Prosopopea del padrone di casa

C’è pure il posteggio e ovviamente noi non verremo mai a casa senza avvisare! A settembre facciamo mettere la caldaia e apriamo la porta di questo secondo bagno. Ah! In estate vi montiamo il gazebo nel terrazzo! No, ceeeerto: non c’è nessun problema se qualche volta viene a dormire qui il tuo ragazzo…! Per gli altri coinquilini saremo selettivi. Comunque le altre stanze le lascio aperte, così se serve puoi usare l’altro bagno e una stanza come dispensa, visto che ci sono pochi mobili. A me non interessa riempire tutte le stanze, basta che non ci siano problemi e che stiamo tutti sereni!”.

Ti dicono questo e lei è una casa-non-catapecchia in un residence, con un terrazzo enorme ed un giardinetto. E tu la prendi, anche se si rimangiano il posteggio dopo dieci giorni; la prendi nonostante la petulanza della moglie e l’odore di puzza sotto al naso del marito. Nessuno è perfetto, pensi. Ma almeno avrei dovuto insospettirmi trovando una gigantografia della Madonna dentro un armadio e un Padre Pio-Polly Pocket appizzato allo spioncino della porta.

Avrei dovuto. Ma venivo da una brutta esperienza: il padrone di casa precedente, ginecologo e per giunta primario, aveva affittato le altre due camere-catapecchie a quelli che io chiamavo “zulù”: due lordi spocchiosi che parlavano dell’invasione dei rumeni nei loro paesazzi, mettevano musica minimal a tutte le ore del giorno e della notte, accatastavano grascia come se non ci fossero né domani, né dopodomani, lasciavano gli spaghetti cotti attorcigliati alla spalliera delle sedie, il bagno tappezzato di peli pubici e sgracchi con la carta igienica a galleggiare tra essi e i fazzoletti sporchi di morbo sulla tavola della cucina. Alle mie lamentele, il padrone rispondeva nicchiando, finché non me ne andai con significativi postumi vaginali da bagno forever lurido.
In pieno disturbo da stress acuto, trovai questa casetta ben curata e non riconobbi l’altra faccia della psicopatologia. Ignorai anche i segnali che il destino volle inviarmi, ad esempio quando la signora mi disse: “Certo, MI STAI LEVANDO la stanza più grande…”. O ancora quando, il giorno del trasloco, mi cazziarono davanti ai miei amici perché OSAVO possedere un letto a due piazze, probabilmente per fare chissà cosa o introdurre il mio fidanzato in casa di nascosto. Ci parlai, mi arrabbiai, dissi che io venivo lì per star tranquilla. Bastava avvisare ed essere precisa sulle dimensioni del letto, dissero. Ma ok, tranquillizziamoci tutti.

Mi lasciarono in pace per un mese. Ogni tanto sospettavo entrassero in casa in mia assenza, ma poi mi auto-accusavo da sola di paranoia. Finché non giunse la bolletta della luce e loro tentarono di farmi le scarpe. Risolsi l’arcano chiamando l’Enel e ricalcolando con cristallina trasparenza l’importo dovuto; fu la fine: come avevo osato? Per l’irritazione di esser stato scoperto a truffare la sua inquilina vulvoidale (o semplicemente per lo schiaffo morale di aver fallato), il marito narcisista con la puzza sotto al naso mi mise sul suddetto naso per non togliermici mai più. Fu così che un giorno, raccogliendo le nespole del NOSTRO giardino, Narci si mise graziosamente a colloquiare a voce alta con alcuni condòmini; …io sto studiando, i vetri sono di carta velina, resisto 1, 2, 6, 10 minuti…. tra poco dovrò andare a lavoro…. non riesco a concentrarmi….: “Per favore signor T., potreste parlare a voce più bassa? Sto studiando…”. La fine-bis: mi odiò, ma tacque. Seppi solo dopo che, a causa delle nespole, lui e la moglie iniziarono a praticare lo sport più noto ai siciliani: lo sparlettìo alle spalle.

Intanto, giunsero altre inquiline: una ragazzetta sarda, una nissena ed una cinese. Siamo in quattro, ma non basta! In barba ai pochi mobili negli spazi comuni e non, i padroni cercano di riempire tutta la casa portando gente a ogni ora del giorno e urlando come aquile logorroiche; loro, esseri superiori, mai una volta si pongono il problema di disturbare i pasti o il riposo o lo studio delle loro subalterne ospiti. Come se non bastasse, torturano per qualsiasi motivo: perché l’affitto è stato portato il 3 del mese invece dell’1 (che era sabato); perché abbiamo osato usare la stanza libera come dispensa (come ci avevano detto loro di fare, visto che non hanno comprato mobili sufficienti per tutti!), perché è arrivata la bolletta e dobbiamo dare SUBITO i soldi, perché abbiamo chiesto delucidazioni sul condominio, perché dobbiamo spazzare il terrazzino, perché il giardino va innaffiato spesso… Le promesse, inoltre, diventano chimere: Ma quale gazebo?”.La caldaia? Ma noi dobbiamo mandare nostra figlia a studiare a Milano e poi lei ogni settimana vuole la paghetta!”. A completare il quadro, la sarda inizia a rivelarsi invadente, arrogante e rumorosa; a un certo punto, pur sporcando come un suinetto dei Nebrodi, smette anche di fare le pulizie e si litiga. Lei fugge, lascia casa, accusandoci (e soprattutto accusandoMI) ai padroni, che si aggravano per 4 mesi con la storiella che abbiamo fatto scappare una persona e quindi fatto perdere loro dei soldi: accusano e polemizzano come novelli adolescenti, dicendo male delle altre coinquiline con me e alle altre che sì, sono stata io, e lo confermano anche le nespole! Che posso farci… ho sempre avuto questo difetto: posso aspettare, ma le cose a un certo punto le dico belle dritte in faccia e ogni tanto smetto pure di essere gentile.

Qualche settimana dopo, una coinquilina mi racconta che Narci ha dichiarato che, se le cose non andranno meglio, mi diranno di andar via. Io ne ho le scatole piene e prendo la mia decisione: ADIOS! …Eh no, però che ti credi, che ti lasciamo andare in pace nonostante tu abbia dato più del mese di preavviso concordato? No, mia cara, tu devi essere sempre a nostra disposizione: “Noi dobbiamo fare vedere la stanza!”; “Ok signora, posso mettermi a disposizione un giorno a settimana, massimo 2, in totale ben 7 giorni in tutto il mese, ok?”. “Ma che fa scherzi?!? Già io ti faccio il favore di usare la tua caparra come affitto!”. “Signora io lavoro… il martedì e il lunedì posso prenderli liberi, ma di più no…”. “Eh, ma a me non interessa, mandi qualcuno. Manda i tuoi amici. Il tuo ragazzo. Lasci la chiave in casa…”. “Signora, la chiave non la lascio, non ho nessuno che può stare a sua disposizione, le persone lavorano… E anche io.”. “Eh, ma io che ci posso fare!”. “Mi scusi, ma per tutto il mese sono ancora uninquilina pagante, non è che posso non lavorare o non stare tranquilla in casa perché voi non riuscite a convogliare gli appuntamenti in 2 giorni a settimana!”. “Eh, ma a me non interessa”. “Signora, io non sono una sua dipendente e neanche una figlia di papà… 7 giorni sono già tanti! Cosa vuole di più?!?”. “Eh, ma è assurdo, comunque… che ti devo dire…” [voce schifiata e Narci di sottofondo urlante e contrariato]. Dopo qualche giorno, arriva una chiamata perentoria: “Noemi, dopodomani devo fare vedere la stanza”; “Ma come signora? È domani il giorno prefissato, mi sono tenuta libera per voi”. “No, domani no, dopodomani”. “Ok signora, dopodomani non può essere, io lavoro, glielo avevo detto!”. “Eh, ma a me non interessa, mandi qualcuno. Manda i tuoi amici. Mandi il tuo ragazzo!”. “Signora, ne abbiamo già parlato…. Non è possibile!”. Lei insiste, petula e minaccia: vuole i soldi dell’affitto, vuole che io vada lì; subito! Vuole incontrarmi e parlarmi di presenza perché così è più facile farsi capire (dice). Io inizio ad alterarmi. Rispondo che ho mia nonna che sta male, che devo lavorare, che non vado da lei per fare di nuovo la stessa discussione per la terza volta. Lei insiste, e insiste, e insiste. E io scoppio: “Ora basta! Siete dei maleducati!!!”; lo urlo in balcone, tutta rossa di rabbia. Narci scippa il telefono a Petulantia, mi urla che domani viene, che mi fa vedere lui, che gli devo dare i soldi; poi mi chiude il telefono in faccia. Io chiamo un mio amico avvocato tremando per i nervi, le ingiustizie e la rabbia. E alla fine mi hanno lasciato in pace (fino ad ora, almeno).

Ma io non sono contenta. Le privazioni e il dovermi guadagnare tutto mi hanno insegnato a “benedire” e a rispettare ciò che ho, le relazioni, il lavoro e gli impegni; nulla ho rotto in quella casa, mai ho tardato un affitto o una bolletta, mai ho ricevuto una chiamata e non ho ritelefonato, nonostante loro rompessero i cosiddetti 4 su 5. Ho rispettato il finto contratto che mi hanno fatto. E infine, non li ho denunciati. E così ora in cambio vorrei un’utopia: che questa gente fintoperbenista e benpregante ammettesse che i suoi più reconditi desideri sono di soldi e ancora di soldi e di “Zì, badrone!”; e che se ne vergognasse. Vorrei poi che si curasse della sua mente approfittatrice, priva di empatia, di onestà intellettuale e morale e di capacità di comprensione dell’Altro. In alternativa, vorrei che quando queste donne predatrici ti dicono che per loro sarai – o anzi sei già! – come una figlia, seccasse loro istantaneamente la gola, perché a una figlia non si fanno le scarpe; e le loro figlie viziate non sono come me: loro col mio affitto sudato vengono mandate a Milano con una paghetta settimanale di 300 euro e se mi incontrano non mi salutano, educatissime. Queste sono le più grandi ingiustizie.

Sarà il problema del post-capitalismo. Sarà il mattone!
O sarà il denaro, che ti secca la mente e solo più tardi la lingua e il portafoglio.

5 thoughts on “Prosopopea del padrone di casa

  1. Dio che schifo.. Auguro che la figlia gli suchi pure l’ultimo centesimo che hanno (anzi, viste le premesse, sarà di certo così) e che i nuovi inquilini gli rovinino la casa, loro chiedano i danni ma poi se la prenderanno nel culo perche i loro contratti sono FINTI. Spaccargli cose prima che tu vada, se lo strameritano.

    • Non lo farò mai, perché, come dice mia nonna, io devo sempre lasciare ciavuru e farmi rimpiangere …Anche se loro non capiranno mai niente, presi dalla sindrome di onnipotenza del “padrone” per cui ci si sente un cazzo e mezzo senza motivo alcuno (forse l’idea di possedere il mattone fa questo effetto, non lo capisco!) e si inizia a mancare di rispetto agli inquilini trattandoli come stupidi subalterni.
      Però gli auguro veramente di trovare inquilini che gli facciano vedere i sorci verdi. Almeno si fanno un esame di coscienza e (stra-utopia) un bagno di umiltà.

  2. Scippaci u cuntaturi… (Persona “perbene” off)… per il resto, bisogna essere fortunati pure in questo. Per il momento io mi sento un miracolato.
    Ti abbraccio!

  3. Bisogna essere fortunati sia da inquilini che da proprietari, e saper riconoscere quando si hanno le persone giuste apprezzandole. Ci sono inquilini e padroni di merda…

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