Che famo a Capodown? – Dal punto di vista di Pino

Giorno 337 dalla sepoltura.
Sono passate 48 settimane da quando mi hanno scomposto in 7 pezzi, imbustato e riposto in una cassa in cantina. Succede ogni stramaledetto anno e durante questo periodo sono schiacciato come una sardina in scatola.
Poi finalmente una luce, stavolta non per prendere qualcosa dal freezer a pozzetto, ma per prendere me. È il giorno dell’immacolata.
Mi portano su, sono in due a reggere la cassa.
Mi tirano fuori, cominciano dalle gambe, poi un groviglio di braccia male ordinate. Dovrebbero esserci delle etichette, ma sono ormai illeggibili. Allora misurano un braccio e lo confrontano con l’altro. Le braccia più lunghe le mettono in basso e così via mi rimettono in piedi da cima a fondo e sgranchiscono ogni punta che ormai era anchilosata.

Potreste pensare che sono fortunato, che grazie a Dio dei benefattori mi hanno ricomposto e salvato. Vi sbagliate! Ora viene il bello. Questi “benefattori” vogliono conciarmi per le feste, approfittano del fatto che sono inerme, un vegetale, di fatto, o almeno è quello che rappresento. A farmi i soprusi ci si è messo pure quel piccolo umano che avevo intravisto l’anno scorso, quasi quasi preferisco quel gatto che mi si arrampica addosso e mi fa cadere quasi sempre per terra.

E allora via una palla al piede, due palle, tre palle… con le mie braccia devo sostenere il peso di circa 100 palle 24 ore su 24 per quasi un mese, fino alla Befana e senza pause. Ma è vita questa? Dove sono i sindacati?

Non è finita qua. Dopo le palle arriva la catena di luci. “Le” catene di luci nel mio caso. I miei aguzzini ogni anno vogliono più luce, non è mai abbastanza. Quest’anno sono ben 3 catene di luci per un totale di 1100 miniluci, che manco San Siro è così illuminato. Ma non sono fisse, troppo semplice, e nemmeno a “sfumare”, troppo delicato. Ci sono circa 10 programmi di giochi di luce. Ogni catena però non è sincronizzata con le altre, così mentre una fa luce soffusa l’altra fa luce stroboscopica e l’altra è fissa. Poco ci manca che ho una crisi epilettica.

Poi arriva il momento delle ghirlande, altre robe che mi si stringono addosso, e del puntale, un altro peso nella capoccia. Ultimi ritocchi, qualche fiocco qui e lì e poi arriva l’immancabile neve finta. Ringrazio chi l’ha inventata, come ha fatto l’uomo a sopravvivere prima? Le palline e le ghirlande non si vedono quasi più… è tutto bianco, ottimo per i nostalgici dell’era glaciale.

E così a poco a poco ai miei piedi fioccano regali e panettoni. Che bello!
Ogni anno ci casco e ringrazio commosso, penso “Vabbè mi hanno torturato, ma ora riconoscono di avere sbagliato e chiedono perdono offrendomi dei doni…”. E invece no! ‘Sti fetenti, dopo avermi illuso, se li ripigliano dopo qualche giorno e non mi lasciano neppure lo spumante e il panettone che mi avevano offerto.

Ma sono gli ultimi giorni i più tristi. Capisco che quello che dovevano fare lo hanno fatto e ormai si tratta di capire chi e quando si sbarazzerà del mio corpo inutile. Tutti rimandano e si rimpallano l’ingrato compito di sezionarmi e imbustarmi. “No fallo tu!”, “L’hanno scorso l’ho fatto io, ora tocca a te!”, “Lasciamolo fino a Pasqua…”. Alla fine qualcuno controvoglia, in genere subito dopo l’epifania compie il crimine e io ritorno nello scantinato…ma sapete che c’è? Si sta meglio lì… Ve l’assicuro. E stavolta ho una rinnovata speranza. Ho sentito dire che i miei aguzzini l’anno prossimo vorrebbero prendere un albero vero. Speriamo! Povero diavolo, che pena mi fa!

2 thoughts on “Che famo a Capodown? – Dal punto di vista di Pino

  1. Tolto oggi e non avrei mai voluto :( Dava calore in questo periodaccio…

    L’inizio secretato del pezzo è un flash (:
    Per il resto, lungo la lettura ho più volte ringraziato di non aver mai avuto la “cultura” dell’albero di natale vero: non riuscirei a tollerare di fargli delle cattiverie simili… E a distanza di anni e decenni ho odiato mia cugina che lo prendeva sempre vivo… Assassini.

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