Muffa 21

Quando ero piccina, tra le tante cose giocavo con nonna a “Muffa 21”: dopo aver individuato (di solito col “pari e dispari”) colui che per primo deteneva “la muffa”, al “via!” io, lei e un numero indifferente di altri bambini ce la passavamo toccandoci. Per beccarci, di solito ci si rincorreva nel cortile o nel corridoio di casa, provando disperatamente ad ammucciarsi o a pararsi coi corpi degli altri. Qualcuno, tuttavia, alla fine ne usciva sconfitto: perdeva chi la riceveva per ventunesimo, che, di solito, pagava pegno: mangiava la banana, prendeva il betotal o altre penitenze simili e odiose per un bambino, che non importava neanche che riuscissi ad evitare: il gioco valeva più della pena! …Amarcord!
Già, perché oggi la parola “Muffa” è per me sinonimo di “problemi”.

Cioè, di solito io amo i funghi, gorgonzola compreso, ma non se te li ritrovi sulle pareti di casa sotto forma di sottili agglomerati verdognoli. Questi organismi pluricellulari, difatti, non solo sono antiestetici e attaccano con le loro sporette invisibili il mio apparato respiratorio ammalandomi (al momento sono tipo tisica da 3 settimane), ma cercano di mandare in avaria anche i miei mobili ed i miei suppellettili; il passo successivo sarà quello di intaccare anche le pareti interne e gli odori di casa, vanificando il senso del mio recente trasloco. Ebbene, non vorrei ripetermi nel narrarvi che questo trasloco tanto desiderato mi è costato circa 4.000,00 euri e molte crisi nervose da stanchezza (avendo contato quasi esclusivamente sulle mie mini-spalle), oltre che ovviamente l’intero pacchetto pre-durante-&-post-ferie; e nell’aggiungere che sempre il suddetto trasloco è stato effettuato precocemente rispetto ai tempi previsti (la scadenza del mio contratto di locazione) anche a causa di ste maledette muffe. O meglio: le muffe sono solo il livello sintomatico. Elle, in fondo, non hanno alcuna colpa, tanto da meritare il nome di un gioco che diverte ed insegna a contare ai piccini. Il vero problema sono i cosiddetti “padroni di casa”. Per lo più, si tratta di una specie diffusa di parassiti (anche loro, evidentemente proprio come le loro muffazze!) che vampirizzano noi poveri-non-detentori-di-case-di-proprietà raggirandoci volpescamente. Meglio ancora se tu, povero-non-detentore-di-case-di-proprietà, sei bisognoso e di fretta e sei addirittura stato affascinato dalla loro proprietà, che sembrava a primo acchito soddisfare i tuoi desideri! Difatti, in queste fatidiche circostanze il volpino di turno inizierà, come in uno spettacolo da circo, a gettarti fumo negli occhi e ad eludere le tue più sottili domande ed indagini per coglierlo in fallo, e questo sine die, anche quando tu inizierai ad accorgerti, contratto oramai firmato o, peggio, trasloco effettuato, che ti aveva preso egregiamente per il culo. Ebbene. Questo mi è già capitato 2 volte. Per la precisione tutte e 2 le volte che ho esplorato il meraviglioso mondo del “finalmente prendo una casa tutta per me!”. Nel primo caso, la padrona di casa, bancaria sanguisuga fino all’osso e moglie di un avvocato, comprese la mia gentilezza d’animo e provò a spolparmi in tutti i modi e le maniere possibili, inscenando guerre e scenari minacciosi per farmi sostituire a mie spese (e dopo solo 1 mese dal trasferimento) lavatrici danneggiate dai precedenti inquilini e salvavita non funzionanti che fecero quasi restare secco Anto sotto la doccia (soprassediamo…). La guerra sporca della sanguisuga fu “vinta” da me, che non mi smossi di un centimetro sull’acquisto della lavatrice (prese a 100 euro la più economica che trovò da Jolly Elettronica) e che sostituii il salvavita per sopravvivere, portandomelo però via durante il trasloco; ovviamente i vestiti rovinati dallo scoppio (sì, ho detto scoppio) della precedente lavatrice rimasero menomati e senza vendetta. Da lì iniziarono a mettere radici nella mia piccola anima il malessere e la consapevolezza che avrei dovuto lasciare quel bivani (che in quanto tale era chiaramente una soluzione transitoria) prima possibile, anche perché la sanguisuga provò a gettare su di me ogni problema che si presentava, tipo il guasto di un motorino dell’acqua di 15 anni, che secondo lei avrei dovuto riacquistare nuovo a mie spese e, soprattutto, la muffa che spuntava ciclicamente sul tetto del bagno (non ben coibentato strutturalmente), che mi mandò gli auguri dopo sole 3 settimane dal mio trasferimento in quella dimora, facendo capolino in tutto il suo verde stantio. La “signora” pretese lì che accettassi che il problema fosse mio (per via del mio utilizzo del cesso, appunto) e mi suggerì di far ridipingere a mie spese il bagno con il ducotone antimuffa (da 80 a 150 euro a latta + manodopera). Orbene, dopo solo 1 anno e mezzo alla signora giunse in anticipo la disdetta del mio contratto di affitto senza guerre di sorta, alla quale lei reagì iniziando a chiedermi favori e pagamenti di sorta e pretendendo di non restituirmi in nessuna forma i 400 euro di “mesata morta” datale a mo’ di caparra. Lì la guerra scoppiò ed io non mi tirai indietro, ma non ci dormii per giorni per via della sua minacciosità. Alla fine la mia Vittoria di Pirro ebbe luogo e non pagai le spese arbitrarie che la sanguisuga desiderava addebitarmi, prendendomi anche la soddisfazione di dirle cosa pensavo di lei e di non vederla mai più; i 400 però rimasero a lei, con buona pace delle mie coronarie. La gioiosa quanto obbligata ricerca di una nuova casa vide me e Anto impegnati nel nostro desiderio di andare ad abitare fuori dalla bolgia cittadina. Cosicché ad oggi, viviamo da 3 mesi in un luogo ameno sopra Baida, abbiamo un cortile e delle graziose aiuolette alberate, vediamo i boschi di San Martino dalle finestre-sud e il porto e Palermo tutta da quelle nord; inoltre, attassiamo graziosamente di freddo. Questa casa (che ci venne, sottolineiamo, presentata totalmente imbiancata ed in piena estate) l’abbiamo scelta… ma la sua muffa no! Difatti, fin dalla prima visita della stessa ci siamo immantinentemente informati sull’umido e sulla possibilità di muffa, ricevendo il no fermo di agenzia e proprietario. Pur tuttavia, dopo soli 3 scarni mesi, ci ritroviamo con muffa in camera da letto, attorno alle finestre e sul mio mobilone in noce di metà ‘900 (suppellettili compresi), con umidità e condensa su tutti i muri perimetrali, infiltrazioni d’acqua, citofoni e campanelli non funzionanti, acqua che entra prima di noi dalla porta d’ingresso e soventi cali di tensione. Tutto ciò palesatosi dopo il nostro trasferimento e soprattutto con le prime piogge (che in Sicilia arrivano tipo a novembre, appunto). Sapete la risposta ricevuta da colui che riceve il nostro affitto iperpuntualmente e per intero ogni mese e con soli 20 euro di scarto rispetto alla sua proposta iniziale (per dirvi che neanche abbiamo contrattato più di tanto sulla proposta di partenza)? “La casa è perfetta!”; il problema è nostro perché “bisogna tenere le finestre aperte” e noi, poveri lavoratori che abitano a pianterreno, stiamo fuori 12 ore al giorno e, uscendo, dobbiamo chiuderle. Chiaramente parliamo della muffa, per noi principale motivo di nervo, nonché una delle cose di cui ci siamo accertati prima di dire “sì, la voglio!”. Eccovi quindi il vero problema: no, non la povera muffa, che fa giustamente il suo dovere di apparire là dove l’umido non viene adeguatamente trattato. Ma la solita, marcia, volpineria umana, che ancora una volta incontro nel mio cammino sotto forma di arraffoni fintamente furbeschi che mi rovinano la salute, la serenità, le nuove addisiate dimore. E adesso ci toccherà far l’ennesima guerra non voluta, cercare di ottenere giustizia sotto forma di un abbassamento del nostro salato affitto o della realizzazione di ennesimi lavori a casa in pieno inverno. Un guerra che l’etica in cui credo non desidera e che mi mette ansia ma che, sappiatelo, una volta tanto pare che il Codice Civile e la Corte di Cassazione tuteli, obbligando noi a ricorrere ai legali (altra specie pericolosissima!) e queste becere volpi umane (le uniche che meritano la riapertura della caccia) a risarcire e riparare i danni da loro stessi arrecati.

Vi confesso di sentirmi molto stanca di questo mondo di ladri. Preferirei di gran lunga vivere là dove esistono le bacchette magiche per tornare i tempi in cui l’unica muffa della mia vita era quella della banana o del betotal, che ti beccavi insieme al numero 21.

3 thoughts on “Muffa 21

  1. Non ci credo! Emi, rivolgiti a un legale! I padroni di casa furbetti! La scossa nella doccia l’ho presa pure io a Palermo! E quando ho fatto mettere “la presa a terra” (che non esisteva in quella casa) la tizia mi ha detto “per sta volta pago io ma la prossima scordatelo!” Le risposi “la prossima volta, quella in cui ci resto secca, lei non paga, ma finisce direttamente ospite dello stato”.

    Vorrei vedere se smettessi di pagare affitto!

    • Non mi dire niente. Ho appena finito di toglierla dai mobili e dal tetto… Ah, la Santa Domenica! Comunque ci siamo ben documentati e lo abbiamo affrontato, il “padrone”. Dovrebbe farci fare la pittura specifica. Dovrebbe… Un’altra smazzata con casa in mezzo, ma almeno lo facesse…!

  2. Come ti capisco, in una delle case in cui stavo ho ccombattuto per un anno contro una muffa ostinata. Siamo fuggiti.
    In questa nuova casa non c’era muffa, ma appena abbiamo messo nuovi infissi con tripli vetri la muffa ha fatto cucù… Aprire finestre ogni giorno, deumidificatore in bagno, spray con soluzione di candeggina e sapone sugli spigoli i di tanto in tanto. E una lotta che durerà…

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