#Ilcoglionechesei!

di Lucia Immordino

La vera evoluzione sociale consta dell’utilizzo dell’#hashtag.
Si tratta di una connessione ipertestuale che funziona come una targhetta: connota termini chiave che attirano l’interesse su argomenti specifici.
#Sicurezza implica che la gente abbia paura e pertanto vota quei politici che le indicano le minacce e, quelli che governano giusto giusto ora, sono proprio coloro che arruolano elettori “terrorizzati”.


Beh, diciamocelo francamente, chi non avrebbe paura di essere ucciso?
È giusto che la gente si barrichi in casa dietro porte blindate, passi poi che, per lo più, gli omicidi avvengano proprio al di là di quegli usci corazzati e tra quegli stessi muri che dovrebbero proteggerla!
I vari mezzi di comunicazione ci rammentano che dobbiamo avere paura anche dei ladri e mentre ci preoccupiamo di chiudere ben bene l’ingresso di casa, fortificato, i furfanti, quelli veri, sono già bell’e che entrati attraverso il telefono e il wi-fi: essi non conoscono la privacy.
#Privacy, appunto, da quando è stata prevista per ogni sorta di accordo, è aumentata anche esponenzialmente la cifra di gente che si fa i fatti tuoi.
Il sistema della privacy si basa su una contraddizione e cioè che per tutelare i tuoi dati devi dare i tuoi dati a tutti e a chiunque.
Dopo ogni operazione online, affinché tu possa concluderla, devi necessariamente barrare una delle due caselle che si presentano alla fine, accetto – non accetto, e se per caso barri la seconda non puoi procedere con la stessa.
Allora ti domandi: perché me lo chiedete?
Semplice: per mandarti una mail un giorno sì e l’altro pure così da starti attaccati come la cacca nelle mutande e farti il lavaggio del cervello affinché tu possa comprare e consumare ancora e ancora.
#Consumismo è ciò che caratterizza l’attuale politica: incentiva la gente ad acquistare di più per produrre di più, sì, ma niente a che vedere con l’impianto economico del New Deal.
Il reddito di cittadinanza sembra una meta agognata da molti in cambio di lavoro vero e poco importa se la gente compra e produce cazzate.
Il prezzo del petrolio, che doveva essere eliminato, continua a salire e ci si ostina a costruire e a vendere mezzi che vanno a “petrolio”: uno dei nostri ministri, giustappunto, recentemente ha acquistato un SUV diesel.
Aumentano le malattie terminali ma a noi interessano le sensazioni: vuoi mettere la scarica emotiva che ti dà la vittoria dell’ultimo video game dopo un’estenuante partita giocata comodamente alla consolle del tuo computer?!
Se poi le guerre sono vere, meglio: i conflitti costituiscono una cospicua fonte di guadagno che ha un suo perché, se ancora aggiungi che siamo noi, brava gente, gente perbene, che vendiamo le armi all’umanità di second’ordine, puoi capire anche tante cose.
Più i poveracci si scannano fra di loro e più aumenta il PIL e poco importa se arrivano in Italia a frotte perché tanto la gente, quella che ha paura e che si barrica dietro le porte blindate della propria casa, scende in piazza e respinge l’invasore.
La politica, le case farmaceutiche, i telegiornali, la moda sono figure rappresentative di #hashtag e tutte sono volte alla proposta commerciale: tra un abito griffato e uno no, la gente sceglie il primo perché non le interessa la vita vera, essa è attratta da un’esistenza simbolica.
Si stipano interi container di silicone e botulino nel magazzino della vanità e così il prodotto rimpiazza lo psicofarmaco e l’acquisto frenetico sostituisce la cura: il mercato non ha bisogno di persone, di personalità ma di deboli perché il suo obiettivo è quello di isolare, di creare barriere, di stimolare la competitività sociale.
#Competitività, esattamente. Per riuscire a superare quest’ondata di merda, l’attuale consorzio umano impone l’agonismo.
C’è sempre un rimedio per salvarci da noi stessi, un placebo che ci dà l’idea di concorrere per raggiungere un risultato, ovviamente mediocre, per sentirci banalmente a nostro agio in una collettività di ordinari che premia l’inettitudine.
L’industria farmaceutica ti propone tanti di quei rimedi prodigiosi per raggiungere la mediocrazia che ti permette di essere disponibile tipo loop.
Sei un politico populista e a forza di gridare stronzate sei rimasto senza voce?
Prendi un rimedio farmaceutico allo stronzio, appunto, e potrai tornare a vendere chiacchiere e ad abbindolare le folle con le chimere: per esse, tranquillo, sei un guru, mediocre, dozzinale ma guru.
#Guru sono coloro di cui la gente ha bisogno, cioè di soggetti che parlano puntandoti l’indice contro e che nascondono i veri problemi sotto un consistente strato di faccia tosta.
Meno credono in quello che dicono e più gridano, più cercano di convincere la gente che li ascolta e più si illudono che quello che affermano sia vero.
In effetti perché interessarsi alla filosofia, all’esercizio del pensiero quando ci si può depilare il torace e far vedere a che punto è giunta la tartaruga?
Il motivo per cui passiamo più tempo dall’estetista piuttosto che in biblioteca o a teatro o al cinema è perché vogliamo una società depilata, semplice, non ci va di ricordare che siamo bestie: il pelo incute terrore!
Penso a certe contadine, prima della guerra, che avevano peli veraci sulle gambe e sulle braccia muscolose che mettevano in bella mostra quando buttavano le bucce ai maiali.
Donne con un’identità, quelle!
Oggi, invece, chi ha problemi di identità ne parla continuamente: è chiaro, comunque, che se hai paura della risposta non ti poni più nemmeno la domanda e cerchi capri espiatori o, addirittura, il cambiamento.
#Cambiamento riguarda l’intrinseca necessità di trasformarsi, evolversi, migliorarsi in qualche modo, ma farlo a cazzo francamente no, non avrebbe senso!
È evidente che così come sei non ti piaci: modelli il tuo corpo come quello di un super eroe della Marvel, assumi il carattere del tuo suv a diesel, dai un valore ai tuoi vestiti eppure continui ad ignorare il tuo intelletto.
Ti racconti la storia di un altro, praticamente: continui a usare farmaci, a farti di antiruggine, a sniffare colla, ti dipingi sull’unghia del quarto dito del piede il Campo di girasoli di Van Gogh, consumi arte incartata, ti fai tatuare sul collo o su una chiappa un verso della Divina Commedia di Dante convinto che sia una strofa di Serenata Rap di Jovanotti, ti inquarti di drink confortanti e di happy hour deprimenti, tanto nessuno saprà chi sei veramente.
Tutte queste cose ti conformano, ti rendono copia analoga di un altro, di cento altri, di mille altri tutti mediocri.
Ma sì, continua pure a credere e a comprare qualsiasi cazzata da tutti i guru che incontri: lo stesso non ti sarà facile scrollarti di dosso #ilcoglionechesei!

One thought on “#Ilcoglionechesei!

  1. “Tanto nessuno saprà chi sei veramente.”
    “Ti racconti la storia di un altro, praticamente”.

    …Effetti del pensare per categorie…

    Grazie della riflessione, sono questioni oggi fondamentali!

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