L’Intellettuale mascherato

maschereL’essere umano è l’unica creatura al mondo che abbia una passione sfrenata per le maschere. Ne cambia molte durante la propria vita, spinto da un’atavica necessità di trovare un posto in una società che cambia più velocemente dell’umore di una donna che prende la pillola.
Nell’infinita teca delle maschere e dei travestimenti che l’uomo nei secoli ha amato indossare per dare un senso alla propria reale mediocrità ce n’è una in particolare che ha attraversato i secoli, cambiando sfaccettature per adattarsi di volta in volta al periodo storico in cui veniva utilizzata: quella dell’Intellettuale, engagé o meno.
Distinguere i reali Intellettuali da coloro a cui piace atteggiarsi come tali ormai è un’operazione ardua, quasi quanto distinguere Annamaria Cancellieri da un bue muschiato. Tranquillizzatevi comunque, con un po’ di attenzione in più ci si può riuscire.

Nei secoli che ci hanno preceduto, all’Intellettuale è stata richiesta una partecipazione attiva alle società di appartenenza, la militanza politica; fondamentale è stato spesso il suo contributo nel progresso sociale e nella lotta per l’attuazione di riforme.

E oggi?

Oggi l’Intellettuale, quello vero, è una specie protetta e a rischio di estinzione. Attenzione però a non fare di tutta l’erba un fascio. Di pensatori che hanno parecchio da dirci e da insegnarci il mondo è pieno e, purtroppo, molti di loro sono per lo più semi sconosciuti alla maggioranza della popolazione.
In un certo senso cosa sia un Intellettuale e cosa serva per definirsi tale nessuno lo sa ormai. Quindi è stato facile per molti usurpare questo “titolo” (vedi Fabio Volo). Per lo più abbiamo esempi di gente (uomini e donne) che, pur non avendo attitudini particolari o lampi di genio epocali, ha ritenuto opportuno calarsi in un ruolo che da un lato serve a gonfiare in maniera smisurata il proprio ego e dall’altro conferisce, apparentemente, un po’ di spessore ad una personalità fondamentalmente piatta come l’encefalogramma di Flavia Vento.
Per capire meglio, eccone alcuni esempi.

L’Intellettuale da salotto televisivo. Eccentrico nel vestire per sottolineare la sua repulsione per le regole del buon gusto, porta in genere occhiali con montature molto colorate, capelli scompigliati come se fossero stati sputati da un uragano e atteggiamento altezzoso. Perfettamente consapevole dell’ignoranza degli spettatori del programma in cui è ospite fisso, sa che basta infilare nei periodi parole desuete e spesso non connesse al resto del discorso per sconvolgere l’attività neurale di chi lo ascolta e passare così per persona colta e onniscente. Ama il monologo prolisso e le citazioni di filosofi greci. Crede di essere la panacea per tutti i mali della società e ha una spiegazione per tutto. Non ama il sole e, solitamente, scrive su riviste e quotidiani. Non apprezza l’essere contraddetto. Non gradisce l’essere accomunato ad un determinato partito politico, in quanto si definisce al di là di queste mere catalogazioni.

L’Intellettuale fazioso da talk show. Pericoloso pitbull da combattimento, non ha paura del giudizio altrui e ritiene di essere in grado di sbrogliare la matassa del sistema politico. Si avvale quasi sempre della protezione del presentatore del Talk che lo ospita e ha quasi sempre un qualcosa di cartaceo in mano, simbolo del suo potere intellettuale. È spietatamente ironico e sarcastico verso gli altri, ma di sé ha una stima che supera di gran lunga il suo reale valore come essere umano. Si presume che prima di ogni sua pantomima televisiva tiri di coca per rendersi credibile agli occhi degli altri, e soprattutto ai suoi.
Ama interrompere l’interlocutore e usare un linguaggio aulico quando parla con chi è più ignorante per sentirsi un gradino al di sopra. Rifugge invece il confronto con i veri intellettuali. Predilige essere in collegamento dal suo salotto, con alle spalle la sua fornitissima libreria, piuttosto che mescolarsi in studio con la plebaglia.

L’Intellettuale scrittore e/o poeta. Solitamente di buona famiglia, può permettersi di oziare e di non avere responsabilità alcuna. Si ribella al suo status di inetto e trova sfogo nella scrittura. Spesso ha un rapporto conflittuale con la madre, a cui però dedica libri e poesie. Non gli piace mostrarsi fisicamente agli altri a causa del suo aspetto poco piacevole e, per consolarsi, scrive sempre di casi umani, donne obese e rifiuti della società. Non avendo niente di intelligente da dire, si rifugia spesso nel luogo comune. Tra le immagini che predilige per arricchire i suoi scritti ci sono la pioggia, la depressione, la fine di un amore, le sigarette e la perversione sessuale. Di solito le sue citazioni sono le più diffuse sui social network. Anche se non si capisce mai che cazzo abbia voluto dire. Si vanta di aver letto una serie di libri e raccolte di poesie di gente morta suicida giovanissima o sconosciuta ai più. Considera poesia tutto ciò che ha una parvenza di rima e contiene le parole: mare, occhi, sangue, voce, capelli lunghi di donna. Il suo pregio è quello di saper modificare la sintassi e la consecutio temporum per adattarla al vuoto del suo cervello e dare quel tocco di eccentricità a ciò che scrive. Neanche lui ama le critiche e non prova vergogna nel fare pagare le sue inestimabili opere dai 20 euro in su. Ama le mostre fotografiche e l’arte concettuale, e soprattutto i sanitari riadattati ad opere d’arte.

L’Intellettuale pervertito. Ha in genere la vita sessuale di un monaco tibetano, non per scelta sua. L’unico amore che conosce è quello a pagamento. Vive in anfratti squallidi e sporchi, condividendo l’habitat con animali a sei e otto zampe. Riversa nei suoi scritti le sue fantasie erotiche, credendo fermamente di essere un precursore del genere. Secondo il suo punto di vista, ciò che scrive assume più valore quanto più usa un linguaggio osceno. Non ha paura di scrivere “sperma” e per questo si sente un essere umano libero dalle convenzioni, alternativo.

L’Intellettuale che piace alle donne. Consapevole della sua bruttezza, ha capito che deve puntare su altro per diventare un tombeur de femmes. Indossa occhiali da vista molto grandi, il capello riccio arruffato e la barbetta incolta (per dimostrare di non avere tempo per certe cose materiali). Indossa t-shirt di gruppi del passato e alterna maglioncini infeltriti a camicie a scacchi. Non è stato mai avvistato un esemplare che non avesse un libro in mano. Schierato a sinistra, non si rassegna al fatto che il comunismo è solo un’utopia del passato e continua a chiamare “compagno” chiunque. Ha letto, senza capirci una beata, tutte le poesie di Majakovskij e possiede solitamente un poster di Antonio Gramsci. Con la sicurezza del suo centone in tasca, lotta a parole a fianco degli operai, pur non avendone mai conosciuto uno. Non sa il significato della parola “lavoro” e continua a fare viaggi culturali a spese dei genitori fino ai quarant’anni, età in cui si evolverà in un altro tipo di intellettuale o si suiciderà. Per il suo fare misterioso e la sua conoscenza a tutto tondo di ogni branca dello scibile umano, ha le donne ai suoi piedi. Tira più un Intellettuale impegnato che un carro di buoi.

L’Intellettuale grillino. Categoria nata in tempi recenti quella composta dalla variopinta accozzaglia gestita da Beppe Grillo. Fieri di essere giovani colti e al passo coi tempi, si vantano di essere approdati al Parlamento grazie alla loro potenza di encefalo. Esponente di spicco di questa sezione di Intellettuali fasulli è Tatiana Basilio, la donna che sostiene l’esistenza delle sirene a spada tratta. Nati in una fabbrica di burattini, hanno la tendenza ad essere manovrati. Solo pochi di loro riescono a diventare dei bambini veri.

Diffidate dei falsi, non fatevi ingannare ed esigete sempre e solo Intellettuali originali con il bollino di garanzia.

N.B.: Ogni riferimento a persone realmente esistite è puramente casuale.

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