Diario di un sostituto Vol. II. Unus vestrum me traditurus est

Richard Lindner, Boy with MachineSono in ascensore insieme a lei e il mio sguardo passa in rassegna ogni pulsante.

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Poniamo cinque secondi di media per ciascuno, cinquantacinque secondi in totale. Dovrei farcela a non incrociare il suo sguardo dal piano terra al quarto. Non ho paura di lei, ma non mi fido dei miei occhi e di quello che potrebbero dire senza che io lo voglia.

Non mi sento di dire di «essere stato tradito» ma la sua confidenza oggi mi ha ferito.

Sono in sala lettura con il mio carrello pieno di libri di cucina e origami e non so come gestire questa situazione nuova e la tanto sbandierata «apertura mentale» non mi aiuta. Un desiderio non dovrebbe fare del male, ma Deleuze e Guattari avevano descritto con una certa precisione le macchine desideranti e il loro funzionare per discontinuità e solo se si sono incastrate e rimodellate reciprocamente. Sfoglio i libri che mi trovo davanti e cerco nel lavoro manuale l’atarassia che il pensiero mi impedisce di raggiungere.

Depossessione – Perdita del possesso degli altri e di sé – L’uomo maschio comprende che il fallo ha dei limiti strutturali e fantasmatici soltanto quando comprende di non bastare, di non poter andare oltre un certo limite.

In questa vertiginosa perdita di controllo chi mi ha tradito in fondo? Lei o il mio ego maschile? Non vedo nessun dolore intorno a me, leggo esigenze e flussi desideranti che mi attraversano e muovono i mondi che mi circondano e mi sento piccolo nel pretendere di poter spostare il centro gravitazionale su me stesso.

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