De excidiis et irrumatoribus

di Cristiano Di Salvo

Sarà che mi prude il cazzo, sarà che le reazioni a certe notizie sono incurabili anche usando il Chilly intimo gel alla menta piperita o sarà che Facebook mi sta finendo di rompere i coglioni, fatto sta che non mi riesco proprio ad esimere dal lamentarmi di ‘sta cosa.
A Orlando hanno massacrato mezza discoteca gay e la cosa, di per sé, farebbe ballare il twist agli zebedei di chiunque sia dotato di buon senso, soprattutto vista la mancanza di, ehm, “buoni motivi” da parte del killer.
Era incazzato, ha comprato un fucile automatico (cosa normale per qualsiasi squinternato negli USA, The Simpsons docet1) e si è andato a fare due salti con i botti in discoteca al centro. Cose che manco Bappo, l’incazzatissimo “puggile” del capolavoro di Maccio Capatonda “Ahia, ma sei scemo?”, si sognava di fare mentre prendeva a pugni il muro nella sua rabbia cieca.
Ma a me girano per tutt’altro motivo.

La coppia di torsione esercitata sulle mie povere gonadi ha origine nei mille post e articoli su blog più o meno giornalistici che si indignano del fatto che nessuno ora come ora “è Orlando”, usando come metro di paragone la reazione “socialmediatica” all’attentato alla redazione di Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015.
Tutti si chiedono: Cosa ci ha portati a una situazione tanto estrema? Quali possono essere i moventi di tanta violenza ed odio? Perché “combattiamo” ancora i poveri a forza di bombe invece di creare pacificamente un mondo migliore? Come evitare l’emarginazione sociale, per non creare né vittime né carnefici? È giusto prendersela con categorie intere di persone (musulmani, gay, comunisti) facendo di tutta l’erba un fascio? Perché, a differenza della scorsa volta, nessuno ha cambiato l’immagine del profilo di Facebook commentando “Je suis Orlando”? È possibile tanta indifferenza?

E la risposta sfugge in continuazione, come quando si cerca di spiegare a un bambino il funzionamento delle maree e quello continua a guardarci con la faccia rincoglionita e la bocca piena di “e perché?”.
Ora, visto che il bambino di cinque anni non capisce un cazzo (come di giusto) dell’interazione gravitazionale tra corpi celesti, a un certo punto il papà di turno o gli inventa qualcosa di più digeribile, tipo che è colpa sua che si tocca il pipino quando non dovrebbe, o gli racconta una fiaba (medium più digeribile ed ampiamente perfezionato da generazioni), adattando così il suo linguaggio a quello del bimbo che, finché non acquisirà gli strumenti cognitivi adatti a comprendere le basi delle spiegazioni scientifiche, si terrà la sua spiegazione magica.

Per non smentire la mia predisposizione ad assecondare i miei ascessi di alterigia, prenderò come presupposto che chiunque abbia perdurato nella lettura sino ad arrivare a questo capoverso abbia le risorse cognitive adeguate a prestare attenzione ad un discorso “da adulti”, quindi salterò la parte in cui vi racconto una fiaba adatta alla comprensione emotiva di quanto sto per dire (magari lo farò la prossima volta, chissà…).
Il succo qui è il seguente: nessuno di noi si è proclamato “Orlando” o ha postato “Je suis Orlando” per un motivo facile facile.
Nulla di complicato, è solo che io non sono Charlie, voi non siete Charlie e sotto sotto nessuno è Charlie, fatta eccezione per quei poveri stronzi che erano Charlie e che si sono presi x=n*(7.62*59) buone ragioni per non essere altro che polvere in una scatola (e i loro colleghi e familiari, ma forse non tutti, questo non posso saperlo).
E la stessa cosa si applica ad Orlando, con la minuscola differenza che la stampa in questo caso usa la sezione cronaca invece che sbraitare, dato che non mi pare si senta molto colpita dal fatto.
E dato che ci sono di mezzo i ricchioni, il fatto è ancora meno importante, perché tanto di quelli, finché non finiamo alla festa sbagliata, dove invece di azzuffarsi con noi che lo abbiamo urtato e gli abbiamo fatto cadere il cocktail, il gigante di due metri per due (che manco “La Montagna” del Trono di Spade…) si gira sorridendo e ci chiede scusa (‘sta checca senza palle…), non ce ne fotte nulla.
Perché alla fine ‘sti froci sono peggio dei negri (che già a quelli gli diamo troppi diritti), e magari ci guardano pure il culo, quindi tutti rasomuro ragazzi, che alla fine è l’ano quello che dobbiamo proteggere e che c’entra, se la ragazza ci mette il mignolino dentro mentre scopiamo mica è la stessa cosa, si chiama orgasmo prostatico, informatevi, retrogradi! E poi quelli ci mettono proprio il cazzo, perdio!

Tornando a noi, che sto divagando e se mi piace ficcarlo nel culo della mia donna sono fatti miei, che tanto lei ce le ha, le tette, e quindi può anche venirmi a trovare in ospedale se sto male, che è parente, non come il “compagno” di quel frocio sul lettino accanto. Che stia fuori lui, che mi dà fastidio e poi potrebbe eccitarsi a vedermi riversare il contenuto del mio stomaco dal sondino naso gastrico alla sacca in bella vista ai piedi del letto. E se mi salta addosso come faccio? Che, scherziamo?

Ok, sto andando fuori tema. Dov’eravamo? Ah, sì, ora ricordo.
Non siete Charlie! Non siete Orlando! E non siete un cazzo di niente!
A cambiare la foto profilo siete buoni, per il resto fate sinceramente cagare.
Che avete fatto per la libertà di stampa? Vi siete indignati così forte che l’ISIS ci si è pulita il culo con la vostra foto profilo a tema francese (che fa figo).
Quindi, in chiusura, non siete Orlando, e lo sapevate già dall’inizio, esattamente per lo stesso motivo per cui vi fate ‘sta domanda di merda.


1. The Simpsons, stagione 9, episodio 5, “La famiglia Cartdrige”:
Homer: Senta, lei dovrebbe avere un qualche tipo di arma per me.
Commesso: Beh, vediamo, abbiamo controllato i suoi precedenti: lei è stato in una clinica psichiatrica, frequenti problemi con l’alcool, ha picchiato il presidente Bush…
Homer: Ex-presidente.
[Il commesso timbra la scheda di Homer con un ‘Potenzialmente pericoloso’] Homer: Potenzialmente pericoloso!?
Commesso: Quello significa che il suo limite è tre pistole.
Homer: WOHOO!

3 thoughts on “De excidiis et irrumatoribus

  1. Che scarrrica di pallottoloni! Mi hai fatto pensare a The Mask per il modo. Apprezzo assai compare…. Ora la sfida è vedere se prudono a qualcuno e in che direzione…leggendoti ;)
    Attendo commenti.

    P.S.: ho pensato pure agli stadi di sviluppo dell’empatia, a quando l’empatia in embrione, molto riflesso innato, funziona nelle nursery (facebook) per contagio emotivo. E poi a tutti gli anni che ci sta per passare (se ci passa) da egocentrica a decentrata…: Tsk!

  2. “Io non sono Charlie, voi non siete Charlie e sotto sotto nessuno è Charlie”.
    Quante verità nelle tue parole, Cristiano. Non sai quanto trovo tristi e deprimenti queste gare di solidarietà via social, questo indignarsi perché qualcuno non si è indignato. Come se cambiare la foto profilo e usare slogan solidali possa di fatto cambiare le cose. Bisognerebbe cambiare le menti, non le foto profilo. Essere i protagonisti di questo cambiamento, ma più andiamo avanti e più mi convinco che le uniche rivoluzioni di cui siamo capaci siano quelle nelle quali rimaniamo seduti sulla nostra poltroncina e muoviamo le nostre minuscole ditina sui tasti della nostra tastiera.
    Mi sbaglierò? Lo spero tanto.

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