Potere alle donne #3

Di Dora Pistillo

Un cuore puro. Che rende possibile qualcosa che ai più non è accessibile. A questo si può tendere. A questo si può guardare come ambizione personale.
Che i nostri siano tempi dominati dalla cecità, malgrado la sollecitazione continua della vista, è cosa nota. C’è bisogno di ricordare, come fosse cosa di un altro mondo, il fatto che siano esistite – sempre – donne che (per un motivo o l’altro) son passate alla storia. Ci son donne come Christine de Pizan, ad esempio, nate con la fortuna di un padre che credeva nella sua intelligenza e che, malgrado lei lamentasse di non aver ricevuto un’istruzione perfetta, aveva più conoscenze di quanto molte nobili del loro periodo avessero. Christine soffre una vedovanza precoce dopo un matrimonio felice, deve affrontare i pregiudizi verso una giovane vedova che non voleva risposarsi, deve mantenere la madre anziana e la prole, perde un figlio, perde favore in un ambiente in cui è cresciuta ed è lasciata senza sicurezza economica dagli uomini che dovevano esser suoi custodi.
Non resta che rimboccarsi le maniche, letteralmente, e darsi da fare con le risorse a disposizione. “Animo ragazza!” – Si sarà detta – “imbraccia l’arma che hai a disposizione e fai il tuo dovere, per te e per le altre donne.”

Così nasce “La città delle donne”, uno studio importante di copiatura di libri e di pubblicazioni proprie spesso dirette, con audacia, ai Sovrani francesi. E se Carlo V morì lasciando un erede presto vinto da disturbi che ne compromettevano la capacità di governo, Elisabetta di Baviera, giovanissima sposa tedesca e regina consorte (di cui Carlo VI si innamorò a prima vista) ebbe necessità di tenere ferme in mano le redini di un regno non certo semplice da gestire, nel mezzo di una guerra durata più di cent’anni. E l’ultima opera vergata da Christine de Pizan è dedicata ad una Pulzella, una giovane che fa della purezza e della verginità il suo vessillo, che osa andare spedita dal sovrano a chiedere di partecipare alle battaglie. Giovanna D’Arco troverà ascolto, rispetto, ammirazione e sostegno tra gli uomini di cui sarà alla guida e del Capitano che farà il possibile per riabilitarne il nome dopo un processo farsa in cui in venne in realtá messo in discussione il fatto che una giovane donna abbia indossato abiti maschili.
Certo, un conto è avere un cuore ardente, un conto è ardere viva a 19 anni; tra l’altro, pare che il cuore di Giovanna proprio non ne volesse sapere d’incenerirsi. D’altra parte non è che si scelga d’esser grandi. Si può scegliere di fidarsi ed affidarsi alla grandezza.

Giovanna è patrona della Francia, della telegrafia e della radiofonia.
Di questi tempi, c’è una gran nostalgia di cuori puri, così come di gioia di vivere, di compassione (per gli umili, per gli avversari, per chi ostacola il nostro cammino), di senso della giustiza e di una giusta frugalità. C’è nostalgia e desiderio di cuori ardenti, di giovani audaci e diretti ad un obbiettivo più alto. Quanti sono disposti a “mettersi in ascolto” della voce, della trasmissione, quanti sono disponibili a sintonizzarsi alla messa in onda che vuole trovare realizzazione attraverso il nostro agire?
E se la celebre struttura progettata da Eiffel fosse una torre radiofonica?

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