Storytelling – La cura di Bianca

di Fabio Campoccia

La scala
AMICO-1: Ma sei davvero convinto che questo dottore sia bravo?
AMICO-2: Che scherzi? È un genio! Ha inventato da solo un nuovo ramo della psicoterapia moderna, una specie di cura miracolosa per casi difficili.
AMICO-1: Certo che però questo moderno dottor Freud poteva pure metterselo un ascensore nel condominio, dieci piani a piedi! Sono senza fiato.
AMICO-2: Ma stai sempre a lamentarti? Per Bianca io mi farei pure cento piani a piedi, ma l’hai visto com’è ridotta?
AMICO-1: Non farmici pensare, in quel letto, piena di tubi e cateteri, quasi non la riconoscevo. Se non fosse stata per la sua vicina che l’ha trovata chissà che sarebbe successo!
AMICO-2: Non dirlo neanche! L’hanno recuperata a pochi metri dalle porte del paradiso.
AMICO-1: Il solito buonista! Diciamo le cose esattamente come stanno: nel suo corpo era rimasto a malapena un quarto del suo sangue, il resto era schizzato fuori da tutti i tagli che si era praticata col suo rasoio.
AMICO-2: SEI UNO STRONZO! Un po’ di rispetto!
AMICO-1: Sei tu che preferisci inventarti favole. Ci riproverà! Lo sai!
AMICO-2: Non è detto!
AMICO-1: Io dico di sì.
AMICO-2: Io dico che non è detto.
AMICO-1: Io dico che ci riprovano tutti.
AMICO-2: Io dico che ci stiamo arrampicando su questa infinità di gradini proprio per provare a curarla.

Riflessologia emotiva
Il dott Xian Lee Pong sedeva su uno sgabello, dietro un magistrale sorriso rassicurante. Li guardava silenzioso e ammicante mentre versava tre tazze di thè.
La casa era il solito archetipo di ambiente orientale di tutti i guaritori: batik indiani a perdita d’occhio, ombrelli cinesi, maschere di bronzo, libri di magia, zanne di elefante, statue di Ganesha, lampade di carta, ideogrammi tracciati sui muri e mobilio rigorosamente Ikea!
I due ospiti del “medico” raccontarono dell’insana abitudine della loro amica: Bianca, con cadenza quotidiana, incideva con un rasoio le proprie braccia, poi mischiava il sangue gocciolante con ottimo vino rosso ed infine beveva il tutto in un sorso. Insomma, ognuno prende sonno come può, chi con tisane, chi con un buon libro, Bianca scavandosi nelle braccia con un rasoio.
Il problema è che le emorragie alla lunga hanno la pessima abitudine di ucciderti. Cosa che sarebbe successa a Bianca se la sua vicina di casa non l’avesse cercata insistentemente per delle ore, mentre lei era svenuta semi-dissanguata sul pavimento. E non avendo ricevuto risposta non avesse alla fine chiamato la polizia.

Il dott Xian Lee Pong ascoltò il racconto con attenzione e poi tra un sorso di thè e l’altro raccontò la sua innovativa teoria curativa ai due visitatori:
DOC: La teoria della riflessologia emotiva si basa su una relazione a catena fra le terminazioni emotive e l’organo in cui si localizza il dolore esistenziale. Queste terminazioni emotive portano l’informazione al centro energetico spirituale che elaborandola cancella il dolore. Nel nostro corpo circola “l’energia vitale” organizzata in canali profondi chiamati “meridiani energetici”, che nel loro tragitto passano attraverso “bottoni” energetici. Per un funzionamento ottimale l’energia deve scorrere senza impedimenti e lo spirito godrà di ottima salute, ma se si formano delle interruzioni, si genera una disarmonia. Questo squilibrio porta a malessere o malattia. Premendo i “bottoni” emotivi si ripristina la normale circolazione energetica e si riporta il corpo spirituale in equilibrio e quindi al benessere della persona.
AMICO-1: Ah, ecco “ripristinare l’armonia” dell’energia interiore del corpo spirituale. Lo dicevo poco fa al mio amico che “ripristinare l’armonia” è proprio quello che ci serviva…
AMICO-2: E non essere maleducato! Continui pure dottore, e lo scusi.
Il dott Xian Lee Pong tra un sorso di thè e l’altro fece finta di non aver notato il palese scetticismo di uno dei due visitatori e continuò come se nulla fosse:
DOC: Col passare degli anni la disarmonia si diffonde nel corpo spirituale, e si stratifica. Il dolore quotidiano, le assenze, il gelo affettivo costruiscono un vero e proprio “castello del dolore”. La gente fa finta che non esista, ma il castello si erge ogni giorno più alto e solido. Tuttavia un muro di cattive emozioni può essere spezzato con la tecnica della pressione emotiva. È molto semplice: ogni castello, ogni costruzione, anche la più solida, si regge su un punto nevralgico, su una colonna portante. È sufficiente abbattere tale colonna portante per demolire il castello del dolore con una poderosa reazione a catena. Bisogna applicare una “poderosa buona emozione” al punto nevralgico e il male crolla, come un castello di carta.
AMICO-1: Ah, ok e questa pressione nevralgica costa tanto?
DOC: Io non chiedo denaro! Io desidero solo diffondere la mia cura e riportare l’armonia universale.

Visite
Il dott Xian Lee Pong cominciò a visitare quotidianamente Bianca all’ospedale fingendosi un paziente. Restava ore ed ore nella sua stanza in attesa di una chiamata per un (inesistente) esame medico e nel frattempo le parlava. Non sappiamo se Bianca gradisse la sua presenza. Credo che lei a quel tempo non gradisse nulla e nessuno.
Parlavano del tempo atmosferico, del tempo cronologico, facevano la lista delle cose irritanti dell’ospedale e di quanto fossero sgradevoli tutte le infermiere. Parlavano degli orribili programmi televisivi e odiavano congiuntamente i personaggi del ciarpame politico mostrato nei telegiornali.
Ecco, per dirla tutta, il dott Xian Lee Pong non incoraggiava troppo i buoni sentimenti di Bianca. Anzi l’aiutava ad odiare il prossimo più di quanto lei da sola sarebbe mai stata capace di fare. Forse per questo lei si fidava di lui. E se non fosse stata la Bianca che tutti conosciamo forse sarebbero addirittura diventati amici.
In poche settimane tutte le ferite (fisiche) di Bianca guarirono e l’ospedale non ebbe più una buona scusa per trattenerla. E così Bianca ed il dott Xian Lee Pong si salutarono. O meglio lo fecero virtualmente perché l’ultimo giorno di degenza neanche si incontrarono. Ma Bianca è così, odia gli addii, come odia gli arrivederci.

Pressione emotiva
AMICO-2: Allora dottore, cosa ci dice? Ha trovato una cura? Bianca potrà guarire?
DOC: Tutti possono guarire. L’uomo per sua natura è portato ad essere felice. Non esiste un motivo definitivo che glielo impedisca. Serve solo trovare il percorso giusto.
AMICO-1: E lei ha capito come guarire Bianca?
DOC: Sì, certo.
AMICO-2: Davvero??? Ma è splendido! E come si fa?
DOC: Il suo castello del dolore è grande e solido ma poggia su un unico punto nevralgico nascosto nella sua infanzia. Bisogna farle provare una “poderosa buona emozione” collegata ad eventi vecchi di trent’anni. Dovete trovare un oggetto.
AMICO-1: Quale oggetto?
DOC: Andate a casa dei suoi genitori e nell’armadio della sua stanza dovete cercare un orsacchiotto grigio senza la testa. Dovete trovarlo! Anche se ci doveste mettere una settimana o un mese, dovete trovarlo! È quella la chiave.
AMICO-1: La chiave di cosa?
DOC: Rivedendo quell’oggetto lei sentirà di nuovo l’affetto che provava per l’orsacchiotto e rivivrà gli eventi che hanno portato al suo danneggiamento. Sarà un’emozione molto potente e localizzata sul centro nevralgico. Questa pressione emotiva innescherà la reazione a catena che manderà in frantumi il suo castello del dolore.

L’orsacchiotto
AMICO-2: Ecco Bianca, questo è un regalo per te!
BIANCA: Perché? Mica faccio il compleanno.
AMICO-1: Ma sì, dai, è un bentornata a casa. Ecco, siamo felici che tu sia di nuovo in giro.
BIANCA: Vabbè, lo apro ma poi andate fuori dai coglioni, ho bisogno di dormire.
AMICO-2: Ok, ok. Apri e poi ce ne andiamo.
Bianca scartò il regalo con lenta e malcelata indolenza. Ogni gesto le costava fatica ed era infastidita dalle attenzioni dei suoi amici. Finalmente la carta regalo gettata sul pavimento impolverato liberò il suo antico orsacchiotto grigio senza testa. Bianca non fu sorpresa di vederlo, ne fu piuttosto impressionata.
BIANCA: E che cazzo è ‘sta roba?
AMICO-2: Come cos’è? È il tuo orsacchiotto di quando eri bambina, non te lo ricordi?
BIANCA: Sì, e allora? Perché mi regalate una cosa che possiedo già?
AMICO-2: Vuoi dire che non provi nulla nel rivederlo?
BIANCA: Dovrei provare qualcosa a rivedere un vecchissimo orso senza testa e pieno di polvere?
AMICO-1: Sì. Dovresti… ehm… credo…
BIANCA: Ma mi state prendendo per il culo?
Non sapendo come gestire la conversazione che stava diventando complicata i due amici decisero di chiarire l’intento del regalo:
AMICO-1: Ok, ok, te lo spieghiamo. Ecco, rivedendo quest’oggetto avresti dovuto sentire di nuovo l’affetto che provavi per l’orsacchiotto e rivivere gli eventi che hanno portato al suo danneggiamento. Doveva essere un’emozione molto potente e localizzata sul tuo centro nevralgico emotivo. Questa pressione doveva innescare la reazione a catena che doveva mandare in frantumi il tuo castello del dolore.
BIANCA: Cosa?!?
AMICO-2: Certo, le terminazioni emotive portano l’informazione al centro energetico spirituale che cancella il dolore. Premendo il giusto “bottone emotivo” tutto il tuo dolore cristallizzato in un gigantesco castello doveva crollare. Ecco… l’orsacchiotto rappresenta la colonna portante del castello da abbattere. È semplice, no?

Non sappiamo esattamente cosa passò per la testa di Bianca. Non rispose subito.
Prima guardò i due amici come se fossero due alieni appena scesi sulla terra che nel loro improbabile linguaggio da alieni provavano a raccontarle la storia di un fumetto manga in voga sul loro pianeta.
Poi si rabbuiò per qualche secondo, un po’ come quando una nuvola carica di pioggia sta per crollarvi addosso mentre montate maldestramente la tenda in un campeggio.
Poi scrollò la testa avvilita come faceva la vostra professoressa di matematica durante i vostri vani tentativi di dare un valore plausibile a quella maledetta x.
E infine disse placida:
– MA CHE CAZZATE! NO, MA DAVVERO, MA CHE CAZZATE…
E cominciò a ridere.
Ci credereste? Bianca si mise a ridere a crepapelle, non riusciva a fermarsi. Quasi si soffocava. Continuò così per un sacco di tempo. Qualcuno dice che rise irrefrenabilmente per ore… addirittura giorni… ma poi scivoliamo nelle leggende metropolitane.

La cura di Bianca
Da quel memorabile giorno Bianca fece un sacco di cose. Fece il giro dell’Asia in autostop, rapinò una banca, imparò a parlare il swayli, si comprò una motocicletta, sperimentò e apprezzò qualsiasi tipo di droga, fece rafting, snowboarding, parapendio, bungee jumping, amò un uomo, poi una donna, poi entrambi, si tatuò un dragone sulla schiena, andò in India a cercare se stessa, non trovandosi riprovò a cercarsi a Las Vegas, fondò una religione nuova, scappò con i soldi dei fedeli, scrisse addirittura degli articoli su Abattoir!
Bianca fece queste e tante altre cose. Ma a nessuno e dico nessuno risulta che abbia mai più provato a farla finita.

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