Prima di primavera

Dice che è primavera. Boh, io non lo capisco più sto tempo dei “malivistuti”, un giorno ributto il cappotto dentro l’armadio perché il caldo è insopportabile, il vento dell’Africa soffia forte, mi scompiglia i capelli, mi fa andare la sabbia sui vestiti stesi in terrazza, il giorno dopo mi tocca ripescare il cappotto dall’armadio, a che ci sono prendo pure la sciarpa, visto che il vento da africano è diventato siberiano.

Primavera strana questa, che si apre con brutte notizie al TG e mi ritrovo a pensare che dovrei fare le pulizie di primavera dentro di me, invece sto qui incollata ai social nella speranza che un barlume di positività filtri attraverso i vari post su Salvini che si fa i selfie davanti ai luoghi dell’attentato, alle dichiarazioni di chi dice “ma chi mio figlio? Quello che ha ammazzato per vedere l’effetto che fa? A lui il pisello non ci piace, ci piace la fica, a tutti in famiglia piace la fica” o Adinolfi che ci concede il lusso di sentirci più intelligenti che mai quando lo sentiamo esternare minchiate omofobiche, tipo che Kung-fu Panda sarebbe un film pro gender perché Pow, il panda, vive con due padri, uno naturale e uno adottivo. Inutile fargli capire che i due non hanno alcuna relazione fra loro, lui tira dritto con i suoi centocinquantachili di idiozia come un caterpillar in Viale Regione Siciliana. Che poi noi eravamo quelle che guardavamo Lady Oscar come se non ci fosse un domani, non mi risulta che siamo tutte aspiranti meccaniche/muratrici, o se lo siamo la colpa non è di Lady Oscar.

Amen.

La primavera mi fa starnutire talvolta. Si porta appresso aspettative, sogni, chili accumulati durante l’inverno (tanti chili!), speranze, sorrisi, sapori, salsedine e sabbia sui piedi. Eppure, questa primavera è fatta di venti di guerra, di bombe sganciate al mattino, mentre la gente è in metro, persa nei propri pensieri “ho una consegna”, “speriamo vada bene la riunione”, “ho i bambini da portare al parco”, “devo andare a trovare mia madre”, “spero che il prof non mi rimandi in matematica”.

La vigliaccheria di un momento che dura un momento e spazza via tutto, pensieri, scadenze, consegne e lascia solo macerie, polvere e corpi dilaniati. Una primavera fatta di muri di filo spinato e uomini disperati, frontiere chiuse, invasioni da contenere. Che primavera è mai questa? Continuiamo a sorridere, a guardare la tv, a farci i selfie, a incazzarci per tutte le piccole grandi cose che ci succedono, perché, facile a dirsi, la vita deve andare avanti, ma non vi sentite tutti un po’ fuori posto, adesso? Oggi altri due kamikaze si sono fatti saltare a Baghdad e Pakistan, non vi assorda questo silenzio mediatico? L’altra sera mi sono ritrovata a piangere per un servizio sulla mattanza delle balene in Danimarca. Siamo al punto che ci commuoviamo per degli animali e rimaniamo quasi del tutto indifferenti verso chi tutti i giorni affronta dolori indicibili.

Che primavera è mai questa? Che quelli di Almaviva scioperano da giorni per tenersi un lavoro di merda. Iosonoalmaviva e mi verrebbe voglia di dirgli “mandateli tutti a fare in culo, lasciatelo fare ad altri sto lavoro assurdo, inutile, che non soddisfa, che non gratifica!”, ma potrebbero sputarmi in faccia, perché un’alternativa non c’è, non è stata prevista.

L’altro giorno, un signore alla fermata del bus mi ha chiesto se fossi appena uscita da lavoro, sì, gli dico, “faccio un part-time”, aggiungo. Lui mi guarda, la sua bella barba piena, gli occhiali d’osso, il cappello calato bene in testa, mi guarda, sorride mesto e mi dice: “Vi hanno proprio messo nel sacco a voi giovani, eh?”, “Eh” rispondo con un mezzo sorriso.

Vorrei una primavera dove poter uscire da quel sacco in cui ci hanno messi. Prima di Primavera, proverò a uscire da quel sacco.

3 thoughts on “Prima di primavera

  1. Ci hanno messo nel sacco sì. ‘Sti stronzi. E io ora devo espatriare 6 mesi per una lavoro stagionale. Ci hanno messo nel sacco. Ma ce lo hanno messo anche in quel posto!

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