Monkey see, Monkey do: piccoli esibizionismi crescono

little-missQualche anno fa vidi in tv una trasmissione americana dove mamme isteriche vestivano le loro piccolissime figlie come troioni da sbarco, con capelli cotonati, abbronzatura artificiale, rossetto, ciglia finte e chili di cerone sulla faccia. Le piccole sculettavano e ammiccavano come ventenni davanti lo specchio del bagno di un night club per poi essere buttate su un palco come concorrenti di un concorso di bellezza per bambine.

La scena peggiore che ricordo è quella di una mamma che con la stessa durezza del Sergente Hartman che rimprovera Palla di Lardo, costringeva la figlia a non piangere mentre le spinzettava le sopracciglia, a dire della psicotica madre un po’ troppo folte.

Penso ancora con orrore a quando mia madre mi presentò per la prima volta la signora Pinzetta. Avevo, ahimè, delle sopracciglia no-stop che andavano spinzettate, pena: la faccia di mia madre schifata ogni volta che il suo sguardo si posava su di me. Erano pochi peli, ma faceva un male cane. Non oso immaginare il dolore provato da quella bambina di quattro anni che doveva persino trattenersi dal piangere.

Qualche anno fa una di queste piccole miss finì sulle prime pagine di tutti i gornali dopo essere stata trovata uccisa nella cantina di casa con il corpo pieno di evidenti segni di percosse e violenze sessuali. Le foto della bambina conciata come una starlette fecero il giro del mondo e destarono orrore, non certo per la fine che aveva fatto, ma perché le immagini di una bambina truccata come una donna avevano aperto uno squarcio su quello che accadeva dietro le quinte di questi concorsi di bellezza. Madri/manager che costringevano le figlie alla fame, ad estenuanti sessioni di trucco e parrucco, lezioni di danza, di canto e tutto quanto potesse farle vincere. Orribile vero? Quel programma di MERDA (Miss little America) venne cancellato dal palinsesto di Real Time, perché catalogato come diseducativo dai benpensanti del codacons.

Come dargli torto dopotutto? Nessun genitore di buon senso vorrebbe mai dare le proprie figlie in pasto alla cupidigia degli adulti, travestendole da Betty Boop nel migliore dei casi.

Inutile dire che tutti questi genitori che riversano le loro ambizioni fallite sui figli, costringendoli a una vita di sacrifici, lontano dai giochi e dalla spensieratezza che è propria dell’infanzia, meriterebbero di finire nel reparto carne macinata del McDonald, triturati e mischiati alle loro stesse ossa di merda, masticati dai loro stessi simili e lasciati a marcire dentro un contenitore dell’immondizia. Non so se ho reso l’idea.

E In Italia? No, signori miei, in Italia queste cose non le facciamo, noi i bambini li facciamo crescere privi di qualsiasi velleità artistica. Poi però otto milioni di persone si piantano davanti la tv a guardare  Ti lascio una canzone e improvvisamente gli italiani scoprono nei loro figli delle doti canore che Bocelli stesso si deve andare a nascondere. In realtà il pargolo è nella fase della lallazione, ma i genitori, che NON CI TENGONO AFFATTO, lo vedono già sul palco di Sanremo a cantare melensaggini.

“No, mio figlio, signora mia, non perché è mio figlio, ma ha una voce che ce lo giuro vero, quando canta mi tremano tutti i vetri, signora. Sì, ci ho fatto fare i provini per quel programma di Rai uno, che se non lo prendono, ci giuro vero, ammazzo a tutti”. E potete scommetterci che lo farà.

Il risultato è un’orda di ragazzini e ragazzine appena usciti dalla scuola materna che cantano Perdere l’amore di Massimo Ranieri, o Minuetto di Mia Martini o qualsiasi altra canzone assolutamente inadatta alla loro età. Immaginate il faccino tenero di una bimbetta biondina con gli occhi azzurri e le fossette: il ritratto di un angioletto innocente che canta: “Il mio cuore si ribella a te, ma il mio corpo no! Le tue mani strumenti su di me, che dirigi da maestro esperto quale sei…”

Ehhh??? Ma sul serio??? Una canzone che parla di una tipa arrapata che si farebbe scopare a testa sotto da un uomo, cantata da una bambina di dieci anni??? Roba che guardarlo senza vomitare dovrebbe essere impossibile.

Eppure, facciamo tanto gli scandalizzati davanti a scene di bambine vestite come Barbie, gridando allo scandalo, e non ci rendiamo conto che ogni giorno i bambini vengono sottoposti a un’esposizione assurda sul web, in tv, sulla carta stampata, su ogni possibile social media esistente sulla faccia della terra. Pensate davvero che ai vostri figli importi qualcosa che pubblichiate le loro foto su Facebook o i loro video su Youtube? Importa a voi, perché attraverso loro acquisite qualcosa: autocompiacimento nel migliore dei casi, o un ingaggio nel mondo dello spettacolo nel peggiore.

Un po’ come quando costringete i bambini a recitare la poesia di Natale davanti ai parenti ripieni di cibo e noia. Li fate esibire come scimmie ammaestrate per il vostro inutile ego rinsecchito.

E sì, i pedofili esistono, e sì, guardano le foto dei vostri bambini, i loro video su Youtube dove cantano, ballano, ridono e scherzano. Rubano i loro piccoli sorrisi, gli stessi che voi, malati di protagonismo, avete messo sul web sporcandone l’innocenza. E sì, voi ne siete complici.

Amen.

4 thoughts on “Monkey see, Monkey do: piccoli esibizionismi crescono

  1. Ma io ti aaaaaamooooooooo!

    Perdere l’amore cantato da un bambino di 11 anni vestito con camicia gilet e scarpe lucide! E milioni di telespettatori inchiodati alla tv. L’estate scorsa, a San Vito lo Capo, hanno fatto una serata in piazza con i bambini di “Ti lascio una canzone” e, naturalmente trovandomi li ho assistito alle prove pomeridiane: questi bambini si comportavano da stronzetti egocentrici. Bella voce, sì, però….

    Una cosa sulla quale vorrei far riflettere è questa: IL TELEVOTO!

    Usare bambini innocenti (?) per far entrare piccioli nelle casse della Rai è raccapricciante!
    Allo Zecchino d’Ora c’era il mago Zurlì e poi si decretava il vincitore. In “Ti lascio una coanzone” c’è la Clerici e il “via al televoto”. E un casino di gente da casa che alza la cornetta per far vincere il nipotino, il cuginetto ecc…

    • Infatti è raccapricciante, non capisco come si possa scandalizzarsi per bambinette truccate e non per cazzettelli di dieci anni che cantano canzoni per adulti che diventano pure divetti. Boh..lo zecchino d’oro infatti era una trasmissionr splendida, semplice, dove gli stessi bambini votavano, e le canzoni erano per bambini… tutta un’altra cosa. Amarezza.

  2. https://www.youtube.com/watch?v=TT8X_KdicSg : “Il fronte dell’uomo-qualcuno è il 1° partito del nostro paese”!

    “inutile ego rinsecchito” è splendido :D
    Bellissimo pezzo, fino a ieri ho assistito a un comportamento pieno di amore diseducativo di mia cugina verso suo figlio… Piccoli narcisisti/protagonisti/star di sto beeep crescono… Non oso pensare quanti problemi avrà sto bambini quando incontrerà la realtà …questa sconosciuta.

    ___

    Dal mio libro di psicopatologia:

    Per molti analisti, spesso i Bambini che sono stati usati come APPENDICI NARCISISTICHE [il termine ha una connotazione di sfruttamento quando la pers. non è riconosciuta nella sua realtà separata], sono + inclini a diventare adulti narcisisti: spesso i genitori “usano” un figlio per soddisfare i loro bisogni e mantenere la loro autostima. Per Alice Miller è possibile che i paz. narcisisti abbiano avuto un’importanza centrale per i genitori non per quel che erano veramente, ma per la FUNZIONE che svolgevano: al Bambino è dato sostegno, ma alla condizione implicita che egli cooperi con gli obiettivi narcisistici del genitore, realizzando tutte le sue ambizioni fallite e dando così alla famiglia una gloria riflessa.
    Il messaggio ambiguo di essere molto apprezzato, ma solo per il ruolo particolare che svolge, crea alla lunga nel Bambino: (a) l’idea che se vengono scoperti i suoi sentimenti reali (specialmente quelli ostili o egoistici) verrà rifiutato o umiliato; (b) l’incapacità di distinguere tra i propri sentimenti reali e gli sforzi di compiacere o impressionare gli altri.
    Questa situazione favorisce lo sviluppo di quello che Winnicott ha chiamato FALSO SE‘, cioè un Sé basato sulla presentazione di quegli aspetti che pensiamo siano socialmente accettabili.

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