Marco, Lelio e l’immigrazione spiegata ai bambini: i fini didattici di un albo a fumetti

Qualche anno fa scrissi per Abattoir un post sulle vicende riguardanti il “processo Mauro Rostagno” e scoprii che un tizio, tra l’altro della mia città, gli aveva dedicato un “fumetto”. Tzè – ho pensato – guarda un po’, un fumetto su un tema del genere!
Per me, profana della carta disegnata (non ho mai veramente letto neanche un Topolino), fu la scoperta dell’esistenza del graphic journalism, in parole spicciole volumi a fumetti che trattano temi reali. E fu l’ennesima conferma del fatto che una letteratura di questo tipo può avvicinare gente che non ha mai toccato un fumetto a questo medium. Lasciando ad altra sede le specificazioni sul mezzo, sui Graphic Novels e correlati, vi parlo di come Marco assieme a Lelio, mani fidate, ci racconta una storia importante dal grande valore didattico.
Marco è quello di “Peppino Impastato, un giullare contro la mafia”, quello di “InChiostro d’autore”, quello di ComicUs e tante altre cose. Ultimamente è stato anche quello de “L’immigrazione spiegata ai bambini”.
Già dal titolo si evince il nobile fine e allo stesso tempo difficilissimo intento. Ovviamente c’è dell’altro.

L’Immigrazione spiegata ai bambini […] nasce con uno scopo. È già nel titolo: spiegare ai più piccoli chi e perché fugge dalla propria casa, abbandonando i propri affetti e rischiando la vita. C’è un secondo scopo, dietro questo: sta nella speranza che i bambini che lo leggeranno non diventino i razzisti di domani. Questo libro […] nasce anche da delle esperienze. Ho mescolato storie che ho sentito con le mie orecchie o che mi sono state riferite, girando per i centri d’accoglienza della mia città e non solo. È difficile raccontare l’orrore con la leggerezza che è propria dei bambini […].
In un paese dove “si fanno più soldi con gli immigrati che con la droga“, dove si mettono in scena rivolte fasciste per consegnare ad appaltatori mafiosi i centri d’accoglienza, dove i social network diventano le cloache di sfoghi bestiali e inumani e di bufale create per generare click, dove interi partiti hanno fondato sul razzismo e il populismo la solidità delle proprie poltrone, dove le notizie di traffici d’organi di migranti passano sottovoce, in un paese dove un ASSASSINO FASCISTA viene chiamato “un ultrà”… un libro come il nostro vuole essere anche un atto politico, nell’accezione più bella che la politica dovrebbe avere: un impegno per la comunità. Ci sono anche altri modi, però, se lo vorrete, di provare a capire i perché dei migranti. Fate come abbiamo fatto noi: andate a parlare con quei ragazzi, cercateli, fermateli, offritegli un panino, giocate a pallone con loro. Vi racconteranno storie di resistenza e guerre, di viaggi infiniti e di perdite […].

Con i disegni di Lelio, gli animali dei migranti prendono parola e affrontano assieme un viaggio, accompagnati dai loro padroni e si ritrovano, così, su una stessa barca. Attraverso questi animali vengono raccontate le vicende di chi, su quella barca, ci è salito per disperazione. Sono storie che Marco, così come me o altri che conosco (e di cui vi abbiamo già raccontato su Abattoir.it), hanno sentito direttamente da persone che quel viaggio in barca l’hanno fatto davvero. Questo intento non è nuovo nei lavori di Marco e Lelio, vi invito a cercare notizie anche su “L’invasione degli scarafaggi: la mafia spiegata ai bambini” e sulle loro iniziative di presentazione dei graphic novel nelle scuole.

Ciò che mi colpisce di questo tipo di iniziativa, essendo interessata alla didattica, è proprio il modo in cui sia possibile “insegnare” attraverso un metodo non convenzionale (come le aule e i “sussidiari”) temi delicati che non è facile affrontare in classe. Le immagini, da questo punto di vista, offrono un impatto visivo che colpisce di più il lettore/alunno rispetto ad un semplice articolo di giornale o brano antologico.
Ma anche qui non è facile riuscire a coniugare temi e mezzi a fini didattici, in quanto si potrebbe rischiare di cadere nel banale o addirittura nell’eccesso di metaforizzazione. Il lavoro di Marco e Lelio è, da questo punto di vista, quasi perfetto. Perfezione dovuta all’uso di un linguaggio libero da etichette e da luoghi comuni. Il destinatario a scopi didattici dell’opera è un bambino che non è estraneo al tema dell’immigrazione, sia perché lo vive sulla propria pelle (sono tantissime le classi che accolgono ragazzi stranieri), sia perché ne sente parlare in continuazione ai telegiornali e, a volte a sproposito, dai genitori. I bambini sanno che esiste l’immigrazione, ma non ne conoscono i retroscena e soprattutto le motivazioni.
Bisogna educare la mente ad un ragionamento critico che non operi per costrizioni o compartimenti stagni, e farlo attraverso un linguaggio semplice e veritiero, non appesantito da eccessive metafore o stereotipi: è il metodo migliore. Per questo noi siamo contenti di questo lavoro e, sicuramente, continueremo a seguirli!

Raccontarle ai ragazzi […] può essere utile per far crescere cittadini consapevoli, alimentando una specie di propaganda buona.

 

4 thoughts on “Marco, Lelio e l’immigrazione spiegata ai bambini: i fini didattici di un albo a fumetti

  1. Aggiungo, che in un’epoca in cui tutto viene nascosto perché altrimenti “i picciriddi si impressionano” questo, può essere un modo per risvegliare le coscienze e forse, affrontare un problema che sarà sempre più attuale.

  2. Esatto Marco! Tra l’altro nel nostro mondo, temi come “mafia” o “immigrazione” non sono nascosti ai bambini, ma nemmeno realmente spiegati! Non tutti i bambini possono avere genitori criticamente consapevoli della società, in grado di dare un’educazione ai propri figli che sia sì edulcorata dagli orrori di morte ma anche chiara e alla loro portata. CI sono genitori che si mandano il “buongiornissimo kaffèèèèè” e votano “noi con salvini”.

  3. Interessantissimo atto di formazione informale intergenerazionale (:
    Che per altro compie l’atto politico di educare nel modo giusto i bambini ai fenomeni sociali… laddove oggi o li si espone brutalmente a cose che non possono neanche concepire o li si imbaccucca di orsetti, spade fluorescenti e glitterini e li si fa crescere con 3 neuroni spenti.

    Speriamo di poter invitare Marco e Lelio presto a far qualcosa con noi!!! Magari un pomeriggio sociale per bimbi!

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