Cambio Isola e divento sarda

“Buongiorno […], ho bisogno dei suoi documenti […] ecco, queste sono le sue chiavi…”
“Signorina, lei non è di qua, vero?”
“No, sono siciliana”
“E che ci fa in Sardegna?”

Bella domanda! In genere, per sdrammatizzare e far rilassare il mio interlocutore (che nella maggior parte dei casi è un cliente rompipalle), rispondo “Eh, stavo tornando dalle vacanze e ho sbagliato isola!”.
Ho cambiato isola. I miei lettori ormai lo sanno che mia mamma mi chiama “la Zingara” perché non so mai stare ferma. Che ci volete fare? Devo muovermi, chi si ferma è perduto! Che poi “la Zingara” mi fa pensare a Cloris, ve la ricordate? Quella de “La Luna Nera” e, di conseguenza, alla Littizzetto che la imita a Mai Dire Goal – bei tempi! – con la sua “merda secca”.
Ma merde secche a parte, pensavo di trovare un mondo diverso (fatto di sesso, chi vivrà vedrà) e invece niente. Isolani sono, ajò! Da quando sono qui ho imparato a dire “ajò” ed “eja”. Ché prima li confondevo, ora ci sto attenta perché “ajò” vuol dire “andiamo” ed “eja” vuol dire “sì” (o comunque un verso affermativo). Noi per dire “andiamo” abbiamo il bellissimo “amunì” e per il “sì” l’ancora più bello “ ‘nca ciettu!”. Loro tre lettere e via!
Però ho notato che sono molto attaccati alla loro terra. Adesso, non so se è perché sono in un paesino turistico, ma trovatemi un supermercato a Palermo che vende tazze, mappine e presine con la bandiera della Sicilia! Non c’è un’automobile che non esibisca l’adesivo con la bandiera della Sardegna. Bandiere ovunque. Ichnusa everywhere! Ichnusa, a quanto pare, è l’antico nome della Sardegna, ma adesso è una birra.
L’altro giorno ho nominato la “Trinacria” ai miei colleghi e non sapevano cosa fosse. Un po’ sono morta dentro. Ma è colpa nostra: noi non ce ne andiamo in giro con le magliette o le bandiere con scritto Trinacria. (A parte quelli del movimento dei Forconi e, all’occorrenza, Salvini – ma quello, per quanto riguarda le felpe, è un caso a parte).
Il Banco di Sardegna, comunque, mi ha fatto un’offerta che non potevo rifiutare (cit.): un conto corrente gratuito per sei mesi, il tempo che mi scambio gli assegni del lavoro stagionale e poi lo chiudo. Giusto per far capire che “tanto noi abbiamo soldi da buttare, mica come il Banco di Sicilia che si è venduto all’Unicredit!”.

Il mistero più misterioso di tutti rimane, però, l’utilizzo del famigerato pane carasau! Un’ostia marrone chiaro croccante che non puoi farci la scarpetta, non puoi inzupparla nel sughetto del pomodorino-olio-origano, si spezza con un grissino e va a finire che ti mangi il grissino, che almeno se lo inzuppi in qualcosa si ammorbidisce. Mi manca il pane siculo. Ma che ne sanno i sardi della mafalda! Della giuggiulena!

E comunque sono rimasta parecchio scioccata nell’apprendere che l’intera popolazione della Sardegna, terza regione più grande d’Italia (dopo Sicilia e Piemonte), eguaglia in numero la popolazione di Palermo. Cioè, immaginatevi tutti i cittadini palermitani presi e sparsi per la Sardegna. Palermo sarebbe bellissima! Scherzi a parte, non si sentiranno un po’ soli? Almeno, però, stanno comodi ché c’è spazio per tutti! Non c’è la vicina che si affaccia dal balcone a 20 centimetri dal tuo e urla alla zia Concetta del quarto piano se è passato il camioncino dello sfincione!
Nostalgia canaglia a parte, qui mi sento davvero come a casa. Sarà forse perché nel complesso di appartamenti dove abito sono tutti palermitani e sciacchitani? Beh, potrebbe essere una motivazione plausibile.

In compenso, buonissimo il purceddu! E comunque, ci tenevo a dirlo, a me i sardi piacciono. A beccafico però.

3 thoughts on “Cambio Isola e divento sarda

  1. Ahaha! Io ho un coinquilino sardo. Non sono male dai.Anzi il più delle volte mi ritrovo su tante cose con lui invece che con la coinquilina calabrese. Sarà il fatto che entrambi viviamo su un’isola, non so… Comunque io proporrei uno scambio: portiamo tutti i sardi in Sicilia e tutti i “palemmitanazzi” in Sardegna!

  2. Io la scorsa estate ho passato un fine settimana a Cagliari e l’ho trovata, ahimè, molto più pulita e “civile” di Palermo. Niente spazzatura per strada, trasporti pubblici funzionanti, autisti che non appena ti vedono in prossimità delle strisce pedonali (in prossimità, non “sulle”) rallentano per farti attraversare (anziché accelerare). Figurati che una sera un automobilista non si è fermato e dopo averci superato ha rallentato per scusarsi spiegandoci che non ci aveva visto a causa della scarsa illuminazione. Boh, non so se sia stato un caso, ma sono rimasta piacevolmente sorpresa.

    Epperò una cosa la devo dire: Mondello (senza cabine) batte Poetto cento a zero!

  3. Prova anche i culurgiones e la se(b)ada. Quanto alla densità della popolazione, sempre saputo. Loro invece sono scioccati dalla nostra. Un’estate una mia collega sarda è andata nella tua S.Vito Lo Capo. Era scioccata per la quantità di gente in spiaggia.

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