Ai nonni, sempre pieni di pagine…

I nonni sono libri fantastici, pieni di storie e ricordi. Poi inevitabilmente quelle affascinanti pagine cominciano ad essere difficili da leggere, rimangono attaccate tra loro e riesci a leggerne sempre meno, sempre le stesse. È difficile sfogliare quei fogli riempiti di scritte poi diventati scarabocchi indecifrabili e ripetuti. Ti mancano quelle parole, quei racconti di altre epoche, e l’odore tiepido di quelle pagine fatto di spensierata infanzia e felici ricordi. Quei libri sono destinati a prendere polvere sullo scaffale alto della tua vita tra i libri di maggior valore, ma che leggi meno e tu sei lì ingabbiato nel tuo tran tran frenetico a cercare di tanto in tanto le tue origini, la tua base, cerchi calma sfogliandoli, ma non sono più gli stessi libri e prevale l’angoscia per la morte che avanza da quando si nasce e non sai quanto spago lascia, prevale la polvere negli occhi. Poi un giorno sali sulla scaletta e c’è uno spazio vuoto tra i libri. E cazzo quel vuoto è pieno e pesante, non puoi metterci più nulla lì. E certo i ricordi rimangono, è vero, ma dai contorni sempre più sbiaditi, sempre più artefatti. Ciò che hai letto da quei libri influenza ciò che sei e sarai, quello no, non va via con loro.

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