Storytelling – Niente posto fisso

di Lucia Immordino

Mentre i più o i meno (non saprei e poco mi importa) si affannano su Sanremo sì/Sanremo no, io ho iniziato a vedere le puntate del Commissario Ricciardi su Rai Play, ma non è questo il punto. Mentre, dicevo, stavo seguendo la prima puntata, mi chiama mia mamma e mi comunica che ha acquistato due loculi delle tombe comunali: uno per papà (che sarà spostato da dove si trova attualmente) e uno per lei.
Abbiamo discusso con naturalezza come di un qualcosa di assolutamente normale e ineluttabile, qual è di fatto la morte: in effetti, se vivi devi mettere in conto che devi anche morire!
Ecco, riflettevo che, nella mia famiglia non abbiamo mai eluso l’argomento morte, anzi, ne abbiamo sempre parlato con una certa serenità come di uno dei tanti fatti importanti della vita: come la nascita, il matrimonio, l’inizio di un qualcosa di importante che ti cambia il corso dell’esistenza.

Quando mio padre si è ammalato, dopo un primo momento di sbigottimento e di sconforto, non ci siamo disperati o chissà cosa, con una certa consapevolezza ci siamo organizzati sul da farsi e abbiamo cercato di vivere dignitosamente quello che ci restava: non ricordo da parte sua un lamento o un rimprovero, ho memoria invece che ha iniziato a rivedere tutte le foto che, tante, aveva scattato lui stesso con la sua Rolleicord, ha ricucito certi rapporti e ha voluto fare altre foto in compagnia di amici e parenti e poi mi ha chiesto di aiutarlo a preparare il suo funerale, proprio così.
Aveva già acquistato la bara e la tomba presso una congregazione ecclesiastica, il che poi si è rivelato un pagamento a vuoto, tant’è vero che stiamo riacquistando le tombe dal Comune.

Ancora una volta, però, non è questo il fatto; l’argomento è la preparazione del funerale di mio padre: ha messo da parte quanto necessario per l’agenzia funebre, mi ha chiesto di non comprare alcun abito perché avrebbe voluto indossare il vestito del matrimonio di mia sorella, solo avremmo acquistato insieme un paio di scarpe (le voleva nuove e comode), invece non ce l’ha fatta e se ne è andato prima.
Un mio zio ce le ha fornite: mi sono sembrate belle e confortevoli.
Mia mamma sa che il suo posto sarà accanto a quello di papà, io non so cosa mi toccherà, ma l’idea di organizzarmi non mi terrorizza, anzi.
Quando morirò, so già che vorrò una cerimonia semplice, laica e poi vorrò essere cremata: niente loculo, niente foto, niente posto fisso.
Mi piacerebbe che le mie ceneri venissero sparse da qualche parte, su terreni fertili.
Tutto qui.

2 thoughts on “Storytelling – Niente posto fisso

  1. Capisco quel che scrivi. La morte non mi sembra una cosa spaventosa. Non capisco tante persone che temono la morte ma non sanno vivere il presente, non danno valore alle scelte che fanno, ai giorni dati, a come usano il tempo a disposizione, le proprie energie a disposizione. Si teme tanto, ma poi nessuno sa cosa può succedere tra un istante. E leggere il giornale non insegna nulla.

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