Che famo a Capodown? – Tanti auguri Mamma Terra

di Lorenzo Santetti

Ci siamo, sei contenta cara Terra? Tra poco compirai 4,543 × 10^9 +1 anni. Una quantità spropositata di piroette e giravolte attorno alla tua amata stella. Certo, lo so, è dura competere e dividere l’amore della tua amata con le altre sfere che le girano intorno, roteando nella loro tragica e ridicola danza di corteggiamento; ma te dopotutto sei la sua sfera preferita, no? Certo, non sei la più grande come Giove, né la più spettacolare come Saturno, né la più vicina come Mercurio, né la più rossa come Marte. A pensarci bene, cara Terra, sei anche l’unica a non avere il nome di un dio dell’Olimpo. Però sei l’unica che ha capito che l’amore nasce là dove vi è la vicinanza reciproca giusta: non troppo lontano, non troppo vicino.

Non contano le dimensioni di Giove, l’abbigliamento di Saturno, l’assidua e appiccicosa vicinanza di Mercurio, la timidezza di Marte. Hai capito che l’amore e la vita nascono col rispetto reciproco, avvicinandosi e allontanandosi a seconda del momento, raggiungendo afelio e perielio se desiderate o meno. Hai girovagato per tantissimi anni con la tua amata stella per miliardi di km a bordo di quel bolide che è la Via Lattea. Avete visto nascere nuove stelle, ne avete viste morire, avete festeggiato dei compleanni osservando esplodere le supernove in lontananza, restando abbagliati dalle onde che emettevano; peccato che nello spazio non si propaghino i suoni, perché sarebbe stato bello sentirvi urlare “oooooooooh” ogni volta che una supernova esplodeva per diventare un buco nero o una nana bianca.

La relazione tra te e la tua stella ha portato innumerevoli frutti: pesci, piante, dinosauri, grandi mammiferi, piccoli mammiferi e da pochi milioni di tuoi compleanni pure noi umani. Ora, non so come hai detto alla tua stella che dal vostro rapporto stavi generando l’ennesima creatura, ma immagino che tu ti sia sentita come le altre volte: entusiasta. Poi ti devi essere pure accorta che tanto bene non siamo cresciuti, perché dopo appena qualche milione di anni abbiamo deciso che non ci bastavi più. Siamo andati a trovare la Luna, progettiamo di andare su Marte e abbiamo inviato sonde oltre il sistema solare. Insomma, dei veri figli ingrati che ti fanno salire la febbre dallo stress. Però, ecco, detto fra di noi, dovresti essere orgogliosa che la nostra curiosità ci spinga oltre quel terreno che ci hai preparato, che ci scervelliamo per capire come diavolo funzioni te, il Sole, cosa c’è su Marte e perché Saturno vaga per lo spazio con una cintura. Però, santamiseria, mi pare esagerato metterci in punizione tutti quanti.

Ora, va bene tutto: l’effetto serra, l’inquinamento, la deforestazione, la plastica nei mari, l’estinzione di svariate specie animali, Berlusconi, Trump. Ma c’era bisogno proprio di metterci tutti in castigo? Non potremmo fare che abbiamo capito e possiamo uscire di nuovo? Eh? Dai, e festeggiamo il Capodanno? Come dici? No? Vabbè ci ho provato…
Che facciamo a Capodown, sbocciamo su Zoom? O preferite GMeet? No ragazzi, House party no, che mi brucia la CPU.

Va bene ho capito, faccio come Gramsci e al diavolo il capodanno: ci vediamo l’anno prossimo. Forse.

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