COVIDecameron #10 – COCAINE

Eric suona in testa e i vicini spignattano nella loro cucinotta esterna siculish molto stile Mariah, donna di Matmata. Matmata l’ho conosciuta ante tutto sto casino in cui i soldi servivano sempre per le stesse cose e in sintesi per tenere strong l’emozione. L’ultimo viaggio reale, diciamo. La mia guida tunisina si chiamava Chokri (“si dice Ciocorì, come il vostro cioccolato”, e su questa partono le immagini di me a 7 anni cicciotto con gli occhialini che frugo nella dispensa e poi getto l’incarto delle merendine dietro l’armadio per non farmi scoprire); allazzatissimo, Chokri mi aveva portato in 7 ore di macchina nel deserto roccioso a vedere la casa berbera e forse anticapitalistica di Mariah. Ne ero uscito con un mal di schiena anche lui strong, ma comunque un flash trovarsi dentro un cratere-casa: sopra il livello del suolo, ripari in pelli e palme + bagnetto in eternit; sottoterra le stanze “intime” scavate nel pre-cuore della terra: una cucinotta che sapeva di pane arabo servito col miele caldo a tutti i visitatori in cambio di 1 dinaro (io ne ho lasciati 2 stregato dal cambio 1 a 3); una dispensa con varie, soprattutto una pelle di gallina fatta a otre (flash-bis); infine, nella stanza-nella-roccia a est 2 figli e un marito stanchi stecchiti per via della raccolta all’alba. Tutte cose d’altri tempi/barra/luoghi che non sono i miei.

I miei sono i tempiluoghi di Ratzzj (il maggiordomo indiano di famiglia) e della casa a strapiombo sul mare… sogni che il superenalotto vorrebbe ridarmi. Invece #setifermilofermiamo, #andràtuttobene, #iorestoacasa. Scrivono ste stronzate arcobaleniche dopo averci riempito le teste a mo’ strudel con l’idea alle mele degli h24 e del tutto e subito… Ma quale pazienza e fermati: decenni a sentire che chi si ferma è perduto, a farmi sentire ebete se non sono multitasking, a convincermi che ci voleva qualcosa per aiutarmi a venire fuori dall’incapacità a stare sul pezzo… e ora? E’ stupefacente! Stupefacente come tra un decreto e l’altro vogliano cambiarci la cultura interiore! Pensano di farci tornare ai solidi valori di una volta: casa, famiglia, agricoltura… Gli stronzi pensano di farci tornare ai solidi valori di una volta con l’esercito e con guanti che proteggono e separano. Stronzate. Il mio giardino sta marcendo di erbacce. Sono il figlio-dipendente di un sistema veloce come sigarette di catrame: ho stra-fatto per stargli appresso aspirando il più possibile per non pensare al futuro e solo a un presente sbrilluccicante: Jack Daniel’s e nomadismi spinti da un locale all’altro; tutto il resto è noia. Divano e Netflix NOIANOIANOIA. Famiglia idem: STRANOIA di STRAMADRE STR’ANSIOSA. “Restaci tu qui, morirò, ma devo uscir(n)e”! Padre Vasco lo sa, anche se è invecchiato pure lui e sta in quarantena… “Tornerai qui […]”, dove c’è già l’infinito… “non è vero che c’è sempre da scoprire”. Ma ci vorrà tempo e io ho bruciato quasi tutto. Tempo… ne abbiamo? Non sospeso, surreale… Di quello vero ne abbiamo, anche se ne abbiamo un’ora in più? …“Non esiste la bacchetta magica!”, dicono dalle psico-regia. …Ma ics non stava a ipsilon come zeta sta a…?

Comunque a un certo punto avviene: mi trasformo come nel film La mosca: mutazione genetica improvvisa e senza bisogno di macchinari vari: come se spuntassero ali o branchie, a me spuntano inquietudine, nervosismo, perdita di sé(nno); lei diviene il mio nemico e la mia preda; io ritorno ostaggio ed è tutto quasi fisico, mi tira la faccia, sarà qualcuno di questi virus. Le fusa dei gatti mi calmano, la chiamata di mia madre mi ri-psicotizza. Psycovirus. Così è. Prima ci ammalano e ora ci curano con la scusa di non farci ammalare. Mi sale il nervoso e qui capisco chi rapina i vecchietti per rapinare “il sistema” che a me non mi ha visto mai se non per tenermi bambino. PARA-NOIA. Cosa cambierà, nel dopo? Ci saranno piste diverse da annusare? Esiste “un dopo” extra-emergenza? She don’t lie. Chiunque sì.

Welfare del cazzo. Non so cosa mi abbiano promesso, credo in definitiva niente. In questi giorni faccio incubi e penso per opposti: qui o lì; vita e morte; virus e quarantena; gioia e astinenza. Ma pensare… a che pro? Stiamo esposti, abbandonati, influenzati senza febbri. Crederemo ciò che vogliono che crediamo: un giorno “chiudiamo le frontiere”, ieri “viva il duce!”, domani “viene da un laboratorio”.

Quando parlo del duce lei mi guarda storto, non la sopporto: sa che è il personaggio (non la persona), e così non mi sopporta… non lo sopporto. Ma l’ho voluta e me la sono presa: è ostaggio. Ora lei fa carriera, due lauree, un master. Che ne sapevo io? Che ne so io di ste cose? Volevo fare l’archeologo e non andava bene. Geometra, non c’era altro da dire e forse alfine mi interessa poco. Il Jack Daniel’s mi piace di più, ma poi la pelle puzza d’alcool e per accompagnarsi alle donne in carriera non va bene. …Dice che sono cambiato, che i problemi ci sono sempre stati, ma che ora sono proprio cambiato. …Quelli come me non assumono i reputation manager. Quelli come me restano lupi in gabbia: ostaggi rabbiosi.

Adesso il fatto è proprio questo: che io non so stare sul bordo del fiume ad attendere. Io sono Sordi con lo spaghetto: la quarantena io me la magno e più è pericoloso e più me la magnerei de più. E’ tutto un gioco d’azzardo che ha per antagonisti lei che tolto la chiave del bagno e l’altra vicina che urla con la voce che sa di limone rancido come sempre nella storia degli ultimi 20’anni. Eppure la pazza era mia madre, dicevano. She don’t lie, She don’t lie, She don’t lie! Le fusa dei gatti mi calmano, ma vorrei comunque tirarle il collo giusto oggi che pare domenica: ho sempre odiato la domenica che “è sempre domenica”.

…Non prendiamoci per il culo, ognuno ha quel che si merita: dovrei stare sotto un ponte, ossuto come il mio gatto a 3 zampe salvato 3 volte per miracolo che si è appena mangiato una farfalla bianca. Bianca come il mio bianco mangiare/artista della fuga… Disintossicarsi da un certo mo(n)do potrebbe essere fatale, potrebbe essere  T E M P O R A N E A M E N T E  facile. Ma ognuno ha quel che si merita.

Eppure, in questo colonialismo-non-solo-virale abbiamo le conserve e le caponate: quelle centenarie di una nonna francese del mio nonno che ha combattuto ad Addis Abeba, ho le foto di là, nella “stanzetta mela”; mio figlio lo chiamerò come lui: Aléxeis Andròs = “uomo che protegge”. Lei le foto le ha appese: “è casa nostra”, dice.

Disintossicarsi da un certo mo(n)do potrebbe essere fetale. Non me lo merito, ma le fusa dei gatti mi calmano e Jekyll afferma che ne vale la pena; non importa se è stata Greta e se gli hikkikomori avevano ragione: il gatto a 3 zampe si è salvato 3 volte per miracolo. Non me lo merito, ma scopriremo se varrà la pena vivere le mie fottute prigioni: siamo in SperanTena. Restiamo a CoronaGame col naso che cola ancora, monitorando le mutazioni genetiche, con lei che ha in pancia il futuro… Potrebbe essere stupefacente e… facile……?

She don’t lie,
She don’t lie,
She don’t lie…
Pam, PAM.

2 thoughts on “COVIDecameron #10 – COCAINE

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