Ma perché Sanremo è Sanremo?

Storico spot del Festival della Canzone Italiana, “perché Sanremo è Sanremo” non è una domanda ma una tautologia. È come dire che il fascino di Sanremo (del festival di Sanremo) è intrinseco nel proprio essere il Festival di Sanremo! Ma cosa ha portato Sanremo ad essere Sanremo? Ripercorriamo un po’ di fatti. 

Il Festival della Canzone Italiana, come si legge sul sito di raicultura.it, nacque nel 1951 quando, dal Salone delle feste del Casinò Municipale di Sanremo, Nunzio Filogamo presentò i 3 cantanti che interpretarono le 20 canzoni in gara, tra i tavolini del vecchio café chantant ai quali sedevano gli spettatori, cenando. L’evento fu organizzato dall’allora direttore delle manifestazioni e delle pubbliche relazioni del Casinò di Sanremo, il Signor Amato, e dal conduttore radiofonico Giulio Razzi, grazie alla Rai che lo trasmise in radio, a quei tempi infatti non c’era la televisione. Fu un evento che passò in sordina, con un pubblico scarso e che non riuscì a suscitare interesse nella stampa. L’anno dopo, invece, si ebbe il boom: tantissimi artisti inviarono le proprie proposte e fecero in modo che il Festival diventasse un’importante palcoscenico per la cultura musicale popolare dell’epoca. 

La svolta, ovviamente, si ebbe con la televisione: la prima diretta del Festival avvenne nel 1995. La stampa si interessó sempre di piú al fenomeno e cominciarono a nascere i primi tormentoni e a farsi conoscere grandi artisti del calibro di Claudio Villa e Domenico Modugno. Proprio quest’ultimo fu l’artefice del riconoscimento internazionale della canzone italiana, vincendo nel 1958 il Festival con “Nel blu dipinto di blu” o “volare” come è più celebre! 

Possiamo dire che la storia del Festival, delle sue canzoni, dei suoi polveroni mediatici, dei suoi scoop e soprattutto dei suoi scandali è lo specchio della cultura popolare italiana e della società. Si pensi alle prime edizioni e a Nilla Pizzi che cantava “Grazie dei fior” e “Vola colomba” in segno di un’Italia che stava tentando di rialzarsi nel dopoguerra. Qualche anno più avanti Iva Zanicchi e Gigliola Cinguetti (con “Zingara” e “Non ho l’etá”) iniziavano a parlare di un’Italia che iniziava un po’ a godersi la vita, specchio di una ripresa economica e di una rivoluzione nei costumi. La rivoluzione fu anche e soprattutto musicale, si pensi ai “24mila baci” di Adriano Celentano nel 1961. Con lui arriva il rock’n’roll nelle case degli italiani e si mette in luce una categoria sociale non del tutto considerata all’epoca: i giovani, coi loro gusti e con le loro lotte. In quegli anni al festival parteciparono i cosiddetti “urlatori”: una nuova generazione che rivendicava una nuova musica e nuove regole. Il ’61 infatti fu anche l’anno di Mina con “Mille Bolle Blu” e si fece conoscere, assieme a Celentano, Little Tony, un ragazzo col ciuffo cotonato alla Elvis e di origini umbre. 

Il boom italiano giunto ormai agli sgoccioli lo racconta Celentano alla fine degli anni  ’60 con “Chi non lavora non fa l’amore”. Tragica in quegli anni la storia di Luigi Tenco che, eliminato dal Festival con la canzone “Ciao amore ciao”, si suicida nella sua camera d’albergo. Gli anni ’70 furono per il Festival della Canzone Italiana anni pesanti, dopo la Strage di Piazza Fontana iniziarono gli anni di piombo e Sanremo passó in secondo piano nella considerazione dell’opinione pubblica. Fu verso la fine del decennio che il Festival cambió un po’ la sua formula: nel ’77 venne spostato di sede, nel Teatro Ariston, e l’anno successivo iniziò ad aprirsi ad artisti internazionali, Il 1978 fu anche l’anno di “Gianna” di Rino Gaetano e di “Un’emozione da poco” di Anna Oxa che introducevano la tematica – e la parola nel testo nel caso di Gaetano – del sesso. Da li a poco avrebbero poi calcato il palco i Queen, i Kiss, i Duran Duran, David Bowie, i R.E.M., i Placebo ecc.

Del resto l’Italia degli anni ’80 si stava abituando ai varietà, alle trasmissioni commerciali, alle vallette e, soprattutto, a Pippo Baudo, presente ben 13 volte alla conduzione del Festival! Secondo classificato per numero di Festival condotti, Mike Bongiorno, con ben 11 Festival. Nell’84 si introdusse anche la categoria delle “Nuove Proposte” e dall’ 82 esiste un premio della stampa, detto “Premio della critica” (dedicato a Mia Martini dal 1996). Sono gli anni di “Vita spericolata” di Vasco Rossi e di “Donne” di Zucchero che riflettono anch’essi uno spaccato degli anni ’80 in Italia. A partire da quegli anni, dunque, il Festival si fonde con l’idea che si ha della “televisione” ed entra in simbiosi con essa. 

Gli anni ’90 e 2000 ci avvicinano a quello che è il Festival Oggi. Del resto in quest’ultima edizione ci sono artisti che hanno fatto parte della Storia del Festival di quegli anni: vedi Anna Oxa e Giorgia. Poi fanno ancora oggi parlare di loro i Jalisse che vinsero l’edizione del ’97 con “Fiumi di parole” e che da allora sono sempre estati esclusi dal Festival nonostante si ripresentino ogni anno. Chiude il millennio Anna Oxa che lancia la moda del tanga in vista coi pantaloni a vita bassissima. Nel nuovo millennio, con la crisi discografica, Sanremo diventa una passerella di lancio per carriere un po’ dimenticate e per nuovi artisti che vogliono farsi conoscere. Da questo momento in poi i talent show operano un ruolo importante nella presenza musicale e influenzano un po’ le scelte artistiche del Festival. In questi anni si hanno alti e bassi, con conduzioni brillanti, come quella di Bonolis, o ritorni di fiamma, come per Pippo Baudo. Le canzoni piú belle di quegli anni, tra una farfallina sull’inguine di Belén Rodriguez e l’orchestra che protesta, sono quelle di Elisa, “Luce (tramonti a nord-est)”, di Giorgia, “Di sole e d’azzurro”, dei Negramaro, “Mentre tutto scorre”, di Bersani, “Replay”, eccetera…

Durante gli anni il Festival ha avuto molti protagonisti, diversi scandali, momenti salienti ed alcuni imbarazzanti… Se dovessimo elencare i momenti clou delle varie edizioni del festival ci vorrebbero pagine intere. Ne lascio alcuni che sono stati indimenticabili: 


– Nel ’66 il finto svenimento in diretta della co-conduttrice di Mike Bongiorno, Carla Maria Puccini;
– Nel 1980 la limonata durata ben 30 secondi tra Roberto Benigni e l’attrice Olimpia Carrisi scandalizzò il pubblico;
– Nell’86 Loredana Berté si esibisce con una tuta in latex mostrando il pancione in segno di protesta;
– L’anno dopo a Patsy Kensit, ospite internazionale, cadde una spallina del vestito lasciando intravedere il seno, le riviste di gossip ne parlarono per giorni;
– Nell’89 l’imbarazzante conduzione dei cosiddetti “figli d’arte” perché figli di personaggi famosi (come Gianmarco Tognazzi e Rosita Celentano), che fece scalpore per i ripetuti errori sul palco;
– Nel ’92 il cosiddetto “Cavallo Pazzo”, aka Mario Appignani, invade il palco e dichiara che la kermesse è truccata; 
– Nel ’95 Pino Pagano, disoccupato bolognese, minaccia di buttarsi dalla balconata dell’Ariston ma Pippo Baudo lo convince a scendere e viene osannato come eroe. Qualche anno dopo, Pagano stesso ha ammesso la finzione;
– Nel 2007 la caduta sul palco di Michelle Hunziker, prontamente soccorsa da Pippo Baudo;
– Nel 2010 per la prima volta l’orchestra protesta lanciando in aria gli spartiti per il risultato della classifica (Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici si aggiudicano il secondo posto con “Italia amore mio”);
– Nel 2012 il già citato tatuaggio di Belén Rodriguez all’inguine, che destò scalpore e fu argomento di dibattito;
– Nel 2020 la lite tra Bugo e Morgan sul palco durante l’esibizione. 

Quindi  perché Sanremo è Sanremo? Per gli annunci, gli slogan, le proteste clamorose, i grandi ospiti, i vip, il gossip: tutto contribuisce a creare l’atmosfera di un Festival che è unica e, fino ad ora, inimitabile!

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