La catena alimentare spiegata a un bambino

Da neogenitore vegano di una bimba che avrà in famiglia l’esempio di due genitori che si alimentano in modo diverso, mi sono posto il quesito: “Come spiegherò a mia figlia perché non mangio animali né i prodotti derivati dall’allevamento del bestiame?”. Nel parlare dell’argomento vorrei essere sincero e semplice, ma non impositivo e di parte, ma dovrò scontrarmi con argomenti scolastici quali la piramide alimentare.

Da piccolo (sono stato vegetariano sin da piccolissimo) però ricordo di aver dovuto combattere contro la visione dell’uomo in cima alla piramide alimentare, il vero re della foresta. Io la carne non la volevo mangiare, non volevo uccidere alcun animale, ma c’era sempre quello che mi diceva: “Ma la moltiplicazione dei pesci? Anche Gesù mangiava il pesce!”, io rispondevo, “Se moltiplichi questo pesce mangio la sua copia e questo lo facciamo tornare in mare!”. Poi c’era quello che diceva: “…ma l’uomo è in cima alla catena alimentare, come il leone e le tigri. Tu non vuoi essere forte come un leone?”, e io, “No, preferisco essere forte come un Gorilla, che mangia solo frutta e verdura!”.

In effetti il Leone mi faceva una certa antipatia, nei documentari (adoravo SuperQuark che mio nonno registrava e mi riproponeva) era sempre quello che divorava la povera gazzella o il cucciolo di gnu e io facevo sempre il tifo per la povera preda affinché riuscisse a fuggire.
Come faccio a spiegare a mia figlia perché noi siamo in cima alla piramide alimentare e siamo “cattivi” come un leone? Ma la natura è davvero così cattiva o ci insegna qualcosa?

Crescendo non mi capacitavo del perché la natura fosse così crudele, io adoravo il mondo naturale, per me era fonte di ispirazione ed esempio di vita, ma questa cattiveria nei confronti delle prede andava in contraddizione con la mia visione francescana dell’amore interspecie. Dovevo trovare risposte convincenti e ben presto le trovai nelle videocassette di mio nonno. Studiai e imparai. I leoni attaccano gli esemplari più deboli perché vecchi o malati o più facili da catturare. A volte per fame e disperazione degli esemplari solitari (in genere maschi senza un branco) attaccano animali più forti (ad esempio gnu), e spesso vengono mortalmente feriti e quindi passano da carnefici a vittime. Quando i leoni non riescono più a cacciare perché malati, feriti, vecchi o isolati muoiono di stenti dopo una lunga e strazziante agonia, mangiati vivi dalle iene e dagli avvoltoi. Crudelissima natura! Ma possibile che la vita debba andare così?

Sì, la natura è anche sofferenza, e solo ampliando gli orizzonti, osservando quello che succede alle due specie coinvolte piuttosto che i singoli esemplari si riesce a comprendere il motivo di tali crudeltà. Le due specie (prede e predatori) in un inseguimento continuo possono evolversi grazie a impercettibili mutazioni, la mutazione migliorativa si diffonde. Lo gnu sano, forte e veloce si riproduce, quello debole, portatore di un DNA poco “ricco” muore prima di poterlo fare. Il leone più forte conquista il branco e si riproduce (con più leonesse), quello debole viene isolato e se non è abbastanza forte, non trovando alcun branco, è destinato a morire di fame (sono le leonesse ad essere specializzate nella caccia) e a non riprodursi.
Quindi la natura può sembrare crudele nel singolo atto, ma il progetto è quello dello scambio tra specie in modo da evolversi entrambe. D’altra parte se non ci fossero predatori gli gnu (e non solo) prolifererebbero a tal punto da brucare il brucabile e ci sarebbe un collasso per carenza di cibo e la specie non si sarebbe affatto evoluta nel frattempo.
Quindi la natura può sembrare crudele, ma lo è a fin di bene.

E l’uomo? L’uomo è crudele con le altre specie, distruttivo con l’ambiente e involutore delle altre specie. L’uomo ha il brutto vizio di selezionare, innestare, manipolare le specie. Le galline (così come le conosciamo) non esisterebbero, sarebbero dei gallinacei in grado almeno di svolazzare agilmente sui rami degli alberi, non sarebbero i polletti da allevamento intensivo a rapida crescita che a stento si mantengono sulle due zampe da pulcino malcresciuto. I maiali selvatici sarebbero più simili a dei cinghiali che a dei prosciutti ingabbiati che si muovono a stento. Le mucche non sarebbero così mansuete come le conosciamo, specialmente quando gli portano via i cuccioli. I cacciatori poi è risaputo che predano il membro alfa del branco, quello più grosso, per esporlo come trofeo, mica si accontentano degli esemplari più deboli, magari malaticci. Così facendo si riproducono quelli con un patrimonio genetico più “povero”. Per non parlare delle importazioni di specie non autoctone e il rilascio incontrollato con il relativo impoverimento delle biodiversità.

In sintesi l’uomo è crudele, seleziona in modo inverso rispetto a come fa il leone, nel progetto di madre natura è solo un elemento di disturbo e non è il custode ed il protettore della terra che dovrebbe essere. Il suo posto è fuori dalla piramide alimentare, su una ruspa che la demolisce.

 

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