Natale alla cannella*

* Titolo liberamente ispirato ad una canzone di cui adesso proprio non ricordo il titolo…

Ma comunque, ci siamo, è tornata, puntuale come il brufolo la settimana prima delle mestruazioni, la festa più festa di tutte è qui. Dalla redazione ci informano che abbiamo un’immagine. Eccola. Signori e signori, un applauso al ritorno del Natale!

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Un classico, ragà, un classico. Ma come si fa a resistere? Il classico è bello! Tra l’altro, il classico sotto le feste è d’obbligo! Pensate a tutte le sciarpe scartate sotto l’albero di Natale: un classico! O allo zio ubriaco al cenone, che puzza di grappa e vuole giocare a briscola: un classico! O ancora, alla cugina mezza ciecata che vi chiede “e il fidanzato?”. Insomma avete capito, no?

Il candito scartato dal panettone, il presepe con le pecorelle dentro il laghetto e le oche in montagna ché il cuginetto è da mezz’ora che ci gioca, i fagioli sulle schede della tombola, più precari di un dipendente di call center, ché ogni due minuti “è uscito il 27?” (che da noi è “cantaro”). Tutti classici. Gli album di Bublé, i “gingol bells, gingol bells gingol ol de uei”, tutti gli “a te e famiglia”, e le “vacanze di Natale” di Boldi o De Sica.

And so this is christmas. E la spesa per il cenone, ché “mio marito questo non lo mangia, facciamo una cosa semplice” e puntualmente vai di lasagna e cotoletta. E il baccalà. A casa mia, a Natale, si mangia il baccalà. Lo si lascia in ammollo giorni prima, gli si cambia l’acqua ad intervalli studiati, consigliati dai ricercatori svizzeri del CERN, che ‘sto povero baccalà stava in cucina per due settimane, mischino, diventava parte della famiglia e la mattina gli davamo pure il buongiorno!

Comunque uno dei classici fondamentali del Natale, più classico di “tieni il resto, lurido bastardo!”, più classico della lotta atavica Pandoro vs Panettone, più classico infine del Diario di Bridget Jones è rappresentato da quel solo e unico pomeriggio al quale ti prepari i 364 giorni dell’anno restanti perché sai che dovrai affrontare una sfida pantagruelica, una sfida che ultimo Jedi levati proprio, una sfida dalla quale ne uscirai o vinto o vincitore: districare le cazzo di lucine dell’albero di Natale. Ma dico io, vendetele a bobina! Costruitele a “usa e getta”, riciclabili magari, così ogni anno non ti devi arrovellare il cervello per trovare un modo di conservarle per l’anno prossimo, ché tanto poi è tutto inutile!

Ma comunque, voi a quest’ora sarete intenti a fare acquisti alla cazzo di cane dell’ultimo minuto – un classico anche quello – e io vi auguro, cari lettori di Abattoir, tanti tanti auguri di buona festa di Sol Invictus a tutti.

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