Il male oscuro

di Gregory Di Giovanni

In un’estate calda e afosa di agosto, la gente non pensa ad altro che a rilassarsi e a godersi il meritato riposo: c’è chi si gode un mare cristallino, chi una rigogliosa natura all’interno di una riserva, chi il fragoroso rumore attorno ad una frequentatissima piscina, sorseggiando magari il drink preferito; e così il mondo, le preoccupazioni, le difficoltà diventano lontane anni luce.
È stupendo vivere e godersi la vita, non c’è niente che possa scombussolare la nostra idilliaca pace mentale, neanche una pazza che strilla e urla tra la gente sbraitando contro tutto e tutti. Al massimo può farci sorridere per la “buffa” e insolita situazione, può incuriosirci e farci stare con le orecchie tese per sentire cosa stia farfugliando…
Nessuno si sofferma davvero sulla povera malcapitata, nessuno sa del male che da dentro la logora fino a provocarle profonde ferite nell’anima, nessuno si ferma a pensare che forse, anche se il nostro in quel momento è un mondo perfetto, per la “signora delle urla” il mondo è il caos più assoluto.

Il male oscuro è una ferita che scombussola l’anima, è la morte del cuore che alberga in alcune persone. È un male di cui la letteratura è piena, un male di cui soffre tanta di quella gente da non poter mai nemmeno immaginare, un male che può portare dritti al manicomio o, in casi estremi, alla morte.

Un certo Baudelaire scrisse la superba I fiori del male, opera intensa intesa come viaggio immaginario verso quell’inferno che è la vita stessa, un inferno di cui sei protagonista e in cui il resto degli uomini sono meri e ignari spettatori, i quali non riescono a intravedere il tormento che a volte annebbia il tuo cuore.
Una madre che urla contro il cielo perché ha perso o le hanno “rubato” la propria figlia non ha più la forza né la voglia di lottare, si è solo arresa al suo stato, uno stato di cui lei non è responsabile, ma solo inerme protagonista.
Il mondo le ruota attorno, la gente, presa dal suo idillio, la guarda ridendole dietro, non sa che per lei ogni giorno è ormai un inferno, non sa che il suo male si chiama “amor perduto”, non sa che la sua vita è ormai vuota e che la bellezza del mare, l’odore della salsedine, la rugiada tra i fiori o il dolce brusio dei bimbi vicini per lei non sono altro che sfocate fotografie di ricordi che ormai non hanno più alcun sapore.

Non c’è bisogno di morire fisicamente per esser morti, a volte la vita si annulla e quelli che vengono chiamati zombie sono tra noi, anche se noi non li riconosciamo.

Il male oscuro, la depressione, è un male che tormenta il mondo e si accanisce sui più disperati, gli stessi che spesso non hanno le spalle abbastanza larghe per affrontare la vita, gli stessi che spesso sono soli e costretti a vivere di se stessi, chiedendosi il perché di tutto ciò.

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