Cose di cAsa Nostra

La mia coinquilina cinese dice che lei non ha mai votato e neanche i suoi genitori, perché in Cina nessuno vota tranne i rappresentanti. Ride, è stranita dal nostro fervore. Poi mi manda un messaggino mentre sono in doccia: vuole spiegato come si vota e vuol anche venire con me a vedere come si fa. Mi spiega che i suoi compagni di università non voteranno perché c’è il sole e andranno al mare. A “Mondelo”, con una “l”.
Al mare, penso. Certo. Vanno al mare loro, su due gambette rosee saldamente poggiate al culetto parato da chi col mare ha costruito i conti in banca dei papini.

Certo bisogna farne di strada | da una ginnastica d’obbedienza | fino ad un gesto molto più umano | che ti dia il senso della violenza | però bisogna farne altrettanta | per diventare così coglioni | da non riuscire più a capire | che non ci sono poteri buoni. (De André, Nella mia ora di libertà)

Eppure non è mai stato così facile e sereno votare. Il cielo azzurrognolo lo scriveva in molte lingue. Gli impiegati del comune mi hanno fatto fretta: “Forza! Forza signorina! La stiamo aspettando! Guardi: non c’è fila! Corra!!!”, detto da lontano con un sorriso sopra e sotto i baffi; immagino quanto venga pagato il loro straordinario, ma mi piace lo stesso. C’è del fervore e ne abbiamo bisogno. Poi nelle scuole l’apprensione per la bassa affluenza, ma è ancora mattina e ci crediamo. Ci speriamo che le genti non siano così coglione da fare altro, foss’anche pulire casa dopo 27 giorni. E allora cerchiamo di convincere i parenti; stiliamo pensieri e imperativi kantiani sui social; scioriniamo idee morali col mal di pancia procurato dai molti nei di Renzi che ripetono tutti in coro che non c’è bisogno di risocializzare il mare e gli spazi, che non c’è bisogno di pensare alle rinnovabili, che “La vita è bella! Perché ca…spita votare?”, tanto alla fine saranno solo “piccioli iccati”.

Il ministro dei temporali | in un tripudio di tromboni | auspicava democrazia | con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni. (De André, La domenica delle salme)

Insomma, abbiamo mandato a puttane il diritto/dovere di voto, in buona compagnia dell’idea non consumistica del #NOTRIV. Coerentemente con ciò, il 6 aprile corrente anno Rai 1, generalissima e generalisticissima, ospitava la Life della famiglia RiinaAlla mia mente malata, le due cose appaiono più che collegate. Come mi sembrano collegate con la pandemia nazionale degli espedienti e delle furbizie para-mafiose alla Vespa. Perché… dove sta la differenza tra chi non vota per prolungare il suo riposino, i Riina e i “mattatori” televisivi?
Non vi offendete, ma per me il punto in comune c’è. Lo trovo nella normalizzazione televisiva della Mafiopoli individualista del 2016, con i Totuccini vari che si trovano mestieri alternativi (dalla guida turistica per ricchi nobilastri all’Hotel delle Palme ai libri sulle sacre “cose di casa loro”) e vengono gentilmente invitati in Rai col beneplacito della folla. La stessa folla che, invece di tirargli uova fetide di 3 chili e mezzo cadauna per procurargli (con orgoglio) un trauma cranico e farlo stare finalmente zitto, si guarda il vispo Brunetto, mangiata viva dalla curiosità sulla vita domestica dei Riina. Badate che è una cosa potente questa, non solo un’astuzia da audience! Normalizzazione della devianza, si chiama. E la mafia ci fa all’amore da sempre.

“Una delle strade vincenti da sempre seguite da Cosa Nostra è proprio quella della normalizzazione, dell’assimilazione graduale, al suo interno, di territori della normalità e di estensione, all’esterno, delle regole del malaffare che – supportate da politici compiacenti e mass media distratti – possono diventare LA NUOVA NORMALITA'” (A. Dino).

Eppure, in Italia i figli di Totò ‘u curtu pubblicano libri che qualcuno , anche solo per curiosità, comprerà. E leggerà. Dando i suoi soldini alla Riina’s Family. In tempo di crisi. Vuotando il portafogli per curiosità. E in nome di quella stessa libertà d’espressione per cui gente onesta è morta lottando contro fascismi vari.

Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti.” (Primo Levi)

Ma tu, massa ingenua e non votante! “Che ne sai tu di un campo di grano?” E di quei tubi micro-catodici da cui Renzi ha minimizzato artisticamente il potere del voto? E della mafia? Tu che ne sai?
Toglimi una curiosità: tu cosa faresti se domani qualcuno dei tuoi miti “A-Abbronzatissimi” ti rivelasse chi hai favorito restando al villino ad arrostire cacoccioli in panciolle? Firmeresti petizioni on line per la riapertura immantinente dei seggi? O ti fustigheresti in pubblico di fronte a Cinecittà per ottenere il perdono della divinità? Cioè se qualche figone di Mediaset Premium avesse quel briciolo di competenza per rivelarti che era tutta strategia e per disintegrare i tuoi prosciutti-da-occhi dicendoti che le tv oggi servono a persuadere gli stupidi… E se, inoltre, ti suggerisse anche di buttarle dal balcone, invece di comprarle sempre più ergonomiche e ultrapiatte …Che faresti tu?!?

Ok, non piangere. Era uno scherzo! Tanto “non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che appare in televisione” (Lo Verso G.) e “non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che è utile al partito” (Stalin) (cioè a Mafiopoli) …quindi tranquillo! Ché mica esiste più differenza tra vero e falso, tra pubblicitario e storico! Tutto “è sempre più spesso frutto di una frettolosa informazione giornalistica, attenta a seguire i gusti di un pubblico pensato sempre a caccia di scoop e di sapori forti, piuttosto che frutto di una seria osservazione dei fatti” (A. Dino). Perció non si vota, non se ne fa niente! Ok? Trivellateci tutti!!! Che problema c’è compà? Noi non marciamo! Noi andiamo al mare!

(…Invece di esercitare diritti e doveri. Invece di marciare per ragazzi che ricevono pallottole in testa in centro città. Invece di scoperchiare cassonetti non per gli ex-Pip, ma per i furti di dignità che subiamo ogni giorno, OGNI GIORNO, con l’abbrutimento pubblicitario delle vie a cura di cartelloni e spot di ogni tipo. Con le anoressie emozional-corporee e le infelicità distribuite come pane agli affamati da tv che mal-attuppano i buchi mentali. Con le politiche che sgomberano i centri di cultura, ma non bonificano – non sia mai! – i centri di malaffare.)

Noi, che siamo un popolo splendido dentro. Che meriterebbe la Damnatio Memoriae insieme a Vespa, contro cui c’è pure una petizione volta a prenderlo a calci in culo che se volete potete firmare.

Ode a lui che, al pari dei crocifissi diafani da camera, continua fiero e imperterriro a farci compagnia nelle nostre misere serate (s)CULturali in case precarie o in affitto …come le nostre menti.

A questo punto conviene chiederci se mai esiste un pensiero,
anche sociale e politico, oltre che morale ed etico,
che indichi una strada da percorrere per il sollievo dell’infelicità e del dolore
in alternativa a quelle molteplici indicate dai mezzi di comunicazione di massa
o dagli spot pubblicitari.”
 (Sartori e Nicoletti)

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