Necessità d’evasione

Sono sempre stata una sognatrice. Una sognatrice e una nerd! Fin da bambina ho sempre sentito il bisogno di evasione dalla mia realtà percepita, in misura direttamente proporzionale ai problemi dai quali mi facevo affliggere. Per cui sognavo che il Cristallo di Luna esistesse davvero e io, da imbranata cicciona con la frangetta brutta, mi trasformassi in Sailor Moon, aggraziata bionda, forte combattente con un pretendente che senza mantellino e mascherina creepy era anche un figo della madonna! Oh, Milord con la rosa rossa stile tanguero! Era bellissimo estraniarmi dalla mia realtà fatta di compiti a casa, letto a castello, fuseaux (perché a quei tempi si chiamavano così e non leggins) colorati e compagne di classe più fighe di me, con una vita sociale migliore della mia e coi genitori più ricchi dei miei. Per evadere, quindi, dalla mia distorta visione della realtà mi rifugiavo nel mio mondo dei cartoni animati.

Da adolescente ovviamente le cose cambiarono: i letti a castello vennero separati, le compagnie vennero sostituite, i problemi miei non erano poi così diversi da quelli dei miei coetanei. Forse però, proprio perché l’adolescenza è per antonomasia un periodo difficile, non smisi minimamente di estraniarmi e rifugiarmi nei meandri della mia fantasia, riproducendo il mio mondo immaginario per superare le serate in cui non mi invitavano alle feste, o i giorni in cui il ragazzo che mi piaceva non mi faceva “gli squilli”. Questa volta, però, sognavo di essere un giovane marinaio prossimo alla felicità e talmente tanto buono e ingenuo da farsi fregare e tradire da sotto il naso, che passa ben 14 anni di prigionia, soffrendo atroci pene e che, infine, riesce ad evadere, trovare un tesoro nell’isola di Montecristo e – vaffanculo – fargliela pagare a tutti! Sognavo, in pratica, una sorta di vendetta sociale, di riscatto fantastico e spietato, crudele e maestoso nei confronti di coloro che mi facevano sentire inadeguata. Immaginavo che quel malessere che provavo era come la sofferenza di Edmond D’Antès: una sofferenza atroce provocata dagli altri ma indispensabile per raggiungere un giorno la mia ribalta sociale. 

Crescendo mi sono convinta che la vendetta di quel tipo non serve a nulla, adesso seguo quei pensieri da hippies che parlano di karma o d’energia cosmica e ho imparato ad allontanare la rabbia verso gli altri come fosse un palloncino pieno d’elio. La bambina cicciona con la frangetta brutta e l’adolescente emarginata che ascoltava musica strana prima delle lezioni al liceo e che non veniva invitata alle feste, è diventata la giovane donna cicciona che ascolta musica strana e che alle vostre feste non ci verrebbe manco morta ammazzata, che vi sta scrivendo (per fortuna ho smesso di farmi la frangetta). Il mio mondo adesso è fatto da problemi che mi piace risolvere, da gente che mi sono scelta e dalla ricerca costante di far pace con me stessa (a volte riuscendoci, altre no ma accettandolo e andando avanti). Non per questo, però, ho smesso di estraniarmi ogni tanto e di tornare in quel mondo fantastico popolato di personaggi immaginari e location da sogno. Quindi a volte sogno di essere un Signore del tempo alla scoperta di nuovi mondi a bordo del mio Tardis. Sono più brillante, immortale, estroversa testimone dei fatti più importanti della storia dell’umanità e, soprattutto, salvatrice dell’universo! 

Non ci vedo nulla di male, la necessità di evasione fa parte di ognuno di noi, c’è chi lo fa inconsciamente scappando dai problemi e chi, come me, mette in moto la  fantasia, impegnandosi in voli pindarici che, come quello di Icaro, finiscono inesorabilmente con le ali sciolte dal sole per volare troppo in alto. La differenza col passato è che la realtà non mi fa più paura e resto sempre convinta che un pizzico di sogno non ha mai guastato, l’importante è non esagerare.

Impegnatevi a sognare ogni tanto che non fa male, fatelo in maniera cosciente e godendovi la vostra immaginazione. Date, infine, un nome alla principessa bambina nella torre d’avorio.  

4 thoughts on “Necessità d’evasione

  1. Dunque sono 2 le cose:
    o
    -gli emarginati e i bullizzati non erano (non sono) una minoranza come volevano (vogliono) farci credere
    oppure
    -attorno a me ruotano solo ex (forse non tanto ex) emarginati/nerd/strani/freaks come me

    :)

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