Sguardi abbandonati

di Marina Cerami

Per molti di noi avere un animale domestico è una cosa naturale: quasi impossibile pensare alla propria casa senza la presenza di un cane o di un gatto che zampettano nel corridoio, preparare i pasti senza considerare un’altra bocca da sfamare, o andare a lavoro senza accertarsi che ci sia l’acqua nella ciotola nel caso avessero sete durante la nostra assenza. Per molti di noi, che siamo cresciuti con un amico fidato al nostro fianco fin da bambini, è sempre un po’ strano entrare in una casa nella quale quella presenza silenziosa e affettuosa manca, quasi fosse priva di quel mana protettore del focolare domestico, quello spirito che controlla e tutela tutti i componenti della sua famiglia. Ed è per questo che per molti di noi vedere un animale maltrattato, scacciato o peggio ancora torturato, è un dramma insopportabile che ci fa crescere dentro una rabbia e una insofferenza nei confronti di una mancanza di rispetto tanto grande.

Entrare in un canile è un emozione ancora più forte. Non si tratta semplicemente di vedere un cucciolo ferito per la strada; in quel caso il cucciolo può essere accolto, curato e magari adottato. Fare l’ingresso in un canile significa essere fissato da centinaia di occhi che non sanno più cosa aspettarsi dall’uomo, occhi spaventati, sospettosi, speranzosi, occhi che ti lacerano il cuore perché non puoi fare altro che dispensare qualche carezza a chi te la chiede così disperatamente e sopportare il peso di uno sguardo terrorizzato di chi si nasconde tremante dietro la propria cuccia perché dall’uomo non ha ricevuto altro che male. Entrare in un canile significa fare i conti con un lato dell’umanità troppo arido per capire che un cane non vuole altro che un angolino nella tua vita e con un altro lato che gli dedica l’intera esistenza, tra privazioni e sacrifici per dispensare ad ognuno di loro un attimo di affetto, un momento di serenità, la speranza di un futuro migliore, lontano da una gabbia piccola e affollata.

Entrare in un canile significa scoprire che per ogni animale adottato, ne arrivano altri dieci abbandonati; per ogni cane sano, ce ne sono altri cinque che hanno bisogno di cure mediche; per ogni cucciolo ci sono altri venti adulti che non vuole più nessuno e sono destinati a passare la loro vita dentro quelle gabbie e dividere la ciotola con i propri compagni di disavventura.

Avere un animale come compagno di vita ti insegna a vivere in modo diverso, ti aiuta a vedere con un altro sguardo e ti dona una sensibilità che dovrebbe essere nel cuore di tutti. Con loro ho imparato che una carezza non si nega a nessuno, che il tuo tempo non è così pieno di impegni da non poterti dedicare un poco anche a loro, che la casa senza di loro è un guscio freddo e vuoto e quando vi fai ritorno dopo una giornata di lavoro nessuno ti può accogliere come solo loro sanno fare. Crescere con un cane o un gatto ti insegna soprattutto che la mancanza di attenzioni verso gli animali è una mancanza di attenzioni verso se stessi, che la mancanza di rispetto verso gli animali è una mancanza di rispetto verso se stessi.

Seguo le vicissitudini dell’Associazione Sos Primo Soccorso Cani e Gatti già da qualche anno. Ho conosciuto le volontarie e le ho osservate prendersi cura dei 150 animali (tra cani e gatti) che abitano il vecchio canile in via Casalini. Adesso, dopo anni di rimandi, promesse, iter burocratici e tanta, tanta, tanta pazienza sono riuscite a farsi assegnare un terreno confiscato alla mafia per fare nascere il primo parco destinato alla cura dei cani e dei gatti. Il progetto è bello e ambizioso ma il lavoro è enorme e loro sono persone comuni, come noi, come tutti, e devono ripulire un terreno di 27 mila metri quadri a Falsomiele, costruire gli spazi per ospitare i cani abbandonati, mettere in piedi una clinica veterinaria per il primo soccorso e non dimenticarsi mai, mai, che nel frattempo, mentre si lavora da una parte, dall’altra, al vecchio canile, senza acqua né luce, i cani e i gatti che vivono lì hanno bisogno che ogni singolo giorno qualcuno pulisca le loro gabbie, qualcuno riempia le loro ciotole, qualcuno regali loro una carezza e un po’ di conforto perché chi li ha fatti arrivare dentro quelle gabbie non ha abbastanza cuore per se stesso, figurarsi per un animale che non chiede altro che un gesto di affetto.

Aiutare “Sos Primo Soccorso Cani e Gatti – Onlus” è semplice. Hanno bisogno di:
– croccantini per cani e gatti
– ciotole
– cucce
– coperte
– trasportini
– collari antipulci e antiparassitari (anche per gatti)
– bidoni da 10 lt
– lucchetti
– medicine ad uso veterinario e vermifughi.

Se invece volete addottare a distanza uno degli ospiti con un piccolo contributo,  qui troverete tutti i dati per effettuare le vostre donazioni.

2 thoughts on “Sguardi abbandonati

  1. sono cresciuto con i gatti, anzi, forse sono stati i gatti a crescere me.
    Uno di questi è arrivato a vivere 17 anni. Quando vanno via, in quello che un po’ tutti chiamano l’arcobaleno degli animali (c’è una leggenda a proposito), te la puoi raccontare come vuoi, ma è in effetti un lutto.
    Puo’ consolare l’idea che un animale in cattività a volte non arriva nemmeno ad un anno di età, per cui tenerlo o prenderlo con noi è come fargli vivere decine di vite diverse. Questo mi consola.

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