HIV mi piaci tu

Stupirsi al giorno d’oggi è diventato quasi impossibile. Dico “quasi” perché ogni tanto, quando pensi che tanto più in basso di così non si possa andare, si viene a conoscenza di fatti che inevitabilmente inducono a pensare che forse gli integralisti islamici non hanno tutti i torti quando considerano l’Occidente come una versione aggiornata e peggiorata di Sodoma e Gomorra.
Il degrado culturale, l’abolizione indotta di quella già scarsa moralità che credevamo di avere, sono sotto gli occhi di tutti. Chi ha la fortuna di avere davanti agli occhi, oltre al presente, anche un’importante parte di passato, vede chiaramente il baratro verso cui il treno del cosiddetto Primo Mondo si dirige a tutta velocità.

Chi non rimane attonito di fronte alle sempre nuove “mode shock” che arrivano dritte dritte dagli Stati Uniti? Certo, avranno pure inventato la Coca Cola, garantendomi una marcia in più nella lotta digestiva contro i peperoni e IL gnocco fritto (in quest’ultimo caso occorre digerire anche il voluto errore di concordanza tra nome e articolo) ma non hanno ancora sviluppato altri tipi di intelligenze. Dopo gli imbecilli che si lanciano dai tetti, i Neanderthal che si prendono a cazzotti fino a svenire (o crepare), quelli che inventano nuove droghe per sopportare una vita piena di tutto ma vuota come la mia carta prepagata, i nuovi vampiri e i completini intimi sexy per le dodicenni, c’è una moda che mi ha fatto rabbrividire.
Si tratta di un fenomeno che riguarda principalmente gli omosessuali ma che coinvolge anche molti etero, sia uomini che donne. L’Italia, sempre attenta a captare e fare proprie le iniziative più idiote che però ti rendono troppo avanti,  ha accolto anche questo. Detto in parole povere, esistono delle persone che desiderano essere infettate col virus dell’HIV. Per loro l’importante non è avere la salute, ma perderla per poter tranquillamente scopare a destra e a manca senza l’angoscia di mettere quel brutto, cattivo preservativo. Tanto non è detto che un sieropositivo arrivi allo stadio clinico dell’AIDS, e poi ormai la medicina ha fatto passi da gigante.
Come trovare delle persone infette che vogliono condividere le loro gioie e la loro fortuna con te? Beh, non è semplice. Innanzitutto devi essere iscritto ad uno dei tanti siti d’incontri (e già a questo punto la tristezza regna sovrana); qui, tramite chat specifiche, cominci a cercare il tuo “donatore”… e lo trovi.
Bugchasing, così si chiama. In inglese sembra una cosa fighissima. Una volta raggiunto il tuo scopo, o meglio, una volta scopato per il tuo scopo, sei finalmente sieropositivo. Finalmente puoi avere rapporti sessuali con chiunque, da bravo ninfomane, senza preservativo né pensiero alcuno, poiché un partner malato vuol dire sicurezza per via dei continui esami a cui deve continuamente sottoporsi. Sei sicuro quindi che almeno la sifilide e l’epatite C te le puoi scapuliare. E noi, poveri stolti, che guardiamo con pena e afflizione le tantissime vittime che l’AIDS continua a mietere nei paesi africani, i bambini divorati dalla malattia negli orfanotrofi in Romania dove muoiono senza nessuno che gli dia conforto, noi che ci ricordiamo dell’ecatombe tra gli anni ’80 e ’90, noi non avevamo capito che invece questa gente è (anche se nella maggior parte dei casi sarebbe meglio dire ERA) davvero fortunata!
Nel caso in cui vi sia venuta voglia di ammalarvi per essere finalmente individui liberi, guardate il servizio de Le Iene.

Mi chiedo cosa si inventeranno domani per dare un senso alle proprie vite. D’altra parte in questa fase storica in cui l’omologazione di massa è giunta al suo apice non c’è altro modo, per chi si sente piuttosto anonimo, di cercare di emergere dalla pozza di catrame in cui siamo impantanati tutti insieme appassionatamente.
Comunque sia, signori miei, tutto questo, come direbbe Antonio Conte: “È agghiacciante! Ho pauraaa!”.

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