. E con il lettino e l’ombrellone arriva anche, puntuale come ogni anno, l’emergenza rifiuti. E non solo a Palermo, anche nella provincia, a Mondello, salottino marittimo del capoluogo siciliano, a Monreale, che con il suo Duomo attira fiumi di turisti. La Sicilia è sommersa dalla munnizza. Ecco. I turisti, loro che passeggiando per le strade della nostra città, invece di fotografare la Zisa o il Teatro Massimo, scattano istantanee del pattume che giace ammonticchiato nelle nostre strade, in ogni angolo e in ogni vicolo. Residenziale o popolare che sia. In  questo Palermo è molto egualitaria. Diamogliene atto. Non è una novità. Sappiamo che l’azienda municipalizzata, AMIA, preposta al ritiro dei rifiuti non versa in buone acque (ma quando mai ha goduto di buona salute?). I turisti che decidono di venire (per la prima volta, perché difficilmente tornano, e come dargli torto?) a trovarci si ritrovano in una città sporca, dove i cassonetti non vengono svuotati per giorni e giorni, in pieno centro storico, avvolti da olezzi indescrivibili, visto che le temperature sono altissime. Non va certo meglio quando dei geniali personaggi decidono di fare giustizia da sé e danno fuoco a questo pattume, facendo più danno che altro, sprigionando diossina. Altrimenti avremmo tutti il nostro rogo condominiale e potremmo eliminare questo problemino. E i turisti che vengono qui magari hanno avuto la fortuna di assistere a scene come quelle della settimana scorsa che ha visto un manipolo di delinquenti (perché tali sono, né più né meno) distruggere e divellere uno spazio pedonale, faticosamente conquistato, come Piazza San Domenico. Come se fosse normale che una delle chiese più belle della nostra città debba fungere da posteggio abusivo. E i negozianti, vogliamo parlare dei negozianti? Invece di mostrare lungimiranza, si alleano con questi personaggi, figli del malaffare, del racket, della MAFIA (non scordiamocelo!) e protestano insieme a loro, distruggendo le panchine, rovesciando le piante che ornavano la piazza. Quindi delinquenti anche loro. Né più né meno. Quelli che hanno partecipato, ovviamente. Quando ho letto di questa notizia, una sensazione di morte mi ha pervaso, un desiderio di fuga e di vergogna. Profonda vergogna. Perché io non mi riconosco in queste azioni. Questo episodio, oltre al subitaneo sdegno, mi ha fatto maturare una convinzione: Palermo non può essere salvata. Perché non vuole essere salvata. La mentalità reazionaria è così radicata, fin dalle viscere, di ogni suo abitante, che qualsiasi cambiamento viene visto come uno “sgarro”. Come i negozianti che lamentano un calo degli affari perché la gente non trova parcheggio. Senza dubbio – c’è da dire – il Comune e il suo Sindaco, che vuole fare la lotta ai posteggiatori abusivi (che io appoggio pienamente), prima di “strappare” le zone adibite a posteggi abusivi, dovrebbero creare dei parcheggi autorizzati. Su questo i negozianti non hanno torto. I cambiamenti vanno fatti, sì, ma con un minimo di raziocinio. E le macchine non possono sparire da un giorno all’altro. Questo è poco ma sicuro. Ricordiamoci inoltre che il 101, la linea più trafficata dell’Amat, ha pochi mezzi a disposizione e la puzza di ascelle e la prospettiva di stare schiacciati come sardine non è certo allettante. Nemmeno per me. Perché non preferire la propria autovettura e dirigersi verso i centri commerciali, dove un parcheggio è assicurato? Forse, mi viene da pensare, che la gente preferisca andare al centro commerciale perché non deve subire lo stress del parcheggio, delle strisce blu, della fascia oraria e dei posteggiatori abusivi. O forse no. Che importa? Ma sono sicura che i palermitani (magari non tutti, certo) preferirebbero tornare a passeggiare per le strade del centro, piuttosto che stare accalcati in sterili centri commerciali, se solo potessero parcheggiare senza avere un’ulcera e rischiare che la propria autovettura venga aperta puntualmente ogni qualvolta ci si rifiuta di pagare il pizzo al parcheggiatore. Ma ritorniamo al punto. Palermo. Dopo il mio ritorno dalla Spagna, pensavo di poter cambiare qualcosa, credevo di poter convivere con la sporcizia e con la mentalità “particolare” e “pittoresca”. La mentalità da palermitano. Ma dopo il primo anno le mie convinzioni hanno iniziato a vacillare e da un anno a questa parte mi sono resa conto che è una città senza speranza. Non c’è speranza di trovare un lavoro, non c’è speranza di cambiarla e invertire la rotta di questo andazzo. L’unica cosa che trova posto in questa città è la rabbia. Ognuno la sua. E forse Palermo ha proprio bisogno di autodistruggersi, per poter nascere dalle sue ceneri. Ma io non ho nessuna voglia di vivere tra la rabbia. Né di assistere a questo sfacelo. Palermo mi ha perso. Non appena ne avrò occasione, raccoglierò il mio cane, le cose materiali a cui tengo di più e farò fagotto. E non mi guarderò indietro. Resteranno solo gli affetti familiari, gli amici, il mare e il sole. La mia terra ha questo da offrirmi. A me non basta ed io ho smesso di combattere.

7 thoughts on “In trash we trust: Palermo non può essere salvata

  1. Comprendo benissimo il tuo disincanto. E’ vero tutto ciò che scrivi,però non credo che non ci sia proprio speranza. La voglia di riscattarsi e di vivere in un città degna di nome, è ancora avvertita, come testimonia l’ampia partecipazione alla manifestazione contro lo scempio di Piazza San Domenico.Credo che attesti anche un risveglio delle coscienze, di un sanso senso civico. A Palermo e ai palermitani non servono rivoluzioni. Non saremmo neanche capaci di iniziarle. Ma di concreti atti civili e rispettosi,sì. Come rifiutarsi sistematicamente di pagare il posteggiatore abusivo, per esempio. Pensa un po’ se lo facessimo davvero tutti..

  2. Questa città offre sempre maggiori esempi di reazioni civili: la manifestazione per ripristinare piazza San Domenico ne è un esempio mirabile, ma anche la larghissima partecipazione al Pride ne è un ulteriore esempio.
    Un anno fa di questi tempi avevo deciso di andare a Berlino: a cercare lavoro, per imparare la lingua e magari fare la magistrale lì. Poi sono successe un po’ di cose: mi sono innamorato; quello che era stato un impegno sporadico (Palermo Pride 2012) diventò un anno di impegno serio per organizzare il Pride nazionale (riuscito benissimo tra l’altro); mi sono reso conto che l’Università di Palermo (per lo meno per quanto riguarda il mio corso di studio) è una delle migliori.
    Questo per dirti che tutto consiste nel modo in cui si guarda alle cose: vale la pena restare, come può essere una favolosa esperienza andare.

  3. Non sono mai stato a Palermo, ma ne conosco l’immagine che viene fornita, un po’ confermata in questo post carico di delusione e tristezza. Quello che penso e che ho sempre pensato è che la fuga da questa ed altre città del Meridione produca due effetti: il primo è un certo impoverimento di cervelli, quegli stessi che potrebbero organizzare il cambiamento, il secondo è l’arricchimento delle città che vengono adottate dai cervelli stessi. Il problema è che la cosa non funziona al contrario, non ci sono giovani talenti che dal Centro Nord scendono per arricchire il Sud. Parlo con cognizione di causa, sono di Perugia, una città universitaria, dove la metà dei laureati provenienti dal Mezzogiorno si ferma a vivere in Umbria, Il divario non fa che aumentare.
    Detto tutto ciò, se hai scritto questo un motivo ci sarà ed io rispetterò ovviamente la tua decisione, aspettando che un’altra mente brillantissima venga o vada ad arricchire l’altra Italia.

  4. sottoscrivo le parole di MIrko. soffermarsi sulle cose che non vanno e descriverle solamente non le cambia. c’è uno spirito di iniziativa molto particolare in questa terra che sa di novità e sperimentazione che non può non affascinare le nuove generazioni.

  5. Allo scempio di PIazza San Domenico, Palermo ha risposto rimettendola a nuovo, manifestando la sua disapprovazione. Il sindaco era lì e sta prendendo provvedimenti contro i parcheggiatori abusivi. Palermo è una città che si sostiene su equilibri precarissimi e sulla volontà di resistere. Vive alla giornata, in nero, diciamo che sopravvive. Non so se possa cambiare, però voglio essere ottimista. Palermo stanca, con la sua cafonaggine, la sua superficialità, la sua sporcizia. Non biasimo chi se ne va, perché Palermo dà poco e niente, e cerca di arraffare tutto.

    • Sono contenta delle vostre risposte accorate. È vero che le reazioni civili sono più forti, ma si tratta pur sempre di minoranze. Fino a qualche anno fa facevo parte, anzi ero tra i fondatori, di Palermo Indignata, un gruppo cittadino (ancora attivissimo). Ad un certo punto, però, ho intravisto in me un senso di impotenza che mi faceva e mi fa stare male. Palermo stanca. Io sono stremata. Sono stanca di vedere auto in corsa che gettano rifiuti dal finestrino. O famiglie che dopo essere stata in Favorita o in spiaggia abbandonano i propri rifiuti, come se la prossima domenica non ci dovessero tornare. E magari saranno gli stessi che, nel vedere la spiaggia sporca, si lamenteranno per la cafonaggine dei palermitani. M’abbuttò dovermi rovinare borse perché per non gettare a terra la gomma da masticare sono costretta a richiuderla in uno scontrino e conservarla nella mia borsa, perchè i cestini sono stato divelti. Sono stanca di pestare escrementi di cane, perchè per i padroni fa troppa fatica. Sono stanca delle mafiuserie giornaliere che devo sibire giorno dopo giorno nella vita quotidiana. Sinceramente il problema non sono solo i parcheggiatori, a cui non dò mai un soldo. Il problema è la gente, anche quella ch in società viene definita per bene. Lasciamo stare i tasci e le persone che vivono nel disagio. Non ho compassione per quelli che ti fanno spallucce se gli fai notare che stanno agendo contro la legge, che non rispettano l’altro o il bene privato. E tante volte (non tutte per fortuna) sono persone che si riempiono la bocca di parole come “legalità”, “lotta alla mafia”, etc.
      Detto questo, in parole povere m’abbuttò. Io non odio Palermo, ma al contrario perchè la amo non voglio arrivare ad odiarla. Voglio andar via quando sono ancora al punto in cui da averne nostalgia (se mai me ne andrò, ovvio).

  6. Nella mia vita ho sempre lottato come un suino nel fango. Non smetterò per la mia città o comunque non dirò che mi sono arresa se intanto non sto facendo qualcosa.
    E se dovrò andarmene non sarà per una resa, ma sperando sempre di migliorare qualcosa.
    …….Non condanno la stanchezza, quella è – diciamo – caratteriale. Ma il non attivismo sì. Il non provarci per un tempo ragionevole sì. L’incoerenza sì. Ed anche il dire che è tutto uguale…. NON E’ VERO! Apriamo gli occhi! Ci sono evidentissimi miglioramenti.

    Certo, non possiamo prenderci in giro: i secoli di retaggi borbonico-barbarici li abbiamo sulle spalle. E i cambiamenti sociali sono duri a nascere, lenti nel tempo. Ma è iniziato qualcosa.

    Certo(bis), l’onnipotenza, quella che ti fa credere che certe cose si facciamo solo perché si desiderano, non esiste e se esiste è patologica.

    quindi, nisba, i tempi sono lunghi, è la realtà. Ma arrendersi ora NO! Io raccolgo le forze, e grazie per chi ci sarà già da adesso perché mi dà coraggio “civile” e “umano”.

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