Quando vivi all’estero

Quando vivi all’estero e torni in Patria, certe cose le noti. Noti piccole abitudini che hai preso e che nel tuo luogo d’origine non esistono, noti sfumature culturali alle quali prima non facevi caso. Inizi già ad averne un assaggio quando, in aeroporto, si apre la fila per l’imbarco e un gruppo di tuoi concittadini risulta incapace di adeguarsi al buon vivere civile decidendo arbitrariamente di affiancarsi ai primi della coda alla cazzodicane, rifiutandosi categoricamente alla gentile richiesta delle hostess perché “niavutri semu ‘cca di sta matìna!”. E vabbè. In aeroporto nemmeno la sicurezza all’uscita indossava la mascherina, e io che mi lamentavo degli andalusi! Ma del resto, si sa, da noi non ce n’è coviddi!

Quando vivi all’estero e torni in Patria – e ti fermi qualche giorno a Palermo – noti che la Vucciria è piena zeppa di gente ché assembramento dei Puffi in Francia, scansate! Prendi il taxi e il tassista risponde allegramente al cellulare tenendolo in mano (viva voce e cuffiette what?), continuando a guidare come se niente fosse, sorpassando un’auto ferma davanti le strisce pedonali, mentre un signore stava attraversando (una volta mi investirono così). Chapeau! Per non parlare del fatto che poter pagare con carta di credito sul taxi è un’utopia! “Posso pagare con carta?”, “mah, non funziona il pos, meglio contanti”, “non so quanto cash ho, non so se ci arrivo”, “se mi paghi contanti mi fai un favore”. E certo! Siamo qui a fare favori agli evasori! Quando per grazia divina intuisce che non ho un euro, il pos riprende magicamente a funzionare e accetta la transazione nel giro di 0.649 secondi!

Quando vivi all’estero e torni in patria, a proposito delle carte di credito, noti come non valga la stessa mentalità post pandemia che vale dove vivi tu. Da noi si può pagare tutto con carta, anche un caffè di 1,40€, non ci sono limiti. Lo si fa da un lato per evitare incassi in nero e dall’altro, soprattutto, per evitare di toccare soldi tutti tempestati di batteri e germi. E quindi noti come le 4€ della pizzetta – che iddio la benedica – non la puoi pagare con carta. Noti anche, e questo è più disturbante, che quando l’importo è più alto e puoi pagare con carta, alla cassa digitano sul pos e allungano la mano per chiederti il pezzo di plastica. Ma io dico: se usiamo la carta per evitare di maneggiare picciuli, non te la do in mano manco morta! Fammela poggiare contactless alla macchinetta e tieni le tue zampacce lontane e adese al tuo corpicino! Anche in farmacia hanno allungato la mano. In farmacia. Ché dovrebbero essere più scaltri di noi perché bombardati dalla mattina alla sera dalle informazioni sulle misure da adottare. Ma comunque…

Quando vivi all’estero e torni in patria, noti l’atteggiamento italico nei confronti del turista, quell’atteggiamento che ti fa pagare 8€ per una colazione caffè+brioche+spremuta al bar in piazza vista porto. Per carità, bella la location ma un po’ caruccia ‘sta colazione! “Spenna il turista” sarebbe un bel nome per un gioco da tavola, un po’ come il gioco dell’oca o becca la talpa. Si giocherebbe a squadre, ogni squadra deve farsi concorrenza tramite carte “cattiva pubblicità” o “sconto sottobanco”. Le pedine-turista vagano da casella in casella attaccando con i “dadi delle richieste assurde” (un doppio 5, ad esempio, equivale a: siamo in quattro ma prendiamo una matrimoniale, ci stringiamo), oppure difendendosi con i punti “scelta” che ti permettono, dopo essere stato spennato in un posto, di non tornarci più a mangiare (o, nel mio caso, a farci colazione). A questo punto le squadre giocano il jolly “che me ne frega, se non vieni tu viene un altro”. E il gioco continua all’infinito.

Quando vivi all’estero e torni in patria, noti che non sei più abituato alla viabilità italiana (palermitana in particolare). Noti che non puoi camminare sul marciapiede perché altrimenti dove le parcheggiano le auto? Auto parcheggiate sul marciapiede e pedoni che camminano sulla carreggiata. Toh, guarda, qua non ci sono auto, possiamo tornare sul marciapiede, ah no aspè, c’è la munnizza. E quindi ritorniamo a camminare sulla carreggiata. Non esistono aree dedicate ai cassonetti ma te li trovi così per strada sui marciapiedi, stracolmi e contornati da sacchetti extra che non ci entravano e che quindi fanno adorno al metallo bruciato dal sole.

Quando vivi all’estero e torni in patria noti anche che quelle abitudini e sfumature che ti fanno trasalire sono facilmente “accantonabili” subito dopo aver dato il primo morso ad una pizza italiana, o subito dopo aver inalato il primo respiro pieno di iodio.  Aveva ragione quel politico che diceva “noi abbiamo il sole, il mare e il buon cibo”. Ma che cazzo ci vuole ad avere anche un po’ più di educazione civica!?

2 thoughts on “Quando vivi all’estero

  1. Ciò nonostante, era bello e più familiare del solito il tuo sorriso da ritorno! Sarò fatta vecchia e dunque eccessivamente romantica…?

    A proposito: ma quindi si può organizzare sta festa Agostiana di Réunion & pizze col lievito padre?

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