Secchiello e retino è un “gioco” cretino!

Mio padre sporadicamente pescava con la canna da pesca. Un giorno mi propose di venire a pesca con lui, un classico. Avevo sette anni più o meno, ed ero già vegetariano da qualche anno. Gli dissi che mi avrebbe fatto piacere passare del tempo con lui, ma che non intendevo uccidere dei pesci. Lui mi promise che avremmo liberato in mare tutti i pesci catturati. Così accettai, un po’ perché altrimenti sarebbe andato lo stesso a pescare suo serio, un po’ perché mi piaceva passare del tempo con lui visto che lo vedevo poco, e un po’, lo ammetto, per soddisfare la mia voglia di osservare la natura da vicino. Mio padre rispettò la promessa fatta, e fu una bella giornata. Non del tutto però.

Mentre per tutti i pescetti era molto semplice staccare l’amo dalla bocca, una delle specie pescate, la viola di mare, ingoiava del tutto l’amo rendendo impossibile la liberazione. Fu un supplizio per almeno 2 di quei pesci, l’unica strada era quella di tagliare la lenza, ma poi? Ciò non riuscì a consolarmi. Il pensiero di un paio di pesci liberati in mare con un amo nello stomaco mi fece rimpiangere di aver accettato la proposta di mio padre. E a ben pensarci anche la cattura dei pesci poi liberati con una (seppur piccola) ferita alla bocca non è un gioco da fare.

Anche mio padre, pescatore amatoriale, era dispiaciuto dell’accaduto. Era sensibilizzato da me. Ricordo almeno un altro paio di episodi finiti male in cui la mia curiosità ha nuociuto a qualche animale. Una di queste volte trovai una stella di mare che per me bambino era assimilabile ad una conchiglia, un trofeo da conservare in cameretta. Peccato che prima cominciò a scolorire e macchiare tutto d’arancio, poi cominciò a puzzare, così scoprì che era morta e che quindi non era come una conchiglia.

Ogni anno, sempre meno a dire il vero, è possibile vedere tanti granchietti tra gli scogli delle spiagge, e altrettanti bambini intenti a catturarli con retini e secchiello. Nel secchiello finiscono anche paguri, pesci incastrati tra le pozze d’acqua, e ogni piccolo abitante del mare che ha la sfortuna di finire tra le mani di giovanissimi torturatori. Anche i ricci, le patelle e i polpi trovano morte tra le mani di più o meno improvvisati pescatori della domenica, ma questa è un’altra storia di cui si potrebbe discutere, ma non voglio uscire fuori tema. Qui il tema è l’educazione dei bimbi al rispetto della natura, all’osservazione senza lasciare impronte, al rispetto della vita che non è mai un gioco e non lo può essere. I tentativi di cattura di un granchio tra gli scogli a mani nude o col retino possono portare all’amputazione di una zampetta. La cattura di ogni creatura marina significa la mancata possibilità di osservarla per un altro bambino. Questa va insegnato. Ditelo ai vostri bimbi, ditelo ai vostri amici genitori.

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