Quella volta che Geppetto ordinò da Ikea

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in una lettera aperta di una coppia italiana che denunciava il fatto che la loro pratica per avviare un’adozione era stata respinta, udite udite, perché i due non avevano provato ad avere un figlio loro prima di ricorrere all’adozione e per questo ritenuti non idonei all’adozione. Con le case famiglie che scoppiano di bambini da adottare, ci si permette di porre il veto a chi, secondo una scelta ragionata, ha deciso di dare una famiglia piuttosto che farsene una alla vecchia maniera.

Quindi l’adozione deve essere l’ultima spiaggia, dopo inseminazioni artificiali, uteri in affitto, madri surrogate e chi più ne ha più ne metta. A me viene da pensare che c’è qualcosa di assolutamente sbagliato in questo e mi ha fatto venire in mente che noi esseri umani siamo dei fabbricanti di bambini incuranti del fatto che stiamo mettendo al mondo degli esseri umani per farli vivere in una società di merda, li fabbrichiamo/ordiniamo perché ci fa stare bene, perché ne abbiamo bisogno. E mi ha fatto venire in mente la fiaba di Pinocchio, un burattino nato da un attacco di solitudine di un vecchio falegname di nome Geppetto. Una fiaba che i nostri genitori ci hanno raccontato da piccoli, non considerando il fatto che oggi strepitiamo e ci scandalizziamo se Nichi Vendola annuncia di avere avuto un figlio da una madre surrogata, e lo farà crescere senza una madre, proprio come Geppetto.

Pinocchio non aveva mamma, ma solo un padre che, lo diciamo fuori dai denti, lo fabbricò, letteralmente, per tirare su qualche soldo:

«Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno; ma un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchier di vino; che ve ne pare?»

Che ce ne pare?? Geppetto, sei un mostro, te lo dico chiaramente! E sai che ti dico? Che te lo sei meritato di vivere per anni dentro la panza di una balena. Sei un mercificatore di bambini, sei un Nichi Vendola qualsiasi, sei un ordinatore di legno di Ikea (sotto le mentite spoglie di Mastro Ciliegio), che una notte, non perché si sentiva solo come abbiamo sempre pensato, ma per lucro, si è fabbricato un burattino di legno, che a volerla dire tutta, hai tirato su malissimo. Deve essere perché gli è mancata la figura materna, che si sa, è fondamentale per lo sviluppo psico-fisico dell’infante. Rappresenta la protezione, la tenerezza, che al povero Pinocchio è mancata per l’egoismo di un vecchio pazzo come te, direbbe la vox populi.

Geppetto è come Dio, che un giorno si sveglia e decide che l’Eden è un posto troppo solitario, pieno di strani animali senza un nome (perché, come recita la Bibbia, Adamo diede un nome a tutti gli animali), e campi di mele che non si potevano toccare (inutile chiedersi il perché allora li creò, è Dio, i suoi piani sono imperscrutabili). Prima mi crea l’uomo, sputando un po’ di saliva sul fango, perché quel giorno gli andava di giocare col DAS, me lo fa già in grado di intendere e di volere, così superiamo subito il conflitto/attaccamento alla madre, le nottate sveglio a cullare il pupo, a cambiargli il pannolino innumerevoli volte al giorno, a stare sveglio a capire se piange per le colichette o perché è nato stronzo e piange senza motivo.

No, caro Dio, tu sei furbo, come Geppetto. Almeno Nichi Vendola ha ordinato un neonato e si dovrà sorbire piagnistei e cacate notturne.

Ma in realtà non me ne frega nulla di parlare di Nichi Vendola e del suo pupo senza madre, ci basta già Adinolfi, col cervello ridotto a una nocciola per via del troppo grasso, a pontificare su quanto sia importante dare una madre ai propri figli. Se poi il padre se ne va di casa per sposarsi a Las Vegas con una tipa qualsiasi, questo è del tutto secondario.

Mi interessa piuttosto puntualizzare una cosa: siamo tutti degli ordinatori di bambini! Non importa che siate rimaste incinte perchè il vostro uomo vi ha ingravidato perché gli si è rotto il condom, o perché voi, sbadate, (ma chi ci crede!!) avete dimenticato la pillola anticoncezionale o perché lo avete pensato, immaginato e programmato. Aldilà di tutte queste cose, la verità è che tutti i bambini del mondo, già feti o embrioni, nascono con tutta una serie di optional che renderanno il pupo speciale. Come quando compri una macchina: puoi comprarla di serie oppure puoi decidere di avere i sensori di parcheggio, il climatizzatore automatico, tom tom incorporato ecc. In pratica, tutti ordiniamo bambini come se fossimo al fast food, stabilendo a priori come dovrà essere, secondo il sistema di valori che ogni genitore riterrà opportuno trasmettere al figlio, incuranti del fatto che, come Pinocchio, ognuno poi fa quello che gli va di fare seguendo le proprie inclinazioni.

Il Geppetto di Collodi non si sottrae a questo schema, e fin dal nome imprime nel ciocco trasformato in burattino la sua impronta da ordinatore seriale di Ikea, dandogli, tra le altre cose, un nome assolutamente ridicolo, che denota scherno:

“Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina.”

Capito? Lo piglia pure per il culo! Lo ha condannato, fin dal nome, a una vita di merda! Un po’ come quando incontri persone che si chiamano Eustachio Eustachi, Calcedonio Calcedoni, Tiberio Timperi e non puoi non pensare che sono degli sfigati senza speranza.

Quanti tra voi mamme e papà in dolce attesa non hanno mai detto: “Lo vorrei così, lo vorrei cosà” sperando in cuor vostro che quel desiderio venga magicamente esaudito. Lo volete bello, bello che tutti vi devono fermare a chiedervi: “ma com’è che v’è venuto così bello?” (in quel caso, chiedetevi se dietro una frase cosi non si nasconda un po’ d’ironia!), oppure, “ma come a tre anni già parla, legge e scrive trattati di matematica?”

Poi invece vi viene fuori brutto, antipatico, piagnone e completamente idiota.

L’amara verità è che nessuno è realmente consapevole del fatto che i vostri figli sono “altri da voi” e che il più delle volte tradiranno tutte le vostre aspettative e le speranze che nutrivate per loro, volte a soddisfare le vostre esigenze o colmare le vostre carenze.

Non si scappa da questo paradigma, ecco perché credo che siamo tutti dei Geppetti/Vendola che ordinano bambini su un Amazon qualsiasi, ecco perché l’adozione sarà sempre l’ultima opzione (aldilà delle enormi ed evidenti difficoltà di adottare), perché non potete immaginarlo e successivamente plasmarlo, farlo funzionare da contenitore delle vostre frustrazioni/aspirazioni, sarà sempre “altro da voi” e questo vi è insopportabile, perché i figli ci appartengono, e da Geppetti ci trasformiamo in Mangiafuoco in grado di manovrare i fili delle loro esistenze.

3 thoughts on “Quella volta che Geppetto ordinò da Ikea

  1. Poi la vita comunque si prende le sue rivincite. Tipo quando dopo 2 anni di matrimonio/convivenza, dici a tua moglie: “dai è ora” e lei ti risponde: “EH?” e cominci a programmare giorni e date e rivoluzioni cartesiane e serate romantiche(!!!) senza ottenere nulla.
    Miriam, la prima, è arrivata “all’improvviso” (vabbè si dai, senza precauzioni): una doppia striscia Rossa prima del giorno di Natale.
    Volevo un maschietto, ma giusto perchè, a mio dire, mi sarei sentito a disagio… e vabbè dai… giusto perchè volevo tirare quattro calci al pallone. Mia moglie si ricorda ancora la faccia che ho fatto alla morfologica… e la stessa faccia (che invece non ha visto) quando ho stretto per la prima volta tra le braccia quel fiocco rosa… anche se con un problema al piedino che ci ha tenuto impegnati per tre anni in giro per gli ospedali.
    Quando pensavamo di risparmiare migliaia di euro in pannolini, dopo 3 anni, è arrivata Giulia, un terremoto di gioia inaspettata: 3 ore di sonno a notte, coliche, e broncospasmo perenne.
    Quanto al loro futuro spero solo siano felici, qualunque siano le loro scelte di vita. Non abbiamo ambizioni represse o desideri particolari. Rompono e ci fanno felici; occupano e svuotano la vita allo stesso modo di due amiche/coinquiline psicopatiche ed egocentriche.

  2. Ciao Marco, grazie, intanto, di averci fatto dono di uno spaccato di vita cosi importante nella vita di un essere umano. Quello che penso io francamente, seppur da non genitore ma da grande osservatrice del genere umano (almeno ci provo) è che spesso certi meccanismi sono proprio inconsci, per quanto si provi a rimanere “distaccati” il coinvoilgimento emotivo è tale che, senza alcuna cattiveria però, spesso si fa fatica a vedere i figli come esseri umani a sè stanti piuttosto che “propri prodotti” e per questo, chi più volutamente chi meno, influenziamo le scelte dei figli, i loro carattere, le loro inclinazioni. Cioè lo abbiamo deciso noi di farli nascere, sono nostri, ci appartengono. Se ci fossero capitati fra capo e collo già belli formati sarebbe stato diverso. Diciamo che la mia riflessione verteva più su questo. Non volevo in alcun modo urtare la sensibilità dei genitori ma solo di riflettere su quanto la storia di fare figli vada oltre il tanto decantato “atto d’amore”.

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