Al di là del velo

Illustrazione di Andrea Ventura

di Silvia Gambaccini
Nonostante sia qualcosa di impossibile da trasmettere attraverso le parole, credo valga la pena che chiunque abbia provato quel che mi accingo a raccontare cerchi di rendere partecipi gli altri, perché questo potrebbe dare speranza e fiducia a chi le avesse perdute.

Circa due anni fa mi trovavo in un periodo di grande paura, le certezze su me stessa e la forza che pensavo di avere crollavano, avevo problemi di salute che non riuscivo a risolvere e qualcuno nel quale avevo riposto enorme fiducia mi abbandonava, regalandomi profonda solitudine. Eppure sono estremamente grata di aver vissuto questa condizione, perché diversamente non avrei avuto un assaggio di eternità.

Non avevo mai meditato prima di allora, mi sembrava fosse qualcosa di superfluo, ma in quel momento ho sentito che mi sarebbe servito e, cercando online, mi sono imbattuta in una meditazione/ipnosi regressiva. Dopo una parte dedicata al rilassamento corporeo, emozionale, mentale e alla visualizzazione dell’energia, la voce guida stava per iniziare il conto alla rovescia per la discesa in se stessi.

regressione

Profondo Sé – Illustrazione di Andrea Ventura

A quel punto ho iniziato a scendere e a vedere: una gradinata, come di marmo un po’ vecchio, ingiallito, poroso, era stretta e in penombra. Vedevo, da dietro, solo la parte inferiore delle mie gambe coperte da un leggero tessuto bianco e i talloni dei piedi nudi scendere gli scalini. Al fondo la scala curvava leggermente e poi terminava in un varco con un’arcata di pietra che dava sul giardino luminoso. Ero stupita, mi accorgevo di vedere in anticipo esattamente le stesse cose che la voce guida suggeriva di vedere, precorrendole di un minuto o due.
Varcata la soglia c’erano fiori simili a quelli di ciliegio ovunque, non vedevo altro che luce e fiori e una sorta di me stessa con lunghi capelli scuri, una gonna lunga bianca, il ventre scoperto e una parte superiore bianca, il capo e il collo in parte coperti da un velo chiaro.
Sentivo come del soffice, i fiori erano tutt’intorno, e sopra, sotto, non c’erano cielo e suolo, era come se fosse un tutt’uno, eppure lo spazio c’era. A un certo punto avevo l’impressione di sdraiarmi tanto si stava bene, poi non c’ero più, svanita, diventavo tutto il giardino, mi trovavo dappertutto e da nessuna parte. E mi espandevo all’infinito, ero tutto quello che esiste, conoscevo ogni cosa perché ogni cosa era in me.

Appena entrata nel giardino e per tutta la permanenza lì, ho provato una sensazione splendida, non era più solo una meravigliosa rilassatezza, era Amore straordinario, come se fossi completamente immersa nella pace, nella gioia più perfetta, nella libertà di essere, l’aria, tutto, compresa me, che mi ero espansa nel tutto, era Amore; non amore come lo percepiamo in questa vita, per quanto forte e profondo, non estasi, ma qualcosa di infinitamente più grande che comprende tutta la gamma di sentimenti che è possibile provare e li supera di gran lunga, oltre ogni immaginazione.
Dimorando in questo stato di suprema grazia, di onniscienza e onnipresenza dell’Amore, sentivo di essere a Casa, sentivo la Verità e non sarei mai voluta tornare indietro.
Eppure, dopo alcuni eterni istanti ero di nuovo qui, nuovamente nel corpo, sul viso scendevano lacrime di commozione, di felicità che mutava in malinconia. Avevo la strana sensazione di aver lasciato la Realtà per tornare nel sogno, una prigione, un’illusione, una dimensione molto meno reale di quella che avevo appena sperimentato e lasciato.

Da allora quello che accade in questa realtà ha perso ai miei occhi un po’ di importanza, come il sogno perde importanza al risveglio o ne perde quando ci si accorge che si sta sognando; guardo gli eventi in prospettiva, sotto una nuova luce, la luce della Coscienza Unica dell’Amore.
Quando inizio a sentirmi troppo coinvolta, quasi sopraffatta dalla personalità mortale, nella quale comunque è ancora divertente sguazzare, ricerco quell’istante, sorrido interiormente e sono felice, sapendo quel che c’è, a un passo da me, a un passo da noi, di là dal velo.

7 thoughts on “Al di là del velo

  1. Ciao Silvia, ciò che scrivi è spiritualmente molto interessante! Mi incuriosisce! Hai iniziato un percorso o è stata una sola esperienza di meditazione/ipnosi?

    Una critica vorrei però farla: dissento in parte (più ideologicamente, che dal punto di vista di assegnare una categoria che aiuti gli utenti a orientarsi tra i post, esigenza che comprendo) dalla scelta di usare l’etichetta “psicologia” per questa esperienza…
    L’ipnosi è sì una tecnica usata (soprattutto in passato) in psicologia, ma oltre alla sua obsolescenza, è una tecnica di SUGGESTIONE, più che di cura… e come tale va usata, diciamo per farla breve, con la coscienza consapevole dei suoi limiti e dei pericoli che comporta una suggestione… se non ben utilizzata!

    • La scelta della categoria “Psicologia” è una mia scelta, non tanto per la tecnica di regressione, ma per l’impatto psicologico di questa “illuminazione” sul modo di vivere la vita.

      Ok lo confesso, non ho trovato la categoria spiritualità… religione e psicologia mi sembravano le più indicate :)

    • Ciao Noemi, grazie per il tuo commento. Mi interessavo di olismo e spiritualità già da molto tempo, dopo aver avuto quest’esperienza ho meditato spesso ed ho iniziato a praticare Reiki. Tuttavia il percorso, per me, è la vita: inizia con la nascita e prosegue fino alla morte ed oltre, il percorso è la nostra stessa esistenza.
      Le tecniche non sono altro che strumenti di ausilio, man mano che la coscienza si eleva di frequenza, e si controlla la mente piuttosto che esserne controllati, lo stato meditativo diventa una qualità intrinseca dell’essere.
      Credo che l’etichetta “psicologia” sia stata data, come dicevi giustamente, per esigenze di blog.
      Per quanto riguarda l’ipnosi, non entro qui nel merito dell’efficacia o del rischio della tecnica ma preciso che quella che ho seguito e mi capita di seguire, in totale autonomia, non è una reale ipnosi, piuttosto una meditazione abbastanza profonda che prevede nella seconda parte una regressione. Nella mia esperienza la regressione e le visioni relative ad ipotetiche vite precedenti sono passate decisamente in secondo piano rispetto alla meraviglia dello stato che ho descritto.

  2. molto interessante. Sto scrivendo noir ambientato a Palermo, ti confesso che parte di questa descrizione rientra in uno stato del personaggio principale e ciò mi stupisce alquanto. Quando ho scritto parte del romanzo ho preso spunto da piccole esperienze notturne: sogni lucidi, sensazioni particolarmente meravigliose che tutt’ora, a distanza di anni, mi porto dietro. Credo ci sia qualcosa che colleghi ogni persona al di là di ogni coscienza sia da vivi che da morti. Grazie per aver condiviso con noi tutto questo.

    • Sì, una metafora che rende bene l’idea della nostra connessione è quella delle gocce che si separano dall’oceano per provare la loro individualità ed unicità e poi tornano a fondersi in esso. Grazie a voi.

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