La Malafimmina e il femminismo in Sicilia

L’altro giorno stavo dibattendo con una cara amica su una cosa che mi ha dato fastidio e che ho voluto denunciare come ingiustizia. Questa amica ha minimizzato la cosa e scherzando mi dice: “non c’è bisogno di vedere patriarcato unnegghé”.

Tralasciando il problema di come sono percepite le persone che fanno dell’attivismo femminista una questione importante nella propria vita, mi chiedo: il patriarcato unn’è unnegghé? Ma picchì, unni è? Il patriarcato non è una cosa tangibile che puoi trovare in un posto e in un altro no. Non è una persona concreta tipo “Puccio Bastianelli il mio acerrimo nemico”, come diceva Medio Man. Il patriarcato è un sistema in cui i poteri economico, politico e decisionale sono maggiormente detenuti proprio da “Medio Man” (uomo bianco etero). E questo non soltanto a scapito delle donne ma anche di tutti quei corpi che sono altro e che si ritrovano marginalizzati, come bambini/e, persone trans, extracomunitari/e eccetera.

Adesso io non ho intrapreso studi di genere per cui non sono un’esperta in questioni che riguardano disuguaglianze di genere o questioni femministe ma – porca miseria – so riconoscere le ingiustizie!

E proprio dal profondo desiderio di giustizia sociale nasce il bellissimo progetto “La Mala Fimmina” di cui voglio parlarvi.

Come ci racconta Claudia Fauzzia, in Sicilia la “bona fimmina è chiddra ca nun parla”, per cui in un mondo ideale di femmine “buone” devono parlare solo gli uomini. E invece noi, assieme a Claudia, vogliamo parlare, vogliamo essere “mali fimmini”.

@la.malafimmina è un progetto di investigazione, educazione e sensibilizzazione su tematiche riguardanti il genere, le disuguaglianze di genere e questioni femministe. Tutto questo nella cornice della nostra bella terra, la Sicilia. Nel profilo di Claudia si affrontano tematiche di genere partendo quindi dai luoghi a noi cari, con la cultura e il sapere siciliano attraverso esperienze dirette.

Ad esempio, una tematica che mi ha molto colpito e di cui la mala fimmina ha parlato qualche tempo fa è stata quella della mobilità: per noi siciliani è più difficile muoverci per organizzare cortei o manifestazioni. Quest’impossibilità ci costringe all’immobilismo o all’organizzazione di eventi sporadici e di nicchia dove le potenzialità ci sarebbero, per gridare a gran voce le nostre ragioni ma per colpa del binario unico e degli scarsi servizi di collegamento, se si organizza un evento a Palermo, il mio grido risuona come un’eco lontana che arriva al di là dei Nebrodi.

In questo senso la mala fimmina è anche un progetto non solo virtuale ma fisico e che vuole coinvolgere la società.

Abbiamo fatto un paio di domande a Claudia:

  • Tre aggettivi, oltre a “mala” che descrivono il progetto:

    Mala, femminista e sicula.

    Personalmente sono sempre stata una presenza ribelle – in famiglia, a scuola e poi all’università e in ambito lavorativo – una di quelle che non passa inosservata perché tende costantemente a disturbare il normale ordine delle cose. Così è il mio progetto: la Mala Fimmina nasce per fare da guastafeste al maschilismo imperante. L’aggettivo che ne descrive meglio la finalità è sicuramente “femminista”. Mi identifico in un femminismo interiezionale che punti a raggiungere l’equità di genere tenendo in considerazione molteplici assi di discriminazione tra cui quello etnico, di classe, legato all’abilità e sicuramente alla questione meridionale. Difatti la Mala Fimmina è un progetto che, non solo nasce, ma la cui identità risiede in Sicilia. Da un lato il progetto risponde all’esigenza di denunciare un vuoto all’interno del dibattito femminista italiano, dall’altro rivendica il riconoscimento di una soggettività femminista radicata nel sud Italia.

  • La Mala Fimmina a lungo termine (a cosa possiamo puntare, dove vogliamo arrivare)

    Nel solco di una pandemia mondiale e per spirito di sopravvivenza La Mala Fimmina nasce come progetto online. Ma, nonostante i social siamo degli strumenti importanti ed estremamente potenti, non riescono mai a sostituirsi perfettamente al face to face. Inoltre, parlando appunto di intersezionalità, il divario digitale al meridione è molto ampio e non consente dunque di raggiungere le fasce più deboli della popolazione. La Mala Fimmina sta riscuotendo enorme successo nel panorama femminista italiano e si vuole evolvere con una sede nel centro storico di Palermo che offra servizi di educazione sulle questioni di genere e i movimenti femministi siciliani.   

  • In merito al mio aneddoto che apre il post, come possiamo combattere il nostro maschilismo interiorizzato?

    Erroneamente si tende a pensare che il maschilismo appartenga soltanto alle soggettività maschili – uomini cis tendenzialmente eterosessuali – ma non c’è niente di più scorretto. Il lavoro di una persona che si sta approcciando al femminismo è quello di decostruire e disimparare gli insegnamenti maschilisti ricevuti. Nel momento in cui si è disposte a mettere in discussione la propria realtà, si è in grado di vedere ciò che prima appariva nascosto dal velo della “normalità”. Mettersi in discussione significa spesso perdere certezze e punti di riferimento ma non c’è altra alternativa per rendere la nostra società un posto più equo, giusto e femminista. 

Ringraziando Claudia per la sua disponibilità, vi invito a seguire i suoi profili social e a creare e costruire assieme alle altre mali fimmini!

2 thoughts on “La Malafimmina e il femminismo in Sicilia

  1. Più che femminismo il progetto mi pare di orientato alla parità in tutti i sensi, per tutti (quindi si estende). Questo mi piace, perché ci sono delle categorie da tutelare ancora di più di una donna, ci sono categorie ancora più discriminate ed è giusto estendere a tutti la voglia di dare pari opportunità.

    Lo si deve fare però in maniera totale rivalutando alcune gentilezze che il maschio fa per galanteria verso le femmine e chiedendosi se dietro quel gesto apparentemente educato e cavalleresco non ci sia una cultura maschilista.

  2. Sono totalmente d’accordo con Andrea!
    Anche io oramai sono più per uniformare le battaglie, ad es. contro le ingiustizie palesi e interiorizzate! A forza di dividere e sezionare per etichettare e appartenere in modo più “slim” & “smart” siamo costantemente separati…

    Mi pare che sia molto interessante il Progetto, nonché portatore di idee che non sono quelle fino ad oggi viste di femministe arraggiate e litiganti permeate proprio da quel “patriarcato unnegghé”… che forse si sono viste negate e che vogliono poi riprendersi. Ci vogliono battaglie gentili, piene di sole e di panelle! Anche perché certe robe sono DAVVERO unnegghé…

    …comunque mi piace, teniamoci in comunicazione, begli spunti :)

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