Pregiudizi (senza orgoglio)

pregiudìzio. s. m. [dal lat. praeiudicium] Idea, opinione concepita sulla base di convinzioni personali e prevenzioni generali, senza una conoscenza diretta dei fatti, delle persone, delle cose, tale da condizionare fortemente la valutazione, e da indurre quindi in errore.
Dal dizionario Treccani

Mi ricordo che qualcuno parlando di dizione e accenti mi espose il suo pensiero portandomi l’esempio di una telefonata di lavoro. Durante la conversazione telefonica l’unico senso attivo è l’udito e se l’interlocutore non ti conosce cercherà di farsi un’idea non solo attraverso i concetti che esprimi, ma anche grazie alle parole che usi, il modo in cui parli e l’accento, che inevitabilmente tradirà le tue origini.

La persona con cui parli potrebbe odiare i francesi e amare gli spagnoli, trovare divertenti ma poco affidabili i napoletani e sbrigativi e antipatici i milanesi. Tutti preconcetti che non fanno bene alla conversazione perché non controllati e non veritieri. Non dico che bisogna perdere gli accenti che ci caratterizzano, ma non sarebbe bello potere avere all’occorrenza un accento neutro in modo da concentrare la conversazione sui concetti partendo da una pagina bianca?

È quasi impossibile non avere pregiudizi. Come immaginate un “Calogero”? E una “Deborah” (con l’ H!)? Diversamente da una povera “Crocefissa” immagino. Scrivo “un” e “una” anche se ci sono migliaia di persone con lo stesso nome e nessuno è uguale ad un’altra, eppure il nome di una persona lo caratterizza nel nostro subconscio, come se lo conoscessimo, e ad ogni nuova persona conosciuta con quel nome il nostro preconcetto si evolve talvolta rafforzandosi, talvolta smontandosi.

Il pregiudizio induce dunque all’errore, ad avere una visione distorta della realtà ancora prima di conoscerla. Possiamo evitare di avere pregiudizi o di subirli? Difficilmente. Creare connessioni e raggruppamenti fa parte degli strumenti che l’uomo adotta per semplificare la percezione di ciò che lo circonda, per fare più o meno giuste deduzioni e limitare lo sforzo per memorizzare fatti, persone, cose e luoghi simili.

Questo avviene più o meno volontariamente e consciamente tutti i giorni.

Quante volte abbiamo sentito frasi come “A me i gatti non piacciono” e poi dopo un po’ di fusa e strusciamenti “però questo non è un gatto come gli altri, questo è affettuoso come un cane, è per questo che mi piace”. È una frase che dimostra come uno o più preconcetti ci inducono nell’errore, una conoscenza superficiale impedisce una più profonda. Il primo preconcetto è che i gatti non siano affettuosi, il secondo è che tutti i cani siano affettuosi, il terzo è che l’affetto si dimostra solo con scodinzolii e fusa e che sia sempre gradevole. Ci sono gatti affettuosi e cani che lo sono poco, ci sono cani che potrebbero non scodinzolare, ma ti difenderebbero a costo della vita, ci sono gatti e cani troppo appiccicosi e che dimostrano affetto in modo non sempre gradevole.

È anche vero però che generalizzando potremmo affermare che i gatti nella maggior parte dei casi dimostrano un distacco maggiore dal proprio compagno umano rispetto a un cane. È un errore? Secondo me no, ma precludere la possibilità che con un gatto ci si possa scambiare un po’ di coccole per uno stupido preconcetto questo sì, lo trovo un errore.

Chi scrive è conscio di questo meccanismo e nonostante cerchi di combatterlo purtroppo non sempre riesce ad avere una mente sgombra e vuota ad ogni nuova occasione, soprattutto perché adora elaborare complesse deduzioni che però a volte si trasformano in preconcetti ed errori.

È dunque sbagliato avere pregiudizi? No, è un fatto umano. Diverso è però lasciarsi guidare da questi o esternarli contagiando altri. Aprirsi al mondo cercando di combattere i pregiudizi invece è un auspicio che faccio a tutti per il proprio bene e quello degli altri, augurio che estendo anche a me stesso.

One thought on “Pregiudizi (senza orgoglio)

  1. É sempre molto interessante cercare di capire da dove provengano i pregiudizi. Spesso hanno radici profondissimo, non solo culturali… E intenzionano tutto, proprio come dici tu.

    A lavoro, mentre ascolto e ascolto, ascolto anche me stessa, facendo spesso un faticoso lavoro di allontanamento dei pregiudizi miei personali con cui odo e recepisco e percepisco. É una bella smazzata!

    La verità é sul serio che ci servono x semplificare, ma siamo sicuri che semplificare sia l’unica strategia adattiva per stare nel mondo? Forse a volte é utile anche complessificare ;)

    … Solo solo, a farlo si scoprono idee e visioni meravigliose!

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