[po-té-re]

Io posso
tu puoi
lui/lei può
noi possiamo
etc.

Nessun condizionale.
Molto participio. Presente. E’ “potente”, cioè 
che può”, “che domina”, “che può di più”, ovvero “divenire padrone, signore, possessore”. Della moglie in antichità. Dei valvassini e degli schiavi. Del Donbass. Del gas. Di tutti noi. E quindi per estensione “sovrano”: che può “imporre il proprio potere a qualcun altro”; che può “avere forza, facoltà, autorità, diritto di far chicchessia”. Ad esempio di lasciare in tredici chi si ritiene subalterno, di creare dipendenze malate, di sganciare bombe. Di autorizzare robe, stati di emergenza, cavallucci volanti. Di decidere per tutti. Di sparare alla pace. Di dare una delega, denaro, titoli, corone. Di stabilire la legge. Di accumulare cadaveri. Di bucare le mura del vicino. Di bucare la terra. Di depredare i poveri e chi ci conviene. Di graziare la vita e di dare la morte, come i Cesari medievali o i serial killer. …Robe quotidiane…

E ancora: “Possibilità oggettiva, capacità concreta di fare qualcosa. Es.: “avere il potere di cambiare una situazione”. Roba che ci dicono esser di tutti, ma non prendiamoci per il culo. Quando ci togli le idee, i garanti psichici e sociali, il desiderio di riunirci. Quando ci rendi dipendenti dal gas. Quando ci flagelli come Cristi con i costi e le utenze in continuo aumento. Quando non ci resta che godere delle uova di pasqua o il “potere” è quello di scelta sulle tariffe Ryanair. Quando l’unico “potere” rimasto è quello del consumo e non quello del pensiero. Quando accade questo… poi chi ha davvero, sulle questioni di vita o di morte mondiali, la “capacità di imporre il proprio volere ad altri, di influenzarne il comportamento, le opinioni”? Chi è davvero “potente”? Chi è “nella posizione che consente di esercitare il potere”?

“Potente”. Pensiamo forse, gonfiandoci come pavoncini, che la faccenda appartenga a tutti. Pensateci e pensatevi nelle vostre giornate. Ma… qual è oggi il senso del potere? Siamo tutti schiavi di un’idea narcisistica. Balliamo sui nostri ombelichi, convinti di avere fortissimi e durissimi scettri egosintonici, machisti.

Cosa stiamo facendo? Mentre imponiamo robe ai figli, ai vicini, ai dipendenti, ai mariti, ai parenti, a noi stessi… Cosa stiamo facendo? Quando, di fatto, il nostro “potere” permette di crescere in collettività, di assicurare lunga vita all’uomo e alla vita, all’Altro e alla terra? E quando invece è solo frutto del nostro trastullamento personale e istituzionale che usa gli esseri umani per gratificare se stesso?

Oggi si festeggia la Pasqua, la rinascita, la liberazione… ma i costati sono aperti da questa perversione antidemocratica, antipolitica, anticomunitaria. Non c’è Pasqua che tenga, non c’è messa o veglia, non c’è trattato o resurrezione… Non così. Mi spiace rompere catene di auguri e di magie perbeniste. Tra qualche giorno sarà il 25 aprile (altra liberazione oggi fittizia) e come ogni anno canterò “Bella Ciao” come inno di speranza e partigineria, perché solo così POSSO PENSARE di andare avanti, come quelli che, pur combattendo, cercavano di evitare l’estinzione di certi valori di pace e altrità. In verità, io non credo di saper e “poter” combattere. Forse so un po’ pensare e provo a fare del mio meglio. Per questo ho proprio bisogno di dirlo: non c’è “potente” che oggi tenga alla vita,

Amen.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.